Capitolo 57 - Apparizioni

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Minuti. Ore. Nulla di più fluido. Niente di più cosciente.

L'orologio a parete scandiva quel tempo. Ignaro eppure spettatore diretto di quelle rivelazioni.

Riaccendere il cellulare dopo giorni, oggetto relegato nel punto più lontano della mente dopo l'aborto. Scoprire centinaia di telefonate ben ripartite tra Cameron e Nick.

Ora so.

Il primo probabilmente le chiedeva di tornare, forse scusandosi, forse piangendo, forse minacciando ma ormai lamento lontano di un bambino mai cresciuto. Il secondo, Nick, lo stesso copione con l'unica differenza di cercare di allontanare ancora più Faith da North Windfield. Una buona azione, decine di bugiarde. Troppo poco per perdonarlo.

Non di una virgola. I piani rimasero gli stessi ed anzi, se possibile, si colorarono di nuovo vigore. La mente sempre puntata ad Harry, la verità come unica bussola. Andare da lui per liberarlo da quel peso, per scoprire cosa poteva e non era stato.

« Justin, dimmi tutto ciò che sai sulla famiglia di Harry! » ordinò decisa Faith quando i parenti furono andati a dormire.

Ciò che scoprì la rinfrancò nonostante alcuni dettagli le continuavano a sfuggire e con essi Harry.

« Dopo la morte di sua madre, Harry, ha vissuto con i suoi zii. Dio so sa quanto ci hanno provato. Quando Harry si ritrovò da solo, quella coppia dichiarata clinicamente sterile, lo accolse come un dono dal cielo. Da ciò che so, prima di il scegliere North Windfield College, Harry era stato ammesso alla facoltà di economia di un college nello stato di New York ma prima di tutto ciò viveva ad Auburn, in Pennsylvania. »

« Quante cose non so su di lui... »

« È sempre stato un tipo piuttosto riservato anche con me... soprattutto sul suo passato. Forse proprio per questo motivo Cameron non ha avuto difficoltà a far passare per plausibile una menzogna del genere. »

Menzogne.

Tante, troppe se ne erano dette senza riflettere sulle conseguenze.

Uomini. Spesso nel mondo di Faith. Il padre, Cameron, Nick, anche Harry ma con Alyssa era stata una questione di necessità.

Come fidarsi?

Pensieri dai confini labili nel buio della propria camera. La mente che, come un compattatore, inglobava e smembrava le preoccupazioni ridisegnandole.

E quel ticchettio dei rami che il vento produceva urtandoli sul vetro. Un bussare alla coscienza che, esausta, si lasciava andare al sonno del corpo.

Una, due ore. Il riposo pesante privo di qualunque sogno. Solo una voce lontana accompagnava i pensieri.

Poi ancora quel picchiettio sui vetri. Un suono secco, quasi metallico.

Non erano più i rami.

La luce del giorno appena accennata quel tanto che bastava per notare Justin e Maya dormire abbracciati.

Il suono aumentato nel dormiveglia quando la coscienza oscilla tra reale ed onirico.

Il freddo del pavimento arrampicarsi dalla pianta del piede e lungo la colonna vertebrale mentre il bagno si avvicinava deambulando nella sua attenzione.

Attendere il dolore del ventre. Sorprendersi quando esso non arrivò.

Ancora un suono. Netto, freddo.

Non erano più i rami.

Se ne accorse. Troppo duro quel rumore, troppo debole quel vento.

Lo vide. Qualcosa urtò la finestra per poi ricadere verso il basso.

Un sasso.

Faith alzò a fatica la metà mobile della vetrata. La brezza gelida di fine dicembre la destò in parte. Il resto fece quella apparizione.

« Faith! » chiamò flebilmente una voce sul prato.

« Matthew? » 

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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