Capitolo 45 - Destino

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Qualsiasi altra parola. Qualsiasi altra frase.

"Come li hai avuti?"

Un'ammissione di colpevolezza.

Chiedersi il perché. Cercare possibili spiegazioni. Desiderare di trovarle senza bisogno delle parole.

In fondo, molto era già stato detto.

Il suo sguardo severo. Le sopracciglia chine verso il basso, lì dove la sua anima aveva rovistato. Occhi ancora più stretti nel tentativo di carpire cosa, in quella giornata, lo avesse tradito.

Paura, timore, vergogna. Faith, con terrore, le aspettava.

Già. Forse perché una parte di lei rifiutava di vederle nello sguardo nella persona amata, forse perché la speranza è sempre l'ultima a morire.

E difatti non un accenno di esse era riflesso in quelle iridi castane.

« Faith! Come le hai avute? » urlò quando la sua maschera crollò a terra.

E Faith comprese.

« È così importante? »

« Sì, lo è! »

« Non per me! Io voglio solo sapere perché! » chiese Faith imperturbabile a quelle grida.

Solo le prime gocce di pioggia. Solo esse ad infrangersi pesantemente a terra. Solo esse ad accompagnare i pensieri e le verità.

« Vuoi sapere perché? » chiese Cameron. « Che altra possibilità avrei avuto? Non prendermi in giro Faith! Vuoi la verità? La verità è che fin dal primo singolo istante, fin dal secondo in cui Harry è arrivato nella tua vita, ogni minuto da lì in poi è stata una perenne notte per me! Le tue insicurezze erano la prova che i tuoi sentimenti per me erano poco più di attrazione chimica! Lo vedevo nel modo in cui guardavi lui e non me, lo percepivo nelle parole che gli riservavi e nei i silenzi che per me erano spesi! Ho acconsentito ad essere una marionetta nelle tue mani, unica scelta che potevo avere era rimanere al tuo fianco! Il tuo amore per lui non potevo combatterlo! Quale altra possibilità avevo? Rispondimi Faith! Mi sono tolto la maschera che portavo! Io, non lui, io l'ho fatto e cosa ho ottenuto? Solo il tuo tradimento nella dispensa del North appena vi ho lasciato soli! »

« Come fai a saperlo? »

« Questo hai da dire? Solo questo? So molto più di quanto immagini! So che ti incontravi con Justin sul retro del diner! So che Nick ti ha baciata all'ospedale dove io, sì hai capito bene, io lo avevo spedito! Ma evidentemente il messaggio non gli era arrivato! »

« Sei stato tu... »

« Sì Faith! Sì! Sono stato sempre io! Come potevo rimanere immobile quando un tuo amico regala gioielli alla tua ragazza? »

« Quell'anello era per Maya! » obiettò inascoltata.

« Non me ne frega un cazzo! » sbraitò « Come potevo rimanere indifferente a Nick e ai suoi tentativi di portarti via da me? Tutti hanno avuto ciò che meritavano! Justin accusato, Nick all'ospedale e tu incinta! »

Non è stato un errore...

« Lo hai fatto di proposito? »

« Ho fatto tutto di proposito! Prima Harry, poi Justin ed infine Nick! Solo per dimostrarti che il vero amore era di fronte a te e lo è sempre stato! A volte bisogna forzare la mano al destino! Ora siamo una famiglia e su questo non puoi avere dubbi! »

Scuotere la testa, negare che quelle parole fossero state pronunciate. La speranza era infine morta.

« Faith ascolta... » rispose camminando verso di lei.

« Non ti avvicinare! Non dire più una parola! Tu sei malato! » urlò.

Inutile piangere. Inutile accasciarsi al suolo e sporcarsi di fango le ginocchia. Battere i pugni a terra non faceva altro che rovinare il vestito.

Ancora acqua. Fuori e dentro, quando alcuna ancora di salvezza viene lanciata.

Affogare nei propri perché. Arrendersi quando le lacrime penetrano la terra.

Mescolarle alla pioggia, diventare parte di qualcosa di più grande quando il proprio corpo, usato, si accascia sotto il peso del conseguenze.

Una vita dentro una vita. Cedere all'idea di essere soli, convincersi che in fondo sarebbe stato meglio così.

Mosca nella ragnatela.

E sprofondare in quel fango, ora visibile, ora reale.

Accorgersi che lo era stata tutta la sua vita. Quei mesi così pesanti e duri che avevano provato il suo corpo prima del suo spirito. Lo stress che si era accumulato nelle vene e sostituto il sangue, con la mente sempre tesa a rincorrere questo o quel pensiero. Mai un timeout o una pausa.

La vita, la sua, come montagne russe, costretta a correrle da sbarre che la costringevano in quel maledetto vagone. Ora sapeva chi le aveva forgiate, chi aveva distrutto il suo mondo e sostituito con uno fatto di cartapesta.

« Faith... » sussurrò misurato Cameron di fronte a quella reazione. « Io ti am... »

« Non dirlo! » scandì Faith con il tono più alto che avesse. « Non dire che mi ami! Il tuo non è amore! Il tuo non è neppure minimamente paragonabile all'amore! Il tuo è solo possesso! Come la tua macchina, questa casa, tutto nella tua vita è solo possesso e apparenza! »

« Ti prego! Non dire così! L'ho fatto per noi! »

« Lo hai fatto solo per te stesso, l'unica persona che ami per davvero! »

Il rombo di una macchina si avvicinò accompagnato da una scia di fango alzata dagli pneumatici.

« Oh mio Dio! Faith! Che diavolo è successo! » chiese l'amica inchiodando la macchina a pochi metri da lei.

« Portami via da qui! »

« Vieni! »

Un braccio attorno alla vita e nessuna attenzione a quella figura che, immobile, si stagliava sulla magione.

« Ti prego Faith! Pensa a nostro figlio! »

« Mio figlio non avrà mai un padre come te! » urlò salendo in macchina aiutata.

Le ruote affondarono un'ultima volta nel fango dei Raileigh prima di fare presa ed uscirne per sempre.

Singhiozzi, urla e pugni sul cruscotto. Maya la guardava spaventata per quanta forza una ragazza tanto minuta potesse imprime a quei colpi mai visti dalla povera Impala del settanta.

« Faith! » disse infine Maya accostando sul ciglio della strada quando i gemiti rimbombarono nell'abitacolo. « Faith! Calmati! Ti supplico! Mi fai spaventare così! »

Occhi lucidi decorati da un trucco rigato dalle lacrime si sollevarono da quel magro corpo, deperito fino alla sua anima.

« Maya... scusa se ti ho chiamata a Natale... »

« Non dirlo neppure per scherzo! Vuoi che ti porto a casa? »

Domanda banale. Un semplice "sì" per terminare quella giornata e relegarla nell'album delle peggiori.

Ma il destino non aveva ancora inferto il suo colpo finale.

Non se ne accorse subito. Colpa del pianto e degli occhi annebbiati dalle lacrime.

Una macchia sul vestito, si discostava dal colore del fango.

Una macchia sotto il corpo di Faith.

« Maya... portami dal dottore! »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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