Era sempre lei, sempre e solo Maya, il solo argano capace di risollevare Faith dalle profondità di quella montagna di cocci che era diventata la sua vita.
Cocci di vetro, dai bordi taglienti e dalle superfici arroventate che tanto male avevano fatto e tanto sangue continuavano a causare.
Con forza sovrumana scostò il mobile dalla porta quel tanto che bastava per permettere il passaggio dei trolley.
Un cenno per spingere Faith ad abbandonare quelle lenzuola ormai perdute e sollevarsi sulle sue incerte gambe.
Forza Faith! Sei cresciuta! Dimostrarlo a te stessa!
Il passo incerto di chi cammina tra le difficoltà, la tenacia di chi spera che le prossime siano meno dure delle precedenti.
« Lasciamo il mobile così Maya? »
« Non sarà certo la cosa più strana che abbiano mai visto! » disse indicando un uomo, sdraiato nella piscina vuota, con indosso solo parte inferiore di un costume da cavallo. « Chissà che fine ha fatto la testa! »
Il tragitto, solo fino alla macchina. Un calvario per l'addome di Faith. Il caldo del deserto acuiva i postumi spingendo Faith a sognare il clima temperato del Tennessee.
« Forza amica mia! Torni a casa! » la esortò Maya gettando nel bagagliaio le valige.
« Non vedo l'ora! »
Un'ultima sosta alla macchinetta delle merendine e la strada veniva nuovamente divorata dagli otto cilindri della vecchia Chevy.
Il cullante rollio. Il sincopato picchiettio della cintura di sicurezza posteriore battere sulla portiera. Tutte medicine a quella mancanza di sonno che Maya era stata colpevole di portare con sé.
Attimi fatti di sogni, apparizioni e ricordi di una persona che, lontana nel tempo, si stava avvicinando a gran velocità.
« Come ti senti? » chiese Maya due ore più tardi dalle parti di Albuquerque quando le palpebre chiuse smisero di regalare visioni. « Avevi bisogno di dormire eh? »
« Dove... »
« Manca ancora parecchio ma, secondo i miei calcoli, se a pranzo mangiamo un panino guidando per stasera saremo in Tennessee! A proposito di cibo, non hai fatto colazione! » disse con lo sguardo fisso sulla strada porgendole una delle merendine del motel.
« Grazie. Devo dire che ora mi sento bene per essere una che ha perso un figlio da pochi giorni! »
« Fatti coraggio! Il fatto di parlarne è già un gran passo in avanti! »
« Ti va se ne discutiamo un po'? »
« Sono qui per questo! » confermò Maya.
I minuti come aria sul parabrezza. Le ore come paesaggi che rapidi corrono verso il principio del viaggio. Guardarli sfuggire indietro assieme alle parole.
Quante se ne pronunciarono.
Soste ai diner sulla strada, liberare le gambe dal loro torpore ed andare in bagno. Queste le uniche parentesi in cui esse non fluirono per poi scorrere di nuovo più vigorose e rapide guardando il sole morire per la seconda volta in altri luoghi lontani.
Parlare di loro, di lei, di ciò che a casa la attendeva, di ciò che di sé aveva abbandonato. Sentire il suono ormai dimenticato delle proprie risate colpire le orecchie ed il cuore.
Ed il tempo trascorse.
Dicono sia soggettivo. Dicono sia un'invenzione dell'uomo per capire il sapore di una compagnia dalla velocità con la quale trascorre.
Per Faith quelle ore terminarono con il desiderio che non terminassero mai. Bastò una frase, l'ultima di quel viaggio.
« Ben tornata a casa, Faith! »
© G.
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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TWO | Prima Stesura
Novela Juvenil__ SEQUEL DI "ONE" __ Sono trascorse tre settimane. Faith è cambiata. Le sue priorità, la visione che aveva del mondo, della vita, del passato. Tutto cancellato. E se da un lato, quello del cuore, la direzione è tracciata, le ultime rivelazioni han...