Capitolo 65 - Contrasto

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Ne erano trascorse dieci nonostante l'orologio rotto della Chevy indicasse ancora le otto di mattina, o di sera.

Dieci ore osservando come il paesaggio accompagnava e influenzava i pensieri di Faith.

Ne ebbe la conferma entrando nello stato di New York, quando i primi fiocchi di neve della tempesta Bernice si sciolsero per la prima volta contro il rovente cofano nella macchina. Se ne accorse quando le sue paure si trasformarono in preoccupazione e poi in ansia, quando dovette aprire il finestrino e far entrare la tempesta per spegnere l'agitazione che le urlava di prendere la prima uscita e tornare indietro.

E se non mi stesse aspettando? E se fosse sparito perché non desidera rivedermi?

Logiche domande di un cuore allo sbando. Ma non c'era nulla di logico in quella situazione. Nessuno, nel pieno delle sue facoltà mentali, si sarebbe mai aggrappato ad una speranza non più spessa di un capello. Nessuno avrebbe saltato nel vuoto con il rischio di vedere il proprio cuore in frantumi contro l'ennesimo muro.

Nessuno... che non fosse innamorato.

Ma lei non lo avrebbe mai ammesso. E non perché non lo fosse. Cercava semplicemente di non pensarci. Difesa immunitaria, amor proprio, assicurazione contro le delusioni. Chiamatela come volete, non cambia il fatto che una menzogna rimane tale nonostante si racconti a se stessi.

Anche la vecchia Chevy era agitata. Lo si notava da come il motore non riuscisse a tenere costanti i giri dei pistoni e di come avvertisse Faith condensando il proprio calore, fumando e sbuffando contro il parabrezza.

Tutte avvisaglie che consigliavano Faith di tornare sui proprio passi.

Ma il cuore non segue le vie del mondo. Perché forse non è solo un muscolo. Perché forse è lui la vera mente più che la mente stessa. Perché è lui il fuoco che brucia ogni qualsivoglia difesa.

Buffalo appena transitata alla sua sinistra e la radio spenta da undici ore. I pensieri, le domande senza risposta, le speranze ultime a morire. Una colonna sonora assordante, interrotta unicamente per lanciare veloci occhiate al navigatore. Lo stesso che le consigliava di svoltare a destra.

L'interstatale lasciò, infatti, il passo ad un più stretta e meno trafficata strada di campagna. Non sapeva cosa aspettarsi: le uniche coordinate le erano state date da Justin prima di tornare a North Windfield. Secondo lui, il luogo più ovvio dove cercare Harry era Auburn, una piccola cittadina nello stato della Grande Mela. Lì aveva sempre vissuto con gli zii materni prima di trasferirsi in California per il college. Lì lo avrebbe cercato.

« Tra cinquanta metri svoltare a destra. Proseguire un chilometro fino a destinazione » avvertì la voce metallica del navigatore.

A quanto diceva la mappa, la casa della famiglia Sommers si trovava nella parte più settentrionale della città, la prima che Faith avrebbe attraversato.

Una zona decisamente residenziale, una di quelle zone noiose, separata dalla cittadina e che rimane distante dalle dinamiche caotiche seppur di una piccola entità come Auburn.

Northern Estates.

Questo era scritto su un cartello. Pochi metri più avanti capì di cosa si trattasse: un comprensorio fatto di case alte non più di due piani, ognuna con il proprio garage e viale che le collegava ad una strada a doppia corsia. Cercò di notare differenze tra le abitazioni ma, esclusi gli addobbi natalizi che alcuni conservavano ancora sulla facciata, ebbe l'impressione di vedere doppio. Muri di mattoni, e tetti neri, uno stretto patio in legno castano che seguiva un manto erboso mantenuto alla perfezione. Quando sbirciò oltre il cancello di ingresso, capì che avrebbe dovuto fermarsi.

« Desidera? » chiese la guardia facendo scorrere la finestra che lo proteggeva dal freddo.

« Cerco la famiglia Sommers. » chiese intimorita e domandandosi la necessità di una guardia in una zona tanto tranquilla.

« È la settima casa sulla destra. Non ingombri la strada parcheggiando. »

« Va bene! »

Il cancello scorrevole si aprì accompagnato da un fischio sincopato e Faith entrò al minimo della velocità.

Prima... seconda... terza...

L'ansia cresceva ad ogni numero, ma non poté fare a meno di chiedersi come avesse fatto Harry a crescere tanto originale in un luogo così amorfo.

Settima.

Parcheggiò la macchina stando attenta a non occupare la carreggiata e scese sorprendendosi di non aver fatto neppure una sosta fin dal pranzo.

Raggiunse la porta accompagnata dal tamburellare del cuore nelle orecchie. Fantasie e speranze di abbracciavano creando scenari plausibili ed improbabili. Ma solo una cosa le interessava: raccontargli la verità. Tutto ciò che sarebbe venuto in seguito sarebbe stato in aggiunta.

Con mano tremante suonò il campanello.

E se mi aprisse lui? E se, invece, non ci fosse nessuno?

La seconda ipotesi venne presto smentita.

© G.

Angolo dell'autore:
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