Capitolo 22 - Risveglio

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Tutto perfetto. Tutto come non si potrebbe desiderare altrimenti. Il sole che silenzioso allunga una sua carezza sulle lenzuola. Il respiro che lento si desta. Il leggero tocco di dita tra i capelli. Un bacio ad occhi chiusi quando ancora i sogni sono la nostra realtà. E quel labile confine superato, accorgendosi che i propri sogni di essere amata sono di gran lunga superati dalla vita vera.

Socchiudere gli occhi, incontrarne altri. Vicini. Lo spazio di un istante. L'infinito, lungo secondo nel quale Faith capì la differenza sostanziale tra solitudine ed amore.

Le labbra di Cameron ancora posate sulle sue. Un movimento di esse a risvegliare da quel tuffo nell'amore.

Il miglior risveglio che potesse mai chiedere.

« Amore... »

« Buongiorno bimba! »

« Perché mi baci mentre dormo? »

« Perché desidero farti sentire amata anche nei tuoi sogni. »

Cosa rispondere?

Nulla. Nessuna parola avrebbe retto il confronto con quei gesti sempre più frequenti.

Solo un altro bacio. Solo essi possono arrivare dove le parole hanno terminato la loro utilità.

« Grazie. » rispose Faith.

« Per cosa? »

« Per tutto. Per come sei e per il mondo che crei attorno a me. »

« Mi viene facile se sei tu a viverlo con me. »

Sdraiati. Stesi su quel letto che li sorreggeva ma, in fondo, li spronava ad affondare ancora più in quel sentimento fino al punto di non ritorno, ammesso non fosse già stato superato.

« Hai fame? » chiese Cameron.

« Da morire! »

« Non muoverti allora! »

Scoprendosi dalle coperte, si allontanò sparendo oltre la soglia della camera per farvi ritorno un istante più tardi.

Tra le mani un vassoio.

Doveva essere pesate a giudicare dalle vene visibili sugli avambracci e dai bicipiti contratti.

Sopra di esso pancake accompagnati da marmellate e cioccolato, una capiente tazza di cappuccino sulla cui superficie la schiuma era stata modellata in modo da disegnare un cuore. E poi fette biscottate, cornetti fumanti, ciambelle affogate nella glassa e uova strapazzate.

La prima volta per lei di una colazione a letto.

« Oh mio Dio! Hai fatto tutto tu? »

« Certo, solo per noi! »

« A che ora ti sei svegliato? »

« Verso le sei. Era un po' che avevo in mente qualcosa del genere. Spero ti piaccia! »

« Già lo sta facendo! »


Sensazioni ondivaghe. Un continuo sali e scendi tra amore e gratitudine, tra preoccupazione che sarebbe potuto finire e certezza che sarebbe durato in eterno.

Anche il cielo era dello stesso parere.

Il sole ora splendeva ed illuminava quel loro sempre crescente sentimento. La mancanza di nubi aveva portato un brusco calo termico, cosa che spinse Faith a barricarsi sotto strati e strati di lana.

I primi esami si avvicinavano ad ampie falcate. La sua mente, al contrario, rimaneva intorpidita in una gabbia di avvenimenti passati ed ogni qualvolta si imponeva un serio e coscienzioso pomeriggio di studio era Cameron a sostituirsi a quei pensieri e fagocitarli all'interno del desiderio.

Eppure qualcosa doveva pur fare.

Perché il passato continua a tormentarmi?

Sensazioni.

Come quando si esce da casa e si iniziano a tastare le tasche o rovistare nella borsa con il pressante dubbio di essersi dimenticati qualcosa.

Justin, Maya, Alissa, Savannah, Harry.

Eppure erano tutti saldamente lì, trincerati nelle loro azioni passate e, per questo, immutabili.

Rivangare i trascorsi, analizzare quella vita tanto vicina quanto lontana, era diventato un mantra costante in assenza di Cameron.

Ma quel segreto continuava a sfuggirle.

Sguardi, parole. Leggere tra le righe, dicono.

Ma quelle righe erano strette tra loro da mesi di dubbi confusionari che avevano avuto la colpa di ottenebrare la sua mente.

Forse solo il lavoro riusciva a distoglierla da quell'incessante e faticoso peregrinare di pensieri sostituendoli con degli altri.

« Ehi Faith! » chiamò Tuck. « Hai per caso visto il tuo collega? »

« Nick? Non oggi. Perché? »

« Gli avevo chiesto di passare ieri ma non si è presentato ed oggi è in ritardo! »

« Mi dispiace! Non so cosa dirti. »

Eppure lo avrebbe saputo.

Possibile che quel bacio rifiutato lo avesse spinto ad allontanarsi?

Ma in fondo ciò che Nick faceva della sua vita non era affare di Faith, una Faith ancora troppo risentita da quel gesto.

« Faith! » fece una voce familiare.

« Justin! »

Era sulla soglia della porta. Tra le mani un pacchetto.

Occhi rossi di pianto la chiamarono.

« Ti dispiace uscire un attimo? Dovrei parlarti. »

© G.

Angolo
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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