Capitolo 26 - Miraggi

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Ed io che pensavo di non metterci più piede...

La colpì come un pugno al viso. La fece barcollare tra i ricordi e crollare sotto il costante biasimo del suo "io".

Non solo gli oggetti. Anche gli odori vestivano il ruolo di emissari, quasi mai di positiva memoria. Sofferenza e disinfettante, come se il secondo potesse lavare via il primo. Ed eccolo di nuovo lì, a tormentarla ed accarezzarla. Il suo odore. Nascosto dietro tanto dolore, solo lei poteva percepirlo. Forse solo nella sua testa ma incredibilmente tangibile.

Harry era ovunque. Nel profumo delle merendine nelle macchinette, nei camici appena lavati appesi accanto alle porte, in tutti quegli odori che la portavano lontana dal freddo neon di quelle luci.

« Buonasera! » salutò Faith la signorina addetta al banco accettazione. Castana, capelli a caschetto, ovale del viso gentile e grandi occhi azzurri magnificati dalle lenti delle eleganti occhiali.

« Salve! Come posso aiutarla? »

« Sto cercando una persona. Il suo nome è Nick... »

Merda! Non so quale sia il suo cognome.

« Nick... e poi? » incalzò la signorina scrutandola oltre la montatura degli occhiali.

« In realtà non so il suo cogn... Harry?»

Uno sguardo. Un'istante fotografato dalla mente. Occhi smeraldo scomparsi oltre il corridoio.

Era lui. Lo avrebbe riconosciuto tra una moltitudine di gemelli. Non poteva sbagliarsi.

« Grazie lo troverò da sola! » esclamò correndo verso quell'angolo distante dieci metri.

È lui! È tornato!

Evitò una lettiga parcheggiata nel corridoio. Due infermieri le urlarono di non correre.

Devo correre.

Raggiunse la prima svolta.

Jeans usurati. Braccialetti di pelle ai polsi. Doveva essere lui.

« Harry! »

Scomparì a sinistra, imboccando un secondo corridoio. Era veloce.

Le prime gocce di sudore le si addensarono al di sotto dei lobi. Le percepiva correre lungo il collo e raffreddarsi lungo la corsa. Inibivano i suoi pensieri ma uno sopra tutti resisteva.

Corri Faith! Corri!

Raggiunse anche la seconda svolta.

Maglietta nera. "AC/DC" scritto a lettere cubitali.

Giusto il tempo di vederlo entrare in una stanza. Da lì non sarebbe potuto scappare.

Anche Faith rallentò il passo. La corsa si tramutò in passo svelto poi in camminata lenta. Giusto il tempo di pensare. Giusto qualche secondo per ponderare le parole più giuste da dire.

Faith! Cosa aspetti?

Affrettò il passo prima di raggiungere quella porta, quella soglia appena varcata.

*Stanza quarantacinque... la stessa...

Aprì.

« Ehi ragazzina! »

« Nick? »

« Perché quella faccia sorpresa? Non cercavi me? »

Non è possibile!

Scosse la testa. Lo sguardo rimbalzò dalla finestra al bagno.

Doveva essere lì.

Con un balzo raggiunse la porta del bagno. La spalancò facendola urtare contro il muro.

Accese la luce inondando di essa uno stanzino poco più grande del suo bagno di casa ma rivestito di bianche mattonelle.

Un silenzio innaturale la colse impreparata. Lei che si era immaginata urla di gioia e caldi abbracci. Lei che non era più certa di sé stessa e degli scherzi che il cuore ci può tirare.

Sprofondare nella vergogna diventò la scelta più giusta quando, spostando la tenda della doccia, la scoprì desolatamente vuota.

« Faith! Io sono qui! » esclamò spiazzato Nick.

« È entrato qualcuno? »

« A parte te? No! È da stamattina, da quando le infermiere mi hanno portato la colazione, che me ne sto qui solo a vedere la TV. Perché? » disse spegnendola.

« Nulla. Pensavo di aver visto qualcuno. » rispose sconsolata.

« Comunque io sto bene. Grazie! »

« Hai ragione Nick! Scusa! » disse raccogliendosi i capelli in una coda per rinfrescarsi dalla corsa. « Ma cosa ti è successo! »

« È permesso? » chiese una voce maschile alle loro spalle.

« Rettore prego! » esclamò Nick. « Lei è Faith De Nisio! »

« E così tu saresti la famosa Faith! Cameron mi ha parlato tanto bene di te! »

« La ringrazio! »

Entrambi sapevano a chi si stava parlando. Quel signore grassoccio e tarchiato, con la barba folta e degli spessi occhiali squadrati, avvolto in un completo di tweed era Frank Rimmed, rettore della NWC e grande amico dei Raleigh. Egli invece conosceva Faith più di fama che dai racconti di Cameron.

« Sono venuto a parlare con lei signor Bolton! »

Quindi è questo il suo cognome.

« Mi dica. »

« È davvero convinto di non voler ritirare la denuncia fatta nei confronti del signor Justin Brent? »

« Convintissimo! »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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