Capitolo 25 - Corsa

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Aveva ragione.

Un semplice dono, un misero oggetto non avrebbe mai scatenato quelle emozioni. Ricopriva un valore fondamentale, un ricordo perso e ritrovato.

Oggetti e passato. Incredibile quanto possano essere legati.

Le lacrime lo bagnarono rendendo le pietre ancora più brillanti. La sottile montatura in oro splendeva alla luce incandescente del lampadario.

« Maya! Non ti chiederà di sposarlo? »

Maya non rispose. I suoni inglobati in un fiume di pensieri. La vista oscurata dallo splendore di quel gioiello.

« Vuoi un po' d'acqua? »

Maya annuì, forse involontariamente.

Faith si allontano verso l'angolo cottura. Tornando la ritrovò esattamente nella medesima posizione. Gli occhi persi, incapaci di battere le palpebre per timore di veder svanire quell'anello dalle sue mani.

« Tieni! » la esortò Faith ad uscire da quello stato porgendole il bicchiere.

Ne bevve un sorso prima di cominciare a scuotere incredula la testa.

« Come ha fatto? » chiese.

« A fare cosa? »

« Faith... questo non è il mio anello di fidanzamento. »

« Che vuoi dire? »

« Questo è l'anello che mio padre ha donato a mia madre prima di sposarla! »

« Cosa? »

Maya frugò all'interno del sacchetto in carta che conteneva il regalo. Ne estrasse una lettera.

« "Cara Maya, avrei preferito consegnartelo in circostanze differenti. Vorrà dire che ricoprirà un diverso significato. Quand'era? Due mesi fa? Mi raccontasti di quell'anello, degli sforzi e dei risparmi che tuo padre fece per potersi permettere ciò che non poteva. Del suo desiderio di vestire la donna che amava con il meglio che potesse trovare. Mi raccontasti anche del suo dolore, dei suoi sciocchi dubbi sul ruolo che quest'anello ricoprì nella morte di tua madre.

Tre giorni fa sono andato nella biblioteca civica di North Windfield. Lì sono collezionati in digitale tutti i giornali della zona. Non è stato facile, devo ammetterlo, ma alla fine ce l'ho fatta. Nella seconda pagina del Santa Rosa Observer del quindici gennaio di due anni dopo l'incidente di tua madre, poche righe raccontavano di un pescatore della zona che nella sua rete aveva trovato un anello. Un anello in oro bianco e diamante contornato da smeraldi. Lo stesso anello che mi hai mostrato al dito di tua madre nelle foto in soggiorno.

Non è stato semplice neppure trovare il suo indirizzo: il pescatore è deceduto da anni ed i figli hanno cambiato casa. Ma pensi questo mi abbia fermato? Per farla breve, ho seguito il suggerimento dei vicini ed alla fine li ho trovati.

Volevano una prova, un riscontro che fossi effettivamente io a fare le veci del proprietario. Ho raccontato loro la storia dei tuoi genitori ma è stato quando ho pronunciato il nome di tuo padre che si sono convinti. Lo stesso nome che è ancora inciso all'interno della montatura.

Tutto questo, amore mio, solo per ricordarti che le persone che davvero tengono a te troveranno sempre il modo di riabbracciarti e nessuna ragione al mondo ci impedirà di ritrovarci al tuo fianco.

Perdonami Maya. Perdonami, se puoi, anche se io non l'ho ancora fatto con me stesso.

Ti amo.

Justin." »

Maya si alzò lasciando la lettera sul tavolo. Infilandosi l'anello in tasca, indossò il cappotto.

Si voltò raggiunta la porta d'ingresso.

« Faith... »

« Cosa fai ancora qui? Corri! »


Come si capisce? Qual'è la prova di una vera amicizia?

Non è sentirsi al telefono ogni giorno. Non è vedersi almeno una volta a settimana.

La vera prova si ha quando le gioie di una persona sono le soddisfazioni dell'altra, oltre qualsiasi gelosia e competizione.

Perché in fondo le tre "A" - amicizia, affetto, amore – sono legate dai medesimi valori e dalle medesime capacità travalicando ogni personalismo.

Questa è la verità.

Fu con questo stato d'animo che si recò felice a lavoro quello stesso pomeriggio.

Era una giornata tersa, una di quelle giornate con il cielo sgombro da nubi ed i primi freddi a rammentarci di fare il cambio di stagione nell'armadio.

Faith lo avrebbe fatto. Avrebbe compiuto anche quel cambiamento dopo i molti passati.

Un vento teso soffiava da nord. Una rigida tramontana che si incanalava tra i viali alberati, ma non più in fiore, del NWC.

Sul viale John Hancock uno studente faceva un po' di jogging, sbuffando vapore che si condensava rapido oltre le sue labbra. Altri ragazzi si affrettavano ad entrare nei dormitori sorpresi dalle rigide temperature in maglietta a maniche corte.

Erano già circa cinque giorni che le prime cioccolate calde e zuppe fumanti venivano scelte al North dopo aver finalmente convinto Tuck ad esporle nel menu. I panini venivano rapidamente snobbati per le fette di torta con il caramello sopra esattamente come i primi cappotti iniziavano a popolare l'appendi abiti poco oltre la soglia del diner.

Lo stesso dove Faith posò il suo piumino.

« Buongiorno Tuck! »

« Faith! Non ti spogliare! Ho una commissione da farti fare! »

« V... va bene! Ma il turno? »

« Questo è più importante! Devi correre da Nick! »

« Dove? »

« All'ospedale di Santa Rosa! »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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