Capitolo 42 - Magione Raileigh

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« Siamo arrivati! »

Due sole parole, uno sguardo e la vita si fece ancora più complicata.

Abbandonarono la Shoreline dieci chilometri a nord di Santa Rosa, lì dove un immenso cancello in ferro battuto difeso da due leoni in marmo era l'ingresso della tenuta.

Un cenno alla guardia nel gabbiotto adiacente l'entrata ed essa si aprì.

« Avete un sorvegliante? »

« Chi? Tom? Lui è guardiano, giardiniere, idraulico, carpentiere ed anche padre quando da piccolo mi ritrovavo a giocare da solo. Lui mi ha insegnato a lanciare una palla da baseball ed andare in bicicletta nonostante non fosse il suo compito quando mio padre, quello vero, era troppo impegnato per fare il suo dovere. »

E a volte il silenzio è la scelta migliore per rispondere a tanto dolore. Così scelse Faith.

Una foresta di abeti e pini li accolse, una ricca macchia costiera lunga cinque minuti di macchina ad andatura sostenuta.

« Questo è tuo? » chiese incredula Faith.

« No! Dei miei genitori che non perdono occasione di ricordarmelo. »

Il sole, o quel poco che riusciva ad oltrepassare il folto tetto di flora, disegnava i propri raggi usando l'umidità e la polvere sollevata dallo sterrato illuminando scoiattoli, lepri e daini che si alternavano alla vista nascondendosi terrorizzati al passaggio della macchina.

Ma forse l'abitudine spegne il fascino a giudicare la noncuranza con la quale Cameron guardava fisso la strada investendo le più ampie foglie di felce che invadevano la strada.

« Faith... benvenuta alla magione Raileigh! »

Imponente e maestosa. Sinonimi che non riuscivano tuttavia ad esprimere lo stupore di Faith. Continuare a fissarla da lontano non era d'aiuto: nonostante la distanza, il suo sguardo non riusciva comunque a contemplarla nel suo complesso.

Una reggia che faceva della sua estensione orizzontale il suo punto di forza coprendo l'orizzonte.

Una lunga, infinita doppia fila di finestre guidavano l'occhio sino alla loggia di colonne in stile neo classico semicircolare che preannunciava la porta d'ingresso. La facciata della dimora era decorata con grottesche policrome in stile pompeiano che arricchivano il perimetro delle finestre e gli intervalli tra esse non risultando tuttavia eccessiva poiché il colore chiaro della muratura era predominante.

Alle spalle della struttura l'oceano si estendeva oltre l'orizzonte separato dall'abitazione da un'alta scogliera a strapiombo.

« È... è... »

« L'inferno Faith! » la anticipò malinconicamente Cameron. « Non ti far trarre in inganno: una prigione dorata rimane pur sempre una prigione. »

Il bagliore acceca e nasconde amare verità.

Il SUV si fermò costeggiando l'ampia aiuola circolare che accoglieva i visitatori.

Neppure il tempo di scendere dalla macchina che una giovane domestica si affrettò ad aprire la portiera della macchina a Faith.

« Ben tornato signore! Fatto buon viaggio? »

« Non ti formalizzare Lara! Non sono mio padre! » le consigliò amichevolmente Cameron. « Per rispondere alla tua domanda: no, nessun buon viaggio! Ma la colpa è della destinazione! Faith... posso presentarti Lara? »

« Molto piacere! » rispose sorridente stringendo la mano a quella giovane ragazza.

Avrà avuto più o meno l'età di Cameron, vent'anni, capelli castani lisci modellati in un sobrio caschetto, occhi del medesimo nocciola chiaro ed un sorriso affettuoso che trasmetteva tutto tranne rimpianto per il suo posto di lavoro. Giovane e rilassata tanto da far ricredere per un attimo Faith sull'atmosfera respirata in quella casa.

« Prego! Da questa parte! I tuoi genitori vi stanno aspettando! »

« Che bello... » le rispose ironico Cameron.

Fu con queste parole che Faith varcò quella soglia. Una porta aperta sul cambiamento.

Oh mio Dio!

Se l'esterno era ostentatamente impressionante, l'interno non era certo da meno. Il marmo bianco la faceva da padrone arrampicandosi sui muri, invadendo il pavimento con le sue venature color miele e costruendo una magnifica e ciclopica scalinata che, per lunghezza, creava essa stessa un effetto prospettico che rompeva i confini delle mura.

Un imperioso lampadario di cristallo calava dal soffitto, rifrangendo la luce e guidando lo sguardo verso gli affreschi che coloravano quella reggia che non avrebbe sfigurato in una città d'arte europea.

Ai lati dell'ingresso, il marmo cedeva il passo ad un più caldo e vivo parquet dai riflessi rubini che si ammirava nella sala da pranzo, dove il freddo veniva mitigato da un camino che poteva contenere un'utilitaria, e nel salotto in cui un bancone circolare nell'angolo più lontano faceva bella mostra di sé esibendo due lunghe file di alcolici da servire agli eventuali ospiti seduti sui tre spaziosi divani al centro della sala.

Non credevo fossero così ricchi!

« Non ti lasciar impressionare! » esordì una voce in cima alle scale. « Questa casa è più opulenta dei suoi proprietari! »

Un signore di mezza età, dai capelli leggermente brizzolati e dall'andatura spedita scese dal piano superiore.

« Faith... lui è mio padre! »

« È un piacere conoscerla signore! » rispose Faith porgendogli prontamente la mano.

Era sorridente. Un sorriso perfetto e bianchissimo ereditato da Cameron. Anche gli occhi, vispi e calorosi, sembravano non giudicare la persona che avevano di fronte ma, piuttosto, tentare di metterla a proprio agio. Il vestiario casual fece il resto permettendo a Faith di rilassarsi sull'aspetto della restante metà della famiglia.

« Ti prego, chiamami Richard! » consigliò il padre. « Così tu sei Faith! Complimenti figliolo, hai davvero buon gusto! »

« Grazie signor... volevo dire, Richard! » esclamò Faith imbarazzata.

« Siete arrivati finalmente! »

Una voce familiare esordì sbucando dal soggiorno.

Un'istante per capire e pentirsi di essere in quel luogo.

Era lei, stranamente sorridente, sospettosamente affettuosa. Non concesse il tempo di prepararsi. Abbracciò il figlio poi fece lo stesso con Faith.

« Benvenuta Faith! Benvenuta nella nostra casa! » disse ancora avvinghiata all'esile fisico di Faith

« G... grazie dell'invito signora... »

« Era il minimo! Ma voglio che chiami anche me con il mio nome! Niente formalità a Natale! »

Cosa diavolo sta succedendo?

© G.

Angolo dell'autore:
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