Acqua. Come già era stato, come sarebbe ancora stato.
L'oceano. La pioggia. Le lacrime.
Emozioni liquide che correvano veloci bruciando le ultime speranze.
Sale. Nell'oceano, nelle gocce che le scavavano le gote, nell'arido cuore che le aveva provocate. Cristalli affilati che le ferivano gli occhi consigliandole di chiuderli.
Acqua e sale. Solubili come le aspettative vanificate, come i desideri disattesi.
Osservare finché resistere fosse possibile. Infine bagnare quella sabbia lontana.
Questo era stato.
Maledire e maledirsi. Tutto inutile. Come i pugni sull'innocente volante della Chevy, come quel viaggio che la vedeva sconfitta.
Guardare i tergicristalli oscillare quasi a denigrare quel tentativo, scuotersi a sottolineare il proprio biasimo.
Era finita.
Eppure Faith era conscia che sarebbe potuto accadere. Sapeva benissimo che il suo viaggio era di sola andata. Ma per qualche motivo aveva rifiutato l'idea.
Perché l'amore ci rende ciechi. Perché non vale la pena di soffrire tanto.
Colse la verità, almeno in parte.
Chiamò Maya. Due ore di conversazione con il cellulare che, in vivavoce, urlava di stare calma dal sedile del passeggero.
Ma Faith non volle calmarsi. Perché quella visione, la scena di quella ragazza che correva incontro ad Harry, che, placcandolo, lo abbracciava con le gambe all'altezza della vita, che lo tirava a terra, che nella sabbia si rotolavano stretti in un'unione che poco o niente aveva di platonico; quella, urlava, era la fine di tutto.
A nulla servirono le implorazioni dell'amica di tornare indietro e parlarci poiché nessuna differenza avrebbe fatto.
Fu così che si rimise in marcia, guidando verso sud, illusa di scappare da un uragano che non l'avrebbe mai più lasciata.
La rabbia la tenne sveglia, la disperazione le diede lo stimolo.
Tornare a casa, poi volo per North Windfield il prima possibile. Lì avrebbe ripreso la vita di sempre. Con una differenza.
Mai più innamorarsi così.
Alle quattro di notte Cece le aprì la porta ancor prima che lei bussasse.
« Sentivo che qualcosa non andava. » le disse prenotandole un biglietto aereo per San Francisco.
Acqua. Anche il giorno seguente.
L'aereo aveva faticato non poco a mantenere dritta la punta atterrando al San Francisco International Airport. Il vento di tramontana, che Faith conosceva fin troppo bene, spirava deciso nell'estremo tentativo di allontanarla da North Windfield.
Maya, causa assenza di James al pub, fu costretta a lasciare al pubblico trasporto il compito di riportare la sua amica a casa. Si scusò infinite volte e nulla la fece desistere nonostante le rassicurazioni di Faith.
Il pullman bianco della locale compagnia di trasporti fermò innumerevoli volte prima di oltrepassare il confine della contea di Sonoma.
La pioggia battente colpiva i graspi ora spogli ed i campi giacevano deserti ed immobili come quel cuore che tornava al punto di partenza.
Sola, il sedile accanto lasciato vuoto da una signora scesa a Santa Rosa. Ella aveva tentato invano di instaurare una conversazione ma Faith, disillusa, aveva risposto a monosillabi facendo desistere l'anziana dal proseguire oltre.
Avrebbe voluto semplicemente scomparire. Ma lei sapeva che non sarebbe stato possibile. Sapeva che avrebbe sofferto scendendo da sola dal pullman quando nessuno sarebbe stato lì ad attenderla.
Ma si sbagliava.
« North Windfield! » urlò l'autista fermandosi sulla Main.
Maya, nell'ennesimo slancio di generosità, l'aveva invitata a stare da lei, almeno finché non avesse trovato un altro affitto contenuto o un alloggio nel campus pregando e leccando i piedi al rettore.
Avrebbe rivisto la sua vecchia casa, la stessa che lei aveva contribuito a distruggere.
Una volta in strada, aprì l'ombrello osservando come, in trasparenza, le gocce corressero rapide sulla sua superficie.
Passi pesanti appesantiti dalla valigia.
"Uomo morto che cammina!" era solo la battuta di un film. Eppure il patibolo per Faith sembrava avvicinarsi sempre più. Lo incontrò di fronte alle macerie del civico venti di Park Avenue. Incontrò lui.
« È stata solo colpa tua! » urlò.
« Di cosa parli? Tu sei l'artefice di tutto questo! » disse Faith indicando la casa bruciata.
« Tu e la tua stupida ricerca dell'amore! Non potevi accontentarti di ciò che avevamo, vero? Hai dovuto inseguire un sogno e hai perso tutto! »
« Ho perso solo ciò che non meritava di essere vissuto! »
« Compreso nostro figlio! Non lo hai mai voluto! Non mi hai mai voluto! » sbraitò privo di controllo quando la pioggia si fece torrenziale.
« Sei stato tu... »
« Hai ucciso nostro figlio! Tu! L'hai ucciso! » disse estraendo un oggetto dalla tasca.
Brillava di lucentezza propria, freddo come acqua. Sgranare gli occhi e vedere la fine.
« C... Cameron? Cosa fai? A... abbassa quella pistola? »
« No Faith! Ci hai abbandonato e non meriti altro tempo! »
Il tremore della mano scuoteva l'acqua sulla canna metallica.
« Cameron, ricorda cosa c'è stato tra noi! »
« Solo menzogne! Tu hai ucciso una parte di me, ora io farò lo stesso con te! » urlò infine.
« No! »
Un suono assordante. Una nuvola di fumo condensarsi quando il bossolo venne espulso. Il tempo rallentò.
In sangue, infine, bagnò la terra.
Un corpo di fronte a lei. Giaceva. Inerte. Un urlo quando si accorse cosa era accaduto.
« Harry! »
© G.
Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!
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TWO | Prima Stesura
Novela Juvenil__ SEQUEL DI "ONE" __ Sono trascorse tre settimane. Faith è cambiata. Le sue priorità, la visione che aveva del mondo, della vita, del passato. Tutto cancellato. E se da un lato, quello del cuore, la direzione è tracciata, le ultime rivelazioni han...