Capitolo 48 - Partenza

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Un punto fermo.

Ecco cos'era stata. Una lettera, un segno indelebile della frattura, un tornante a senso unico.

Solo avanti.

Nonostante il dolore fisico non riuscisse a sopprimere quello morale, i dubbi del futuro erano meno spaventosi delle certezze del passato.

Vero: una parte di sé combatteva quella scelta. Era la parte più battagliera ed a tratti ostinata per la quale la ferita bruciava più del desiderio di una riconciliazione con Harry, più della voglia di scoprire quale futuro poteva esserci per loro.

Essa sarebbe voluta rimanere lì, misurarsi con quella persona che per lei era sinonimo di male assoluto, forse vendicarsi in un modo che neppure la mente di Cameron avrebbe mai cospirato e dimenticato.

Ma la violenza genera solo altra violenza.

Cadere in una spirale, in quella spirale che Cameron si era così attentamente prodigato a creare. Ammettere la sua vittoria ed essere costretta a rivedere i suoi occhi. Ritrovarsi con un cuore frantumato in pezzi ancora più piccoli, una vendetta che avrebbe lasciato solo il sapore amaro della sconfitta ed un pugno di mosche in mano a ricordarle del tempo perso.

Ne vale davvero la pena?

Vale la pena di scegliere l'odio ed il passato anziché l'amore ed il futuro? Per Faith la risposta era quanto mai ovvia e negativa.

North Windfield.

Sarebbe mai tornata? Forse.

Il college da lei sempre sognato, un'amica migliore di una sorella.

Eppure qualcosa mancava. Qualcosa che solo il viaggio poteva svelare.

La luce di mezzogiorno ovattata in una North Windfield dalle strade sonnolente in quel ventisei dicembre.

Guardare la porta di quella stanza chiusa mentre, seduta sul letto, il sole disegnava le ombre della veneziana sul pavimento. Rimanere ferme tanto a lungo da percepire il movimento dei raggi.

Poi un suono. La campanella al piano terra. Rumore di passi lenti e trascinati. Farsi rapidi nel corridoio. Fermarsi oltre quella porta.

Finalmente si aprì.

« Ce l'hai fatta! »

« Più o meno. » rispose Maya trafelata posando a terra i bagagli.

« In che senso? Mi pare ci sia tutto! Anche Miss. Woolson! Hai detto che può rimanere qui no? » urlò felice Faith scattando in piedi ed abbracciando la gatta nonostante il dolore.

« Certo! Non si tratta di questo. Ho fatto tutto: ho svuotato la tua stanza, vestiti e libri sono in quei trolley, il beauty è già in macchina e Miss. Woolson non ha avuto timore di entrare nella gabbietta! »

« E allora cosa? La lettera? »

« Ecco... mi avevi chiesto di lasciarla in soggiorno senza farmi vedere... senza incrociare Cameron... »

La mano destra stretta nella sinistra. Colore porpora sulle nocche.

« Maya... che cosa hai fatto? » chiese timorosa.

« So che non avrei dovuto! Era già tutto in macchina quando... »

« Quando? »

« Quando l'ho incontrato! Sì, Cameron è arrivato mentre stavo uscendo! Ha urlato che voleva parlarti, che vostro figlio è più importante di un semplice bisticcio, che dovevo confessare dove ti eri nascosta... si è avvicinato a me con fare minaccioso. »

« E cosa hai fatto? »

« Gli ho consegnato la lettera... » rispose sorridendo. « Dopo avergli dato un pugno in faccia! »

Lo sguardo complice che parlava più di ogni ringraziamento. Lo shock o il rammarico di non averlo fatto di persona. La felicità di avere un'amica che significava più di semplice amicizia.

Le risate riempirono l'aria.

« Però dobbiamo sbrigarci Faith. Non è tanto scemo da non capire dove sei! »

« Hai ragione! »

Un saluto a Miss. Woolson, il tempo di infilarsi le scarpe e la macchina era già carica.

Ma tutte le cose belle prima o poi hanno un termine.

Quello forse il momento più difficile di tutti.

« Maya... io ti prometto che questo non è un addio! » disse in piedi accanto al posto di guida.

« Non ne dubito! Tu sei pazza se pensi che ti permetta di guidare, da sola, fin dall'altra parte degli Stati Uniti nelle tue condizioni! Io vengo con te fino a Nashville. Paul si occuperà di tutto finché non sarò di ritorno! »

« Maya... »

Un nome strozzato in gola quando le lacrime a malapena riuscirono a rimanere confinate negli occhi.

« Sì, sì! Ci sarà tempo per i sentimentalismi! Ora monta in macchina e andiamo via! »

« Permettimi guidare almeno fino a Santa Rosa. Voglio sia io a mettere il punto finale. Voglio sia una mia scelta fino alla fine! »

« Te lo concedo! »

La Chevy ingranò la retromarcia ritrovandosi nuovamente sulla Main. Solo un istante di esitazione prima in inserire la prima e puntare verso il futuro.

« Faith! »

Un urlo. Una voce conosciuta. Una figura in corsa nello specchietto posteriore. Qualcuno appartenente al passato.

Addio.

Un colpo di gas. Bastò questo. Anche la Chevy era d'accordo.

Vederlo sparire oltre l'orizzonte e relegarlo nell'indifferenza dell'abbandono.

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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