Capitolo 38 - Strani incontri

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« Cosa cavolo significa? »

Cercare possibili spiegazioni era deleterio oltre che inutile. I pensieri portati a fondo da quelle poche parole. Un ancora che li trascinava nell'indistinta ombra delle peggiori possibilità.

Savannah! Torna ancora a perseguitarmi!

Era già accaduto. Così aveva detto. Così Faith aveva compreso prima di sprofondare nei suoi assordanti pensieri.

Lunghi, infiniti secondi nei quali lo sguardo di Cameron si perdeva nelle venature del parquet alla ricerca delle migliori parole da pronunciare.

« Aspetta Faith! Hai frainteso! »

« Cosa c'è da fraintendere? » urlò con quanto più fiato avesse in gola. « Tu hai un figlio e non mi hai detto nulla! »

Uno stormo di uccelli si librò in volo spaventato dai rami del platano in giardino.

« Ti prego Faith... calmati! Non hai capito! »

Ha un figlio... ha un figlio...

Cameron la accompagnò verso la camera da letto facendola accomodare sul letto.

Il respiro di Faith si fece faticoso quando immaginò la difficile ed obbligata convivenza con quella famiglia.

« Ora ti siedi e ti calmi Faith! Ascoltami! Io non ho alcun figlio! » sostenne Cameron scandendo le parole. « Ciò che è accaduto è stato semplicemente un falso allarme dovuto ad un test di gravidanza difettoso! »

L'aria tornò a fluire morbida nei suoi polmoni.

« Quindi non hai nessun figlio? »

« Solo il nostro! »

Se ne accorse quando fu troppo tardi. Lacrime di gioia precipitarono spinte dalla gravità schiantandosi contro le lenzuola disordinate del letto.

« Quando è successo? » chiese Faith desiderosa di conoscere tutti i dettagli di quella storia da non rivangare mai più.

« Circa tre anni fa. Io e Savannah eravamo al quarto anno di liceo, mi pare. Beh, per farla breve, un giorno si presenta a casa mia con il test in mano urlando che dovevo prendermi le mie responsabilità eccetera, eccetera. Mia madre era nella stanza accanto, o forse più lontana, ma sempre con l'orecchio pronto a cogliere ogni nostra discussione. È stata in quell'occasione che ho sperimentato sulla mia pelle e su quella di Savannah i pensieri che mia madre non riuscì, e non volle, tenersi per sé. Pensieri e parole inutili dato che due giorni più tardi Savannah ammise l'errore del test dopo averne fatto un secondo. Tutto qui. »

« Mi hai fatto davvero spaventare sai? »

« Faith tutto ciò che ho fatto e farò, sarà solo nel nostro, anzi nel vostro, interesse. » disse accarezzandole la pancia.

« Scusami se ho pensato male. »

« Ripensandoci avrei dovuto scegliere parole più adatte! » esclamò in una corale risata.



Sì, avrebbe dovuto. Avrebbe fatto meglio ad andare dritto al punto senza troppi preamboli.

Ma tutto è bene ciò che finisce bene.

L'aria natalizia era frizzante a North Windfield. Un vento freddo di tramontana aveva pulito il cielo colorandolo di un acceso rosso irrorato dagli ultimi raggi del sole. In strada uno studente correva mentre sbuffi di vapore gli si condensavano appena varcata la soglia della bocca.

Era una serata splendida e Faith poteva finalmente godersi le endorfine che lo scemare dell'adrenalina in quel momento portava.

Devo fare una passeggiata.

Scaricare a terra giornate fatte di tensioni, paure e colpi di scena era la scelta migliore da fare e raggiungere un'amica era parte integrante.

Uscì di casa nel momento esatto in cui le decorazioni luminose dei vicini si accesero esaltando le forme della casa.

Luci neutre e calde, al contempo, erano quei piccoli led che scivolavano da un programma all'altro esibendosi in diversi disegni luminosi, accendendosi e spegnendosi prima alternatamente poi coralmente.

L'intera Main era addobbata nello stesso modo con decorazioni che dalle attività commerciali travalicavano la strada per terminare dalla parte opposta, sospesi al di sopra dei semafori.

Calore. Tutto ciò scaldava l'atmosfera rendendo Faith felice di viverla.

Ma il suo traguardo era presto raggiunto.

Speriamo di non disturbare Maya a lavoro.

Anche l'interno era quanto mai decorato. Una lunga ghirlanda abbracciava l'intero perimetro del bancone, la stessa decorazione che ornava la vetrina. Anche qui luci, stavolta policrome, si vantavano di loro pendenti dal soffitto scaldando ancora di più un ambiente che del legno faceva vanto.

« Faith! »

« Ciao Maya! Disturbo? »

Lo chiese per gentilezza nonostante si notasse la mancanza di lavoro incarnata da un unico cliente, curvo sull'ultimo sgabello del bancone.

« No, no! Non disturbi mai! Posso offrirti qualcosa? »

« Sai che non posso! » rispose Faith accarezzandosi la pancia.

« Un bel bicchiere d'acqua? »

« Volentieri! »

Maya si allontanò lasciando Faith ad accomodarsi al bancone. Il silenzio diventò denso. Un silenzio che ben presto si ruppe in modo inaspettato.

« Quindi è per questo che lo sposi... solo perché sei incinta... » borbottò il cliente nascosto dalla penombra.

Non era un cliente come tutti gli altri. Non era uno sconosciuto

« N... Nick? »

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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