Capitolo 33 - Momento giusto

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Girarsi e rigirarsi. Un letto che bruciava più di un tappeto di carboni ardenti, il sonno che, quando arrivava, non si tratteneva per più di qualche ora ed erano ore nelle quali gli incubi ricalcavano la realtà.

Cameron dormiva accanto a lei, ignaro e per questo sereno.

Ironico...

Ironico come ogni piccolo dettaglio fosse un pugno nello stomaco della povera Faith alla ricerca di conferme alle sue speranze.

Ma nulla, in quel dannato mondo, la consolava e la spingeva a sperare in un facile futuro.

Per me e per il mio bambino...

Quella parola: bambino. Così lontana nella sua coscienza, così vicina nella realtà eppure vera come le lacrime che, silenziose, scendevano tra i singhiozzi strozzati. L'impossibilità di manifestare le proprie paure, l'incapacità di avere risposte ad esse.

La certezza non è di questo mondo, soprattutto se ti chiami Faith De Nisio.

Un movimento.

« Cameron? »

Un lamento, prima di voltarsi dalla parte opposta.

Appunto...


Il sole sorse eppure non riuscì ad illuminare le ombre della notte. Esse erano rimaste saldamente ancorate alla persona di Faith, invisibili, forse solo nella sua mente, eppure distintamente percepibili.

« Amore, stai bene? »

Qualcosa evidentemente traspariva. Forse il pallido incarnato che evidenziava le occhiaie o forse i conati di vomito che la mattina portava con sé.

« Sto bene! » urlò Faith sparendo nel bagno ed aprendo l'acqua a tutta pressione per mascherare il rumore.

« Ti aspetto giù! »

Faith lo avrebbe raggiunto da lì a breve ma non sarebbe stata in fondo insieme a lui. Lei era altrove. Era con le parole di Maya, era con il messaggio di Harry, era, infine, con il terrore di ciò che un rifiuto di Cameron avrebbe comportato.

Ma la soluzione esisteva. Era una ed una sola e Faith la conosceva.

Dovrò dirglielo!

Non si può nasconde all'infinito la polvere sotto al tappeto, soprattutto se quest'ultimo non permette di nasconderne molta, come lo stato di Faith. Sarebbe potuta andare avanti giusto qualche mese.

Almeno fin quando non mi si noterà la pancia.

Nascondersi? È un metodo. Sbagliato, ma pur sempre un metodo.

Prendersi altro tempo? Già meglio, ma esso scorre inesorabilmente contro di noi. Togliere un cerotto lentamente non lo fa essere meno doloroso.

« Io esco! Ci vediamo stasera amore! » urlò Cameron sulla soglia della porta una volta terminata la colazione.

« Aspetta amore! »

« Si? »

« Devo dirti una cosa. »

« Dimmi! Però veloce che iniziano le lezioni! »

Perfetto...

« Volevo dirti... solo... »

« Amore dai! »

*Altro momento sbagliato. Forse dovevo dirglielo ieri sera.

« Ho parlato con Justin. Mi ha detto che... »

« Lo so! Mi ha chiamato anche a me! » rispose secco Cameron. « Ho cercato di spiegargli che finché non si chiarisce la dinamica, le parole di quel ragazzo sono vere ed anche i miei sono impotenti di fronte la sospensione! »

« Cerca di fare solo il possibile, ti prego! »

« Vedrò cosa posso fare! » rispose baciandola delicatamente sulle labbra e uscendo di casa.

« Un'ultima cosa! » urlò Faith.

« Dai amore! Sono in ritardo! Cosa ci sarà mai di tanto importante? »

« Hai ragione. Vai! Non è nulla di importante! »

Solo che aspettiamo un figlio...

© G.

Angolo dell'autore:
Lasciate anche solo una stella per coronare i miei sforzi o, se vi va, commentate consigliandomi costruttivamente come dovrebbe continuare o eventuali modifiche in modo da potervi offrire scritti sempre migliori. Grazie infinite a tutti!

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