Capitolo 1

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Non avrei mai immaginato che sarei arrivata sino a questo punto. Domani sarà il primo giorno del mio quinto anno e sono davvero emozionata. Nessuno ha mai creduto in me, tutti mi hanno sempre derisa di fronte alla mia scelta di frequentare il liceo. Quando ripenso a coloro che mi hanno presa in giro e sminuita mi viene da ridere. Io stessa mi ero convinta che non ce l'avrei mai fatta. Ed ora eccomi qui, quasi al termine del mio percorso. Sarà dura, ma posso farcela, anzi sono sicura che ce la farò.
Sono stanca, per essermi ridotta all'ultimo giorno a finire i compiti estivi e perciò questa sera mi addormento subito.

Come di prassi, questa mattina mi sveglio tardi, tra le urla di mia madre. Lei è una maniaca dell'ordine ed è programmatica da morire. Tutto deve andare secondo la lista, se no è un dramma. Mi alzo di fretta, infilo i primi jeans che trovo nell'armadio e una t-shirt rigorosamente gialla. Amo il giallo. Prendo la borsa fucsia della Eastpak e corro giù per le scale senza neanche fare colazione dato che non ho tempo. Il liceo che frequento si trova nella mia città ed è a cinque minuti di macchina da casa mia oppure venti a piedi. Fortunatamente incontro Luca, il mio migliore amico, sotto casa, nel vialetto che separa il cortile dalla strada. Abitiamo nello stesso palazzo, infatti ci conosciamo da quando siamo praticamente nati. Mi offre un passaggio e lo accetto senza pensarci due volte. Fortunatamente frequentiamo la stessa classe della stessa scuola. Salgo sulla sua 500 L gialla e ci avviamo verso il liceo. Durante le vacanze estive siamo usciti poche volte insieme e per questo mi è mancato moltissimo. Sono felice di ricominciare la scuola così potrò vederlo tutti i giorni. È una persona speciale per me; mi è sempre stato vicino nei momenti più brutti della mia vita.

«Sei felice di ricominciare?» gli chiedo ridacchiando. So quanto odia andare a scuola.

«Ma che palle...» mi lancia un'occhiataccia.

«Hai finito tutti i compiti?» continuo, prendendolo in giro.

«C'erano dei compiti?» sghignazza. Nonostante non studi mai, prende sempre voti altissimi in matematica e fisica. Gli basta studiare il giorno prima, anche un programma lunghissimo ed infinito, per prendere nove o dieci. Penso sia una predisposizione la sua. Se studiasse costantemente tutti i giorni, avrebbe il massimo di voti in tutte le materie e credo anche la lode, ma non ha voglia, è sempre in giro con i suoi amici.

«Sì e pure parecchi. Ieri ho impiegato tutto il giorno per finirli; non ne potevo più!»

«Ah... capisco... Beh, vorrà dire che me li passerai tu!» mi fa l'occhiolino.

«Sì, certo, come no... contaci! Ma... qualche novità?» lo sfotto. Solitamente quando gli faccio questa domanda mi riferisco all'argomento "ragazze" e lui lo sa bene.

«Ma che... niente di niente!»

«Ma come sarebbe a dire? Neanche in vacanza?»

«Neanche in vacanza! Sono sfigato te l'ho detto...» piagnucola.

Sebbene sia un bel ragazzo, non riesce a trovare una ragazza fissa, solo quelle da un bacio e via, in discoteca. Eppure è alto, molto muscoloso e con un fisico ben scolpito. Gli occhi sono verdi e i capelli sono sempre ben aggiustati, tutti verso l'alto. Continuo a prenderlo in giro per tutto il tragitto.

Siamo in ritardo. Il parcheggio si trova all'esterno dell'edificio perciò posteggiamo la macchina, e prese le borse, iniziamo a correre. Ricordo tutte le corse che ci siamo fatti l'anno scorso e l'anno ancora prima ogni volta che eravamo in ritardo; ormai era diventata un'abitudine arrivare a quell'ora. Entriamo in aula correndo più veloce che possiamo e vedo che i posti sono già tutti occupati. Luca si dirige in fondo alla classe sedendosi vicino a Ralph, che gli stava tenendo il posto. Io sono l'ultima arrivata, per questo sono costretta a sedermi di fronte alla lavagna, davanti a tutti, da sola. Perché non si è messo vicino a me? Sono un po' offesa. Non credevo che fosse diventato così amico con Ralph da sedersi vicino a lui che addirittura gli stava tenendo il posto. Io non sono mai andata d'accordo con lui e non intendo andarci d'accordo neanche quest'anno. Noto con piacere che l'aula è identica all'anno scorso. Sul fondo ci sono ancora le impronte colorate delle nostre mani. Anche se non aderimmo al progetto di creare un disegno per poi riprodurlo sulla parete della classe, ci venne in mente di immergere le mani nella vernice colorata e di lasciare le impronte così da creare un muro tutto pieno di colori. Il resto è triste come sempre. I banchi blu, e le sedie, per la maggior parte rovinate, continueranno a strappare i miei vestiti a causa del legno sporgente. L'unica cosa nuova e tecnologica é la lavagna elettronica, accanto a quella classica, collegata ad un computer malfunzionante.

SAVE ME, if I become my demons Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora