Capitolo 31

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Sto barcollando per strada. Me ne rendo conto dal fatto che vedo l'edificio dove abito doppio, o forse triplo. Non ricordo bene cosa ho fatto per ridurmi così. Faccio fatica a restare in piedi e spesso cado a terra per poi rialzarmi e tentare di raggiungere il vialetto. Sembra distante chilometri. Mentre cammino ripenso ad ogni episodio che mi ha spinta a bere tutto quell'alcol. Andrew che mi tradisce, il bacio con Paul e tutto ciò che ne consegue e ne conseguirà. Ho addirittura pensato che tra noi potesse nascere qualcosa, invece oggi è stato orribile a scuola. Non ha fatto altro che prendermi in giro. Non riesco bene a focalizzare le sue parole, ma ricordo che mi rinfacciava il fatto che sono stata io a chiedergli di darmi un bacio. Sembrava divertito da tutta questa situazione, perciò sono certa che stia giocando con me. Sono stata un'illusa a pensare che lui potesse provare qualcosa nei miei confronti. Ha approfittato solo del fatto che sono confusa e sto male a causa di Andrew. Mi ha torturata durante tutta l'ora di matematica. Volevo sprofondare. Non pensavo potesse essere così stronzo. Più arrossivo e mi imbarazzo più lui insisteva a prendermi in giro. Più serravo le labbra e le mordevo dal nervoso, più rideva.
È buio e non riesco bene a vedere cosa c'è intorno a me. Il senso di nausea aumenta. Mi accascio a terra e sento che qualcuno mi prende per un braccio, per sostenermi. Non faccio in tempo a voltarmi per capire chi mi sta aiutando che chino il mio corpo in avanti, incapace di tenersi l'alcol dentro, e vomito sull'asfalto. È disgusto. Qualcuno mi tiene i capelli per impedire che mi sporchi, ma sono troppo presa dai conati per rendermi conto di chi sia. Nonostante il mio stomaco sia vuoto, continuo a sentirmi male. Mi aiuto reggendomi sulla ringhiera che separa il vialetto dalla strada. Appena riesco ad alzarmi in piedi mi volto per ringraziare chi mi ha aiutata ed eventualmente anche morire per la vergogna. Mi appare la faccia di Paul, divertita.
<<Che hai combinato?>> ride. Quando la smetterà di prendersi gioco di me e della mia vita? In lontananza vedo suo padre e suo fratello, David, che camminano nella direzione opposta alla nostra. Probabilmente sono andati a prendere David a scuola dato che sono le cinque del pomeriggio. Non indago poiché sono occupata a dare di stomaco. Spero davvero che non abbiano assistito alla scena. Mi asciugo la bocca e cerco di rispondere a Paul.
<<Niente, ho esagerato con l'alcol>> replico infastidita. Mi trema la voce e ad ogni parola il senso di nausea aumenta.
<<Grande! Perché non mi hai chiamato?>> continua a sorridere.
<<Perché avrei dovuto farlo? >> gli lancio un occhiataccia. Oggi lo detesto.
<<Ti porto a casa che è meglio. Dovresti imparare a conoscere i tuoi limiti Candice>>
<<So quello che faccio>> sbuffo.
<<Come sei tornata a casa? Dove sei stata?>>
Cerco di ricordare chi mi ha spinta a ridurmi così e soprattutto dove è successo. Mi ricordo improvvisamente di Emma. È una mia cara amica, andavamo a pallavolo insieme. Questa mattina mi ha mandato un messaggio chiedendomi di andare a casa sua. Ci siamo raccontate delle rispettive crisi amorose, poi ho un vuoto in testa. È sempre stata una ragazza un po' ribelle e grazie a lei ora sono in questo stato. Più mi sforzo per ricordare più mi viene mal di testa.
<<Sono stata da Emma... poi ho preso l'auto di mio padre e sono tornata a casa>> ho lo sguardo basso e la mia voce si è ridotta ad un sussurro.
<<Sei rincoglionita?>> grida. Spalanco gli occhi e sono scioccata per la reazione improvvisa.
<<Mi dispiace... non mi sono resa conto di nulla...>> mi giustifico. Mi sta sgridando come se fosse mio padre. Poi cosa gli importa? Prima mi bacia e poi mi sfotte tutto il tempo. Non sa bene neanche lui cosa vuole da me e crede di potermi rimproverare in questo modo?
<<Hai preso la macchina e sei ubriaca, Candice ti rendi conto? Potevi ammazzarti>> ora sembra più calmo.
<<Non sono affari tuoi! Non sei nessuno per potermi dire quello che devo o non devo fare>> sbotto. Sembra sorpreso per la mia reazione. Se fossi sobria mi sarei limitata ad abbassare lo sguardo e a nascondermi tra i capelli.
<<Sei ubriaca, meglio che vai a casa, non sai quello che dici>>
<<Sei tu che mi fai confondere! Prima mi baci, poi ti comporti da stronzo e poi sei premuroso e pensi di potermi fare la predica!>> mi sento coraggiosa.
<<Sei arrabbiata per stamattina?! Mi dispiace! Tu eri triste tutto il tempo e io volevo strapparti qualche sorriso, non era mia intenzione infastidirti! Sembrava ti piacesse...>> si giustifica.
<<Mi hai umiliata! Come poteva piacermi?>> sono seccata.
Cerco di avviarmi verso casa, ma Paul mi prende in braccio e mi accompagna sino al portone. Mi appoggio a lui, al suo petto. È una bella sensazione. Il senso di nausea affievolisce e la testa pulsa meno. Continuo a rincorrere tutte le persone che mi circondano. Sebbene sia incazzata con lui, adoro stare tra le sue braccia.
<<Vai a casa e mettiti sul letto con una coperta sulla pancia. Non bere troppa acqua e soprattutto non cenare se ti senti ancora la nausea. Fammi sapere come stai più tardi>> si rassicura mettendomi giù. Lo saluto ed entro nel portone. Mentre salgo le scale cerco di ricordare le parole di stamattina. Non lo sopporto e al tempo stesso mi attrae. Non voglio ammettere a me stessa che forse è vero che mi piace quando mi stuzzica. Ha avuto anche il coraggio di dirmi che se non ero fidanzata ci saremmo potuti divertire insieme. Non riesco a capire se me le sia sognate o se le abbia dette davvero, siccome gli effetti dell'alcol non sono ancora svaniti, ma le sue parole sono pungenti, nei miei pensieri. Entro in casa e c'è solo il mio cane ad accogliermi. Tutto tace ed è buio. I miei si saranno trattenuti a lavoro. Quando arrivo finalmente a letto seguo le istruzioni di Paul e cerco di addormentarmi. Se chiudo gli occhi i giramenti aumentano e con essi la nausea. Cerco di autoconvincermi che tra poco mi sentirò meglio, ma un altro conato sopraggiunge. Non credevo che una persona umana potesse vomitare così tanto. Appena termino la mia seduta in bagno, decido di chiamare Chris. Non so bene cosa voglia dirgli, ma ho bisogno di sentire la sua voce.
<<Pronto, Candice?>> come al solito, la sua voce è morbida.
<<Chris, prometto che non berrò mai più...>> piagnucolo.
<<Che significa? Che hai fatto?>>
<<Credo di aver esagerato con l'alcol... non ho mai bevuto e oggi ho voluto provare...>> sono in imbarazzo, ma gli shottini mi danno il coraggio di parlare.
<< Sei ubriaca?>> sta ridendo. È dolce. Mi sento già meglio, ha il potere di rasserenarmi ogni volta che lo sento.
<<Un po' credo... vomitare ogni cinque minuti significa essere ubriachi?>> chiedo e mi scappa un sorriso.
<<Penso proprio di sì!>> è divertito. Lui non è come Paul. C'è sempre malizia e impertinenza in quello che mi dice, invece Chris è... diverso.
Gli racconto quello che è successo o almeno quello che ricordo. Anche Chris mi sgrida per aver preso l'auto, in queste condizioni. Starei al telefono con lui tutto il giorno, ma ricomincia a girarmi la testa perciò riattacco e cerco di rilassarmi nel letto. Ricevo un messaggio di Paul.

People help the people - Birdy, riposati.

Conosco questa cantante, ma non la canzone. Attacco le cuffie e cerco il titolo su Youtube. Mi tornano in mente tutti i momenti che sto passando con Paul, con Chris ma soprattutto il fatto che mi manca da morire Andrew. Sono qui sul mio letto con una bacinella accanto. Come sono arrivata a ridurmi in questo stato? Prima non conoscevo nulla di tutto questo. Ero la ragazza perfetta che non beve, non si diverte e sta solo a casa. Mi rendo conto che in un così breve periodo sono cambiata davvero drasticamente. Tutto quello che ero lo dovevo davvero ad Andrew? Possibile che ora che lui sta uscendo dalla mia vita, io non sia in grado di tenerla in piedi? Rimpiango di non essere rimasta nel banco di fronte alla lavagna, da sola. Forse se fossi restata lì, ora non sarei immersa in tutti questi guai. Probabilmente sarei già tornata con Andrew e tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Mi sento subito in colpa per essermi pentita di aver conosciuto i miei compagni di banco. Penso sia anche grazie a loro se con Andrew sto facendo valere quello che sento e che provo senza farmi calpestare troppo.
Mi addormento tra le note del pianoforte di People help the people. Sono esausta oggi e non mi sento affatto bene.

***

Mi sveglia la luce del mio telefono. Lo accendo, ancora con gli occhi semichiusi. Noto un messaggio di Andrew.

Ciao. Come stai? Mi manchi da morire...

Decido di rispondergli, ma non faccio cenno dell'accaduto di oggi, so che si arrabbierebbe tantissimo. Mentre scrivo ad Andrew, mi arriva un messaggio di Paul. Di sicuro avrà notato che sono online su WhatsApp. Stava guardando la mia chat quindi?

Ancora sveglia?

Non posso fare a meno di sorridere. Mi fa piacere che si preoccupi per me. Gli rispondo che non riesco ad addormentarmi per la nausea. Dice di chiudere gli occhi e di rilassarmi... mi sento più tranquilla e seguo ancora una volta i suoi consigli. Mi riaddormento, pensando a nulla, sono in una confusione destabilizzante.

SAVE ME, if I become my demons Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora