Capitolo 25

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Appena salgo in macchina un brivido mi percorre la schiena. Mi sento a disagio. È come se una nube di tristezza e rabbia mi avesse invasa. Lo guardo e non ho il coraggio di dire una parola. È bello, come sempre. I suoi occhi verdi, oggi sono più lucenti. Ha indosso il maglione nero che gli ho regalato lo scorso compleanno. Alla radio c'è una canzone della mia cantante preferita, Taylor Swift. Le note di Wildest Dream risuonano nell'auto. I miei pensieri vanno subito a Paul e in maniera minore a Chris. Continuo a pensare a loro, nonostante sia con la persona che amo. Rompe lui il ghiaccio, toccandomi la mano. La stringe; sembra che stia cercando di capire se io sia reale o un sogno. Gli rivolgo un piccolo sorriso, per poi ritornare all'espressione che avevo quando sono salita in macchina. Non alzo lo sguardo per tutto il tragitto. Mi limito a guardare fuori dal finestrino e ad ascoltare le canzoni di Taylor. Anche lui sembra a disagio. Arriviamo in una piazza enorme. Al centro c'è una fontana, illuminata con delle luci. Sembra che sia già Natale, nonostante manchi un mese. Mi prende per mano e camminiamo verso il ristorante. Non ho voglia di rivolgergli la parola. La verità è che non vorrei essere qui. Provo talmente tanta rabbia che non ho voglia di stare accanto a lui. Mi meraviglio di ciò che penso. Ero convinta che nonostante tutto quello che mi ha fatto, avrei comunque continuato a stare con lui e ad amarlo senza ripensamenti. Invece ora ho miliardi di dubbi e soprattutto la mia mente è altrove. Vorrei amare Andrew e basta senza condizioni. Ho sempre pensato che nonostante tutto non avrei mai potuto essere delusa da lui e che ci sarei sempre stata. Invece sto agendo contro ogni mia previsione, e anche sua, credo.
Ci sediamo al tavolino più appartato della stanza. È illuminata e molto accogliente. È un luogo tranquillo, non ci sono molte persone. Comincio a sfogliare il menù anche se non ho molta fame. Decido di prendere solo un antipasto. Andrew ordina il primo e il secondo. Come al solito mangia tantissimo. Eppure è così magro. Dopo che un cameriere molto gentile prende le ordinazioni, rimaniamo in silenzio. Non trovo nulla da dirgli. La situazione è abbastanza imbarazzante. Provo a parlargli del torneo di pallavolo, sempre che gli interessi. Non so più se la mia vita gli interessi o no. Gli racconto della partita contro la quarta, sezione T. Sembra ascoltarmi. Si complimenta per la mia bravura e mi dice che un giorno gli piacerebbe vedermi giocare. In effetti sarebbe una bella idea. Prendo tutto il coraggio che ho e decido di chiedergli spiegazioni sulla foto che ho visto il giorno in cui ci siamo baciati.
<<Andrew, perché la sera stessa del giorno in cui abbiamo parlato, l'hai rivista? Ero convinta che tra noi potesse esserci una speranza di tornare felici, come lo eravamo prima. Invece ora so solo che tu sei ancora confuso e non sai cosa vuoi>> ho un tono rigido. Non ho voglia di litigare con lui, voglio solo parlare. Sono stanca di stare male.
<<Non era mia intenzione. Sono uscito con i miei amici e c'era anche lei. Mi dispiace da morire...>> dice. La sua voce è pungente.
<<Senti, voglio essere chiara. Io non sto giocando. Ci sono in gioco sentimenti veri e io sto male. Non ce la faccio più a stare senza di te, non riesco a voltare pagina. Non posso fare a meno di correrti dietro e questo va anche contro quello che sto provando in questo momento. Ti rendi conto che mi trovo in una situazione più grande di me? Non so neanche come reagire. Mi sembra tutto così assurdo...>> mormoro. Sto cercando di essere forte, ma è tutto una maschera. Non capisco perché mi faccia così male il fatto che lui abbia baciato un'altra. In fondo è solo un bacio no? Mi sento ferita lo stesso. È stata come una doccia fredda perché è successo in un momento in cui credevo che tutto stesse andando per il verso giusto.
<<Candice, io farò qualunque cosa per dimostrarti che amo solo te, che voglio stare con te. Lo so che dovrò riconquistare la tua fiducia, sono pronto a farlo>> è sicuro di sé. È certo che riuscirà a riconquistarmi, come al solito pensa di sapere tutto.
<<Tutto questo riguarda anche le nostre famiglie. Io sono affezionata da morire alla tua. Mi fa male pensare di non poterla rivedere più e credo che per te sia lo stesso...>> quando sono entrata per la prima volta in casa sua ho conosciuto anche i suoi genitori. Sono adorabili e negli anni si sono affezionati tantissimo a me. Mi dimostrano che mi vogliono bene. Andrew ha un fratello che anche lui ha una fidanzata. Ma i suoi non si comportano ugualmente con lei. Con me hanno un rapporto speciale. Io sono figlia unica, perciò i miei genitori non hanno possibilità di confronto. In ogni caso anche loro si sono affezionati tanto ad Andrew, nonostante le difficoltà che ho avuto nel farlo entrare in casa. Mio padre è uno geloso, da morire. Un volta mi ha rincorsa per tutta la città in macchina perché non voleva che uscissi con il mio nuovo fidanzato, Andrew.
<<Non è detto che tu non possa più rivederli. Non ci siamo lasciati, credo che possiamo ancora risolvere tutto...>> continua. Non riesco più a sentire queste parole. Sono tutte bugie.
<<Basta prendermi in giro. Io dovrei fidarmi te che il pomeriggio mi preghi di tornare insieme felici e contenti e poi la sera vai a divertirti con la tua nuova amica? Sono esasperata. Andrew ti rendi conto che io non so ancora nulla di quello che c'è tra te e lei? Non so nulla! Non so cosa vi dite né cosa fate e né cosa avete intenzione di fare. Sono stanca di starvi dietro. Sto aspettando come una stupida che tu decida, ma io non aspetto nessuno!>> sono intenzionata di chiedergli una pausa dalla nostra storia. Non posso continuare a stargli dietro. Mi ha trattata come un vecchio straccio. Ora che si è stufato, mi ha gettata via e non può più tornare indietro.
<<Candy, io non volevo farti soffrire. È successo tutto all'improvviso, non me ne sono neanche accorto. Ho capito di avere sbagliato, ma tu devi darmi la possibilità di rimediare...>> mi supplica.
Intanto arrivano i nostri piatti. Dopo che la cameriera ha interrotto il nostro discorso, riprendo.
<<Io ho bisogno di capire cosa voglio. Sono confusa e se tu continui a starmi vicino non riuscirò mai a decidere cosa fare. Se continuiamo a rincorrerci capisco solo che dipendo da te e non voglio più che questo accada. La nostra storia non era sana. Io ero e sono ossessionata da te... devo imparare prima ad amare me stessa e a rispettarmi e poi forse potrò concentrarmi su di te e su di noi>> sono razionale stasera.
<<Non è quello che vuoi... lo so, ti conosco>> replica.
<<Ma perché continui a pensare di sapere tutto di me? Tu non sai niente. Non sai neanche quello che sto provando in questo momento>> sono stanca. Pensa di poter decidere per me come se esercitasse una sorta di controllo sulle mie scelte. In effetti mi sento abbastanza condizionata. Lui continua a dirmi queste cose e io più le sento più me ne convinco. Per tale motivo vorrei allontanarmi per un po' di tempo da lui.
<<Andrew sono crollata parecchie volte ultimamente e sono caduta in vizi che invece tu mi avevi fatta dimenticare...>> gli confido. Voglio che si senta in colpa per quello che mi ha fatto e che ho fatto io. Al suono delle mie parole abbassa lo sguardo e osserva le mie braccia. Avvicina esitante la sua mano alla mia. Noto che i suoi occhi diventano lucidi. Devo essere riuscita nel mio intento. Il cardigan grigio che indosso ha le maniche lunghe, tanto da coprirmi anche metà mano, perciò non si vede nulla dei tagli o di quel che ne rimane.
<<Non voglio che ti ferisci...>> sembra mortificato. Taccio. Non so più che argomenti utilizzare per convincerlo che la scelta migliore è allontanarci l'uno dall'altra per capire i nostri reali sentimenti.
Finiamo i nostri piatti e usciamo dal ristorante. Passeggiamo per la piazza, in direzione del parcheggio dove abbiamo lasciato la sua auto. Ci teniamo per mano. È sempre una sensazione stupenda quando mi stringe così. Stasera la stretta è più forte, sembra che non voglia lasciarmi scappare. Mi chiede dove voglio che mi porti. L'unico posto in cui vorrei essere ora è insieme ai miei compagni di banco. Mi farebbero sorridere e mi tirerebbero su il morale. Tuttavia rispondo a casa. Saliamo in macchina e mette in moto. Sento la voce di Derick Webley, il cantante della sua band preferita. È la canzone che mi ha dedicato appena ci siamo conosciuti. Si chiama With Me. Durante il tragitto mi accorgo che circa un mese fa mentre mi trovavo in giro con il mio cane e ascoltavo la musica nelle cuffiette del telefono in riproduzione casuale, cominciò improvvisamente la stessa canzone che stiamo ascoltando adesso. Era un lunedì mattina. La prima cosa che mi sono chiesta è il perché sia capitata proprio questa canzone. Ho avuto un brutto presentimento in quel momento. Forse era lo stesso lunedì mattina in cui Andrew stava baciando Taylor. Ho i brividi. Il cuore mi batte forte, per la rabbia. Sento un odio nello stomaco che non riesco quasi a contenere. Assorta nei miei pensieri non mi accorgo che Andrew non mi ha portata a casa mia. Mi guardo intorno e noto che siamo esattamente sotto la sua di casa. Mi infurio subito.
<<Dove diavolo mi hai portata? Non intendevo questo quando ti ho detto di portarmi a casa!>> grido. Non doveva permettersi di portarmi fino a qui. Ancora una volta prende decisioni senza prima interpellarmi.
<<Questa è casa tua. Ti prego saliamo un attimo... voglio ricordati quanto è bello stare con me, nel mio letto a coccolarci...>>. Sono esterrefatta. Sbuffo e lo minaccio che staremo solo per poco e che poi deve assolutamente portarmi a casa mia, anche perché domani ho lezione.
Salgo le scale. Ho perso il conto delle volte in cui sono stata qui. Entriamo in casa. C'è silenzio perciò presumo che i suoi genitori non siano. Mi dirigo verso camera sua e mi tolgo la giacca. Poso la borsetta sulla sua scrivania e mi siedo sul suo divano rosso. La sua camera è grande. Ha le pareti gialle e rosse. Mi tolgo le scarpe perché il pavimento è in parquet. Di fronte a me c'è un letto a castello richiudibile. A fianco invece c'è la sua scrivania che lui ha trasformato nella sua postazione di gioco. Ci sono una playstation 3 e una playstation 4 con una marea di giochi. Ha anche una televisione gigante a schermo piatto con funzione 3D e il computer. Insomma tutta la tecnologia immaginabile. Si siede accanto a me. Sono imbarazzata. Mi abbraccia e fa si che io appoggi il viso sul suo petto. Mi sento a disagio, non provo più la sicurezza che provavo un tempo stando tra le sue braccia. Comincia a baciarmi sulla guancia per poi spostarsi sulla bocca. Sono esitante, ma comincio a baciarlo anche io. Vorrei dirgli di fermarsi, ma non riesco. Non è quello che voglio, ma non riesco a dirgli di no, non voglio ferirlo. Mi fa alzare e mi porta verso il suo letto. Il mio respiro si fa affannoso. Provo paura. Mi sembra di stare facendo qualcosa contro la mia volontà. Eppure mi è sempre sembrata la cosa più bella del mondo fare l'amore con lui. È incoerente quello che sto facendo. Prima voglio prendere una pausa dalla nostra storia e ora ci vado a letto? Non trovo una via d'uscita per questa situazione. Prima che potessi dire qualcosa mi ritrovo sdraiata tra le sue coperte e lui comincia a baciarmi, dappertutto. Sento le sue mani sotto il vestito e sulle gambe. I brividi mi pervadono l'intero corpo. Mi faccio prendere dalla foga e comincio a ricambiare i suoi baci. Gli sfilo via la maglietta e gli graffio la schiena. Sono furiosa. Penso continuamente a come abbia potuto farmi una cosa del genere. Come ha potuto rovinare una cosa tanto bella come la nostra storia? Per colpa sua non possiamo più fare l'amore serenamente, non possiamo più rilassarci sotto le lenzuola del suo letto. Non riesco neanche più a guardarlo senza che un'ondata d'odio mi tormenti. Continuo a baciarlo con passione e lui fa lo stesso. Sono certa che m pentirò di questa scelta, ma ormai ci sono dentro.

SAVE ME, if I become my demons Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora