Capitolo 43

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Apro gli occhi e me li stropiccio. Dalla finestra di camera mia entrano i raggi di luce del mattino. Come può esserci già la luce? Solitamente quando mi sveglio è ancora buio dato che è inverno. Ancora assonnata prendo il cellulare e controllo l'ora. Sono le nove e un quarto e vedo gli avvisi delle sveglie delle sette e delle sette e mezza ancora sul display. Il sangue comincia a gelarmisi in corpo dai piedi sino a raggiungere la testa. Merda, sono in ritardo. Ho passato tutta la domenica a studiare per la verifica di letteratura inglese e invece di essere a scuola per svolgerla, sono ancora a casa, nel mio letto. Cosa penseranno Paul e Chris? E il professore? Di sicuro saranno convinti che l'ho voluta tagliare. Prima della quinta non ero molto efficiente a scuola, soprattutto per quanto riguarda le presenze. Dovevo occuparmi di vari problemi e insomma a causa di tutti i momenti di debolezza che ho avuto, saltavo spesso i giorni di lezione e con essi anche i test. Mi accusavano tutti di fare assenze strategiche, per prepararmi meglio per le verifiche o per saltarle direttamente, così da avere più tempo per studiare rispetto agli altri. Io ho sempre incassato i loro giudizi perché non potevo di certo spiegare i motivi che mi spingevano a non presentarmi. In ogni caso non erano affari loro e non lo sono neanche adesso. Mi vesto di fretta e furia ed esco di casa senza neanche truccarmi. Scendo le scale cercando di abbottonarmi la giacca e di non far cadere la tracolla giù per i gradini. Comincio a correre verso la scuola. Spero di arrivare in tempo per la terza ora almeno. Ho venti minuti a disposizione. Mentre corro vedo il bus dietro di me e aumento il passo. Arrivo alla fermata prima che il mezzo possa superarmi e lo prendo. Ho l'affanno, ma non mi siedo. Sono davanti alla portiera di uscita perché voglio essere pronta a scattare appena sarò arrivata a scuola. Non appena, l'autobus si ferma di fronte alla fermata della scuola, scendo velocemente e mi dirigo all'ingresso. Ci sono tutti gli studenti sparsi per il giardino perché sono le dieci e c'è il primo intervallo della mattinata. Mentre mi faccio spazio tra la folla e riesco ad entrare nel padiglione dove è situata l'aula della mia sezione, sbatto contro qualcuno che mi fa cadere la tracolla e il cellulare a terra.

<<Cazzo...>> sono nervosa, questa giornata non poteva cominciare in modo peggiore. Una mano familiare raccoglie il mio cellulare e me lo porge mentre io tiro su la borsa.

<<Candice, come mai a quest'ora?>> il tono di voce di Paul è accusatorio ma ha un'aria inespressiva.

<<Non mi sono svegliata in tempo, non so come sia potuto succedere!>> sono imperdonabile.

<<Ah sì?>> sembra prendermi in giro, ma seriamente questa volta, perché non sta ridendo.

<<Scusa, c'è qualcosa che non va?>> la mia voce è cambiata, sono seria e pronta a rispondergli a dovere.

<<Mi sembra tanto di presa per il culo questa tua giustificazione. Cerca di inventarti una scusa più credibile per saltare una verifica la prossima volta>> dice in tono secco. Rimango stupefatta di fronte a tali accuse e non so cosa rispondergli. Cerco di raccogliere le forze per parlare, non intendo dargliela vinta. Un giorno mi disse che ogni volta che qualcuno tenta di calpestarlo, lui lo calpesta a sua volta e così via, finché non l'ha vinta lui. Non intendo stare al suo gioco.

<<Non sono tenuta a darti spiegazioni per la mia assenza, è già abbastanza imbarazzante entrare in classe e dire davanti a tutti che ho saltato la verifica perché non è suonata la sveglia, non ti ci mettere pure tu>> sbotto. Chi si crede di essere per rimproverarmi così?

<<Ma stai zitta>> è freddo, come il ghiaccio. Che diavolo gli prende? Sono confusa.

<<Zitta a me? Paul stai esagerando!>> lo avverto.

<<Se no?>> la sua ironia mi brucia.

<<Se no... se no, niente! Non sono in vena di discutere con un bambino come te stamattina!>>

SAVE ME, if I become my demons Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora