Capitolo 9

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Sento il suono infernale della sveglia. Sono le sei e mezzo e non ho alcuna voglia di alzarmi. Apro continuamente gli occhi per poi richiuderli subito. Mi rannicchio sotto il piumone e mi riaddormento ma poco dopo sento il suono della seconda sveglia che imposto ogni giorno in caso mi riaddormenti, come in questo momento.

Sono le sette e devo alzarmi. Rimango cinque minuti a pensare se andare o no a lezione ma ricordo dell'appuntamento con Chris e Paul per il pranzo. Raccolgo le forze necessarie e mi alzo. Mentre faccio la doccia mi ritornano in mente tutti i momenti terribili che ho dovuto affrontare ieri. Tutto quello in cui ho sempre creduto è crollato. La mia vita ha preso una piega che non avevo previsto. Sono davvero triste stamattina, nonostante debba uscire con i miei nuovi amici.

Dovrei mettermi in ghingheri? Non ho voglia di prepararmi. Non riesco neanche a truccarmi. Ho gli occhi rossi e pieni di lacrime. Applico poca matita sotto gli occhi e indosso i soliti abiti: jeans, t-shirt e una felpa a fiori.

Stamattina ho deciso di andare a scuola a piedi perciò appena arrivo in aula corro vicino al termosifone per scaldarmi le mani gelide. Le prime due ore dovrò ascoltare la professoressa di italiano che ci parla di Baudelaire e della sua opera più famosa Les Fleurs du Mal. Sono poesie ricche di significato e di malinconia per una vita vuota di valori. Mi piacciono moltissimo e sono anche in sintonia con il mio stato d'animo di stamattina. Durante la lettura penso a tantissime cose e non riesco a prestare molta attenzione. Al mio arrivo, poco fa, temevo un interrogatorio da parte di Chris e Paul. Ho fatto di tutto per entrare in classe in incognito. Loro stanno sempre in corridoio prima delle lezioni ma mentre entravo li ho trovati già seduti e mi hanno salutata come al solito, come se niente fosse successo. Chris mi ha rivolto un sorriso che ho ricambiato con una nota malinconica. Paul invece mi ha dato il solito abbraccio e io ho ricambiato anche se non mi piacciono molto i contatti fisici con le persone, insomma mi mettono in imbarazzo. Con Andrew inizialmente è stato difficile ma col tempo ho iniziato a vivere per i suoi abbracci e i suoi baci.

Durante la ricreazione non ho voglia di uscire dall'aula. Appoggio la testa sulle mie braccia, conserte sul banco, e chiudo gli occhi ma Paul batte le mani su di esso per attirare la mia attenzione.

«Candice! Sei pronta per oggi?» mi chiede cantilenando.

«Si!» rispondo urlando.

Un secondo prima ero triste da morire e ora che mi ha ricordato del pranzo mi sento entusiasta. Uscirò con i miei due nuovi amici e mi sfogherò con loro. Sono davvero felice, devo smettere di piangermi addosso. Decido, data la mia euforia, di uscire dall'aula con Chris e Paul. Li tengo a braccetto diretti alla macchinetta del caffè. Sono consapevole che mi sto auto convincendo e che tutto questo entusiasmo in realtà serve per dimenticare la mia tristezza. Mi sembra di vivere continuamente indossando una maschera, ma non importa, se può farmi stare meglio allora continuerò a portarla.

Durante la lezione di storia e di chimica torno triste. Questi sbalzi di umore mi fanno venire mal di testa.

Suona la campanella finalmente e le lezioni terminano. Non vedevo l'ora. Prendo le mie cose e mi metto la giacca.

«Dai Candy, sbrigati!» mi grida Paul. Quanta fretta. Mi vesto rapidamente e usciamo dalla scuola. L'autobus arriva subito perciò dopo venti minuti siamo già alla pizzeria del centro commerciale della città che è nota per ospitare lo stadio di una delle più forti squadre di calcio della nazione. Funge da campo di allenamento e per le partite importanti. A volte anche la nazionale utilizza questo stadio per le partite ufficiali. Accanto allo stadio hanno costruito un bellissimo centro commerciale.

Ci sediamo sui dei tavolini bianchi posizionati in mezzo al grandissimo corridoio, di fronte ad alcuni negozi. Dopo aver fatto lo scontrino al banco, Paul va ad ordinare le pizze. La cucina si affaccia direttamente sul corridoio perciò è possibile vedere il pizzaiolo che lancia e fa girare l'impasto in aria. Ci ho provato anche io a casa con mia madre, però l'impasto è finito sul lampadario e non sapevamo più come farlo scendere.
Nonostante il fatto che siamo seduti dove le persone passeggiano e fanno i propri acquisti è piacevole. Durante l'ora di pranzo non è mai troppo affollato. Sono felice di essere qui, con Paul e Chris.

Non ho molta fame e ciò che ho lasciato lo mangiano loro. Mangiano tantissimo entrambi eppure sono così magri. Chiacchieriamo della scuola, delle lezioni, dei compagni e dei professori. Inutile dire che rido tantissimo. Sono riusciti a farmi dimenticare tutto ciò che mi stava tormentando. Mentre torniamo a casa, in autobus, Chris mi chiede di Andrew ma non so bene cosa rispondere. Gli dico che non ci sono novità; il mio viso si intristisce e mi mordo l'interno della guancia per non piangere. Chris mi accarezza i capelli e mi sorride. Mi fanno piacere questi gesti. Solitamente mi saluta arruffandomeli. Questa volta è più delicato. Arriviamo alla fermata dove deve scendere Paul. Ci saluta e corre via. È in ritardo. Deve accompagnare suo fratello a giocare a calcio. Ho scoperto in terza superiore che Paul non ha più la mamma ma non so come sia scomparsa. Intuisco dunque che debba occuparsi di moltissime cose mentre suo papà è a lavoro, tra cui suo fratello minore. Nonostante tutte le preoccupazioni e i doveri che ha sulle spalle è un ragazzo allegro e divertente. Lo ammiro tantissimo. Spero che dietro ai suoi sorrisi non ci sia troppa tristezza.

Arriviamo alla fermata di Chris. Mi saluta e mi dice che se ho bisogno di scrivergli. Gli sorrido e lo saluto scuotendo la mano. Tra una fermata finalmente sono a casa. Abitiamo tutti vicini. È una fortuna. Se dovremmo uscire non sarà complicato organizzarci. Arrivo a casa e mi sento più serena dopo il bel pomeriggio passato a ridere con i miei amici. Saluto mia mamma e chiacchiero con lei. Le racconto della mattinata a scuola e soprattutto di come è andato il pranzo. Sembra felice che io abbia dei nuovi amici su cui contare. So che ha notato che non sto bene ma lei è sempre molto discreta perciò non mi chiede nulla. Quando mi sentirò di parlargliene, lo farò. Vado in camera mia e mando un messaggio ai miei compagni di banco ringraziandoli per tutto: per avermi fatta sorridere e per essermi così vicini. Mi rispondono con un cuore rosso, entrambi.

Passo il pomeriggio a studiare fisica o meglio a tentare di studiare. Fra due giorni avrò il test. Devo esercitarmi o andrà male perciò provo a concentrarmi con tutte le forze.

***

Appena dopo cena decido di rannicchiarmi nel mio letto in compagnia delle mie cuffiette e della musica di Demi Lovato. La adoro e soprattutto ammiro la forza che ha avuto per superare tutti i suoi problemi. Ne ha passate di tutti i colori ma ce l'ha fatta. Ha girato un documentario della sua vita in cui racconta dei problemi alimentari che ha vissuto, dell'autolesionismo e della depressione. Ogni volta che i miei "demoni" mi tormentano lo guardo in streaming al pc; mi aiuta a non sentirmi sola.

Oggi non ho sentito per niente Andrew al telefono. Mi ha mandato solo un messaggio in mattinata.

Ricordati che ti amo...

Ma non gli ho risposto. Anche io lo amo, da morire, ma se lui sentisse davvero questo per me non avrebbe provato niente per quella maledetta. Ogni tanto mi scende qualche lacrima mentre ripenso a tutto quello che abbiamo passato di bello insieme e mi addormento.
Questa notte sogno Andrew e la vita perfetta che ora non ho più.

SAVE ME, if I become my demons Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora