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Aprì gli occhi per rendersi conto di avere il naso tappato e gola dolorante, forse aveva preso più freddo del previsto la sera prima... Non aveva voglia di alzarsi, non aveva voglia di dormire, non aveva voglia di andare a scuola, gli sarebbe piaciuto restare fermo nel letto e basta. Si mise a pancia in su e si passò una mano tra i capelli, sentiva la testa pesante.
Prontamente dal cassetto del suo comodino estrasse un pacco di fazzoletti, fortuna che li teneva sempre là.
Dopo essersi soffiato il naso si mise a guardare il soffitto e si ricordò quando da piccolo immaginava di camminarci a testa in giù, ci passava ore a fissarlo e ad immaginare, peccato che in quel momento vedeva solo quanto fosse stato idiota per tutti quei mesi.
Prese il cellulare dalla tasca, perché sì, aveva dormito vestito, anche se magicamente gli era comparsa una coperta sopra, sicuramente opera di quel unicorno del suo fratellino che la notte andava al bagno.
Voleva giusto sapere che ore fossero, sapeva di non aver dormito molto, ma quel merda di telefono aveva deciso di scaricarsi e spegnarsi, lui non lo avrebbe certo attaccato alla corrente, sinceramente non gli importava nulla di quello stupido coso, in quel momento lo avrebbe lanciato fuori dal balcone.
A proposito di balcone, forse quello era l'unico modo per capire se quello fosse un orario mezzo decente e per fumarsi una bella sigaretta, forse fumare era l'unica cosa che valesse la pena fare vista la sua apatia.
Con la grazia di un elefante scazzato si alzò dal letto, con il fedele pacco di fazzoletti in mano. Ebbe un brivido di freddo, in effetti lasciando le mani fuori dalla coperta si erano subito fatte fredde, ma poco importava.
Il raffreddore era stato la ciliegina sulla torta per una serata merdosa. Aprì le persiane e una luce non troppo forte entrò nella stanza, il sole doveva ancora sorgere ma già stava per spuntare sulla linea blu del mare, dovevano essere le cinque e mezza circa, bene, aveva circa un'ora e qualcosa prima che arrivasse il momento in cui tutti si sarebbero alzati.
Si accese la sigaretta e chiuse gli occhi godendosi quella pace, si vergognava di sé stesso, avrebbe voluto nascondersi il viso con le mani in modo che nessuno lo vedesse, anche se era solo e la cosa sarebbe stata stupida, ma tanto era quello il modo in cui si sentiva.
«Gee...».
Sentì la porta aprirsi.
«Mikes che fai sveglio?» disse girandosi sorpreso.
«Lo stesso che fai tu fratellone» rispose amaramente il minore andandogli vicino e osservando il sole salire.
«Ho sentito le tue persiane aprirsi e sono venuto, tanto non ho dormito per niente».
«Io per qualche ore credo» rispose Gerard espirando il fumo.
«Cerca di tenermi lontano quella roba, non voglio che il pigiama puzzi» si allontanò di poco leggermente disgustato.
«La puzza è la cosa migliore che potrebbe esserci su quel pigiama» osservò con una mezza risata per poi starnutire.
Ovviamente era un pigiama con gli orsacchiotti sempre regalo della zia ultrasettantenne.
«Hai ragione e salute, sembra che ti sia beccato il raffreddore» rise insieme al maggiore.
Ci fu un momento di silenzio che fece tornare la malinconia iniziale di entrambi.

«Sarà strano non svegliarsi con lei ai piedi del letto» disse nel silenzio Gerard, era sicuro che lo stesse pensando anche il ragazzo accanto a lui.
«Mi chiedo come farò svegliarmi senza lei che mi salta sul letto ogni mattina».
«Avevamo finalmente trovato il modo per farti essere puntale» sorrise tristemente buttando la sigaretta ormai finita fuori e mettendo una mano sulla sua spalla.
«Ogni tanto mi viene voglia di spaccare tutto».
Suonò più come una confessione che come una frase di circostanza.
«Anche a me, ma non è mai la soluzione Mikes» sospirò.
Entrambi guardarono il sole salire nel cielo, come se non ci fosse altro da dire, come se bastasse quel momento ad esprimere le loro emozioni.
«Perché hai dormito vestito? Hai bevuto di nuovo? Biancaneve è tornata col nano?» doveva essere una frase divertente ma risultò più seria del previsto.
«No... Semplicemente non volevo cambiarmi, non c'era nessun nano e non ci sarà mai» abbassò lo sguardo Gerard.
«Che è successo? Cioè in questo clima di disperazione e tristezza pensavo che almeno la Frerard fosse felice!».
Gerard guardò scioccato il fratello per quella frase.
«Non guardarmi così, ormai Kristin mi parla sempre di voi e tipo vi sti... spi... skippa, insomma una cosa del genere, poi dovrò cercare su Google perchè so giá che non sai come si dice, insomma vuole che stiate insieme e mi ha contagiato!».
«Questa cosa è un pochino stramba...».
Gerard continuò a guardare verso l'orizzonte.
«Allora?» insistette Mikey.
«Cosa?».
«Gee non prendermi per il culo...».
«Non mi va di parlarne sinceramente cazzo».
Forse aveva usato un tono più brusco di quanto non volesse, tuttavia suo fratello capì subito che quella rabbia era dettata dal momento.
«Non ci sono problemi, scusa tu, pensavo che... Insomma, parlare delle cose fa bene, comunque se vuoi ci sono, magari è meglio che ti lasci solo...» balbettò indietreggiando per andare via.
«No, resta!».
Gerard sospirò, Mikey non merita tutto ciò.
«La "Frerard", come dite voi, è morta, lui ha... L'ho visto con... La ragazza... La sua ragazza».
Quelle parole furono un macigno sul suo cuore, aveva appena ammesso la verità, era come se avesse preso forma davanti ai suoi occhi e non solo nella sua testa.
Frank era fidanzato con qualcuno, Frank amava qualcuno, Frank era felice con qualcuno e quel qualcuno non era lui.
Lui era un passatempo, con lui il nano si divertiva e basta.
Mikey non disse nulla, guardò suo fratello negli occhi e lo abbracciò, lo strinse forte, non lo avrebbe lasciato per niente al mondo.
Forse quel momento serviva ad entrambi.

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