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Erano sei giorni che passava il suo tempo a dipingere la parete nera in camera sua, aveva iniziato subito dopo che Mikey era tornato da scuola e non aveva più smesso, quello era il suo sfogo. Smetteva solo per dormire, mangiare, bere caffè e fumare, usciva solo per andare in bagno ed era pure veloce, era come se non riuscisse a stare troppo lontano dalla stanza, ed ogni secondo di pausa era come non respirare.
Quando aveva il pennello con la vernice bianca in mano si sentiva leggero, libero, come se niente e nessuno potessero toccarlo, come se fosse riuscito a mettere in ordine il mondi incasinato in cui era stato immerso.
Che poi di casino ce ne era nella sua stanza, per terra era pieno di fogli di giornale, al centro c'era la scala per arrivare più in alto, che ogni volta che ci saliva sopra aveva sempre un mezzo infarto per la paura di cadere e stessa cosa sua madre, inoltre c'erano barattoli di bianco, ovunque, sembravano non bastare mai.
Anche lui era ricoperto di schizzi di colore, sui capelli, sulla faccia, sulle braccia, sui vestiti, ovunque, sembrava una tavolozza umana.
Tuttuvia tra tutti quei barattoli bianco, c'era uno rosso, quello che avrebbe dovuto usare solo per pochi dettagli, ed uno in particolare, il ragazzo di spalle.
Nello schizzo che aveva fatto, lui era proprio al centro, con ai lati i palazzi che tanto amava, erano un misto fra quelli del cimitero e quelli vicino scuola, c'era anche la chiesa sconsacrata che si era premurato di riprodurre nei minimi dettagli, il tutto doveva essere in negativo, ovvero solo con contorni e ombre.
Per il momento gli stava piacendo il suo lavoro, non poteva fare a meno di sorridere quando si allontanava per guardarlo.
La pecca di tutto ciò era che aveva completamente dimenticato il mondo esterno.
Sua madre andava solo per dargli da mangiare e lasciare i vestiti puliti, neanche entrava, lasciava tutto sulla sedia di lato alla porta, sapeva che doveva lasciargli i suoi spazi e non essere invadente, aveva bisogno di stare solo.
Suo padre chiedeva se stesse ancora bene a Mikey, che era quello che ci stava di più, non che poi fosse molto, ma era comunque tanto.
Lui entrava, si sedeva sulla famosa sedia e osservava il fratello fare la sua arte, semplicemente in silenzio senza disturbare, spesso Gerard neanche si rendeva conto della sua presenza, solo dopo qualche colpo di tosse si girava e gli chiedeva come andasse, ovviamente scusandosi per essere troppo immerso nel suo mondo.
Lì Mikey rispondeva e riusciva ad avere delle mezza conversazioni con lui.
L'argomento "Frank" era chiuso, Gerard non aveva più chiesto niente e nè Mikey aveva detto qualcosa, non che ci fosse molto da dire, il piccolo non si era fatto vedere molto, non stava andando neanche lui molto a scuola, ma sempre più di Gerard. Secondo Ray, stava andando a qualche strano ritiro per vegetariani.
Ad ogni modo aveva quasi finito e la cosa lo terrorizzava parecchio, nel suo piccolo universo era stato bene, finire, avrebbe significato tornare alla cruda, orribile e spaventosa realtà e lui non voleva, non era pronto ad affrontarla.
Tuttavia amava troppo quella parete per lasciarla incompleta. Rappresentava la sua luce, paradossalmente, in un paese nuovo, in un posto che non conosceva, dove era solo, dove era perso, quel pezzo di nero era un pezzo del suo cuore che gli faceva sentire quel posto suo. Quando aveva pensato di dipingerla ancora non conosceva nessuno, odiava il caldo estivo e stava sempre sotto la doccia, era buffo pensarci in quel momento, come se fosse ieri, come se non fosse mai passato, eppure il tempo era volato e lui si era ritrovato in un vita diversa, in una bella vita per certi aspetti.

Aveva passato la mattinata e il pomeriggio a mettere in ordine, aveva tolto giornali, scala, barattoli vuoti e aveva provato a levarsi la vernice secca dalla pelle, si era fatto tre doccie per farla andare via, ma aveva ancora qualche residuo, ma pazienza, considerando che ci aveva messo tutto se stesso ci poteva stare.
Quando ebbe finito, la sua stanza era tornata ad essere un posto vivibile da una persona normale, che poi lui non era normale, ma era questa la cosa bella.
Tutta la famiglia si era riunita a vedere il capolavoro ed era piaciuto a tutti, soprattutto a suo padre che era rimasto a bocca aperta non conoscendo questa dote del figlio edaveva chiesto di fargli un dipinto su tela da appendere in casa, Gerard fu piú che felice di accettare la proposta.
Una volta che uscirono dalla stanza, si sedette sul letto, con la faccia rivolta al muro, dalla tasca dei jeans estrasse un foglio sgualcito, si mise a fissare il disegno tra le sue dita, quello era completo, la parete no, mancava il ragazzo di spalle, continuava a fissare quel pezzo di carta stropicciato tra le sue dita e poi davanti a sé, era come se non credesse che fosse opera sua. Non aveva mai disegnato qualcosa di così grande e complesso, si era sempre limitato a fare scarabocchi sui quaderni, di solito di fiori, ghirlande, loghi di band, personaggi di cartoni e puttanate del genere, non credeva di essere capace, eppure... Eppure lo aveva fatto, quello poteva considerarlo un piccolo traguardo in mezzo a tanti ostacoli.

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