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Per salire dovettero scavalcare dal lato del palazzo che dava sul mare, quindi sul vuoto e Gerard, che aveva una relazione complicata con l’attività fisica partita da quando alle elementari non riusciva a calciare un pallone e finita con un dito rotto giocando a pallavolo. Avrebbe voluto farsi portare in braccio da Frank…
Alla fine grazie all’aiuto di Ray e tanta pazienza, era riuscito ad arrivare indenne dentro quel palazzo buio ed inquietante, perché poi non avevano manco una torcia decente, dato che stavano usando quella mezza scarica di Mikey, per cui muoversi era impossibile.
C’era una puzza di muffa peggio di quella a scuola mista ad erba e cose non identificate, a terra oggetti vari da lattine di coca, vetri rotti delle finestre, pacchi di sigarette, pezzi di mobili spaccati, a preservativi,  praticamente una discarica. Ciò che colpì Gerard fu il pavimento, che nonostante fosse coperto, era meravigliosamente decorato, ma non poteva perdersi a guardarlo, doveva concentrarsi, per il momento il posto sembrava frequentato e poco minaccioso, anzi, ignorando l’odore e la merda attorno, era anche bello in un certo senso.
«Quindi che si fa? Qui è facile stare» commentò Ray.
«Andiamo all’ultimo piano, quello dove si è buttata la tizia» rispose convinto Frank.
Gerard pensò che quel nano si dovesse limitare ad essere adorabile e a vendere marijuana piuttosto che ad esternare idee del genere. 
«Lo sai che là non ci va nessuno e che tutte le porte sono chiuse?» rispose l’afro.
A questa frase Gerard si tranquillizzò, magari lo avrebbe fermato nella sua folle impresa.
«Ovvio, è per quello che voglio andare!».
Nano del cazzo.
«Non credo sia una buona idea» esordì il minore dei Way che sembrava aver ritrovato la ragione.
«Dovevamo portarci un piede di porco ragazzi» continuò.
Bene, l’aveva persa di nuovo.
«Ma se magari lasciassimo stare?» prese coraggio Gerard.
«Hai paura Way?» chiese Frank con aria di sfida.
«Assolutamente NO! E’ solo che domani c’è scuola e devo andare in storia» mentì cercando di sembrare convincente. 
«Bene, allora andiamo, le porte le apriremo in qualche modo».
Dovevano fare circa dieci rampe di scale per salire fino al quinto piano e ovviamente il nostro eroe rimase indietro perché si stancò dopo tre rampe, ma non era colpa sua se la ciccia e il fumo decidevano di farsi sentire in quei momenti. Arrivati a metà, decise di fermarsi per riprendere fiato e si poggiò ad una ringhiera con una quantità industriale di polvere sopra. Stranamente Frank lo aspettò dicendo agli altri di andare. Doveva avere qualcosa in mente.
«Stanco?».
Gerard arrossì e non riusciva a rispondere.
«Ho una scommessa nella scommessa da farti».
«Eh?»  chiese Gerard tra un respiro e l’altro.
«Chi resta più tempo vince, se vinco io farai ciò che voglio io, se vinci tu il contrario» ghignò il nanetto.
«Mi devo preoccupare?».
«Solo un pò» sorrise dandogli una strizzata al culo.
Gerard rabbrividì,  un po’ per paura, un po’ per eccitazione.
«O… Okay».
«Perfetto, adesso muoviti però» disse salendo gli salini a due a due, e il ragazzo cercò di raggiungere il suo amato che nonostante la statura era veloce, senza riuscirci, ovviamente.


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