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«E questo è tutto ragazze... È evidente che è fidanzato...» sospirò Gerard dopo aver raccontato la sua tragica esperienza in pizzeria.
«Sì, certo, ma è evidente che ti sbagli piccolo idiota!» commentò con veemenza Christa.
«Concordo! Qui è tutto un grande, gigantesco, orribile malinteso» continuò Kristin.
Gerard si sentiva confuso, corrugò le sopracciglia, quale malinteso?
«Non guardarci con quella faccia da pesce lesso Gee! Quello che hai visto non prova assolutamente nulla! Non le ha mica ficcato la lingua in gola! E poi è stato così puccioso al cimitero, si vede che gli piaci! E non sai neanche se ha provato a chiamarti dopo che sei andato via, dato che hai chiuso il cellulare che se penso a questa cosa mi viene voglia di farti diventare biondo senza decolorazione!» argomentò la mora.
«Questo è anche vero, ma...»
«Ma niente! Noi abbiamo sempre ragione! Avanti prendi il telefono e vediamo!» continuò intimandolo ad alzarsi dal letto dove erano seduti tutti e tre.
Gerard si alzò incerto, sia perché quel discorso non lo convinceva minimamente, sia perché non aveva veramente idea di dove fosse quel coso.

Alla fine era nel cassetto del suo comodino, riuscì a trovarlo addirittura senza sembrare troppo imbranato.
Lo accesero collegandolo alla corrente.
Appena il display si illuminò il cuore di Gerard perse un battito, non sapeva cosa aspettarsi e aveva paura di restare deluso.
Immediatamente comparvero 120 messaggi e 10 chiamate, prima che Gerard potesse aprire le notifiche Christa lo interruppe.
«Di quei messaggi buona parte sono nostri, e buona parte sono insulti e parolacce, non farci caso» rise insieme alla sua migliore amica.
Gerard scrollò velocemente e si rese conto che avevano creato un gruppo dove erano loro tre, ma il nome lo lasciò perplesso.
«Ehm... Perchè "superchicche"?» disse diventando rosso.
«Io sono bionda, Chri mora e tu rosso! Ci stava dai» rise Kristin.
«Sono contento che mi vogliate così bene da non considerarmi come un ragazzo» rise a sua volta Gerard.
«Tu ormai sei la nostra amichetta Gee» disse la mora poggiando la testa sulla sua spalla.
«Bene, adesso guarda se c'è qualcosa di Frank».
Gerard perse di nuovo un battito.
Con il dito scrollò più sotto e vide il nome di Frank.
Ha mandato un solo e unico messaggio.
Rimase bloccato qualche secondo con il dito immobile sopra il suo nome, respirò piano e poi riuscì a premere.

Ciao Gee.
Spero vada tutto bene.
Spero che tu stia bene.
Chiamami se vuoi.

Il rosso pensò seriamente di svenire, il suo nano amorino gli aveva scritto... Però la felicità svanì presto, quel messaggio non era niente di che alla fine... Ed era stato mandato la mattina dopo della loro uscita... Okay che il nano aveva il telefono scarico, però...
«ODDIO CHIAMALO!» dissero quasi contemporaneamente le due dopo aver letto.
«ASSOLUTAMENTE NO» rispose Gerard con altrettanta veemenza e nascondendo il telefono sotto una coscia, sapeva quanto Christa potesse essere pericolosa.
«Perchè no?» sbuffò.
«Io... Non me la sento.... E poi mi ha scritto per educazione... Non per interesse...» abbassò lo sguardo.
«Ma prima o poi lo dovrai affrontare...» sussurrò Kristin mettendogli una mano sulla spalla. «Vero, e poi scusa non lo dovrai vedere a scuola? Ormai il tuo fantastico dipinto è finito, non hai scuse devi tornarci, e poi l'intervallo senza di te è così noioso!» continuò la mora.
«Ehm... Non ci avevo pensato... E poi... Non è finito... Quindi...».
«Come no? A me sembra perfetto».
«Grazie... Ma in realtà manca...».
Gerard si alzò per prendere sulla scrivania il bozzetto che aveva fatto sei giorni prima a matita, era un pò storto ed anche venuto male, ma ci aveva segnato tutte le misure e le proporzioni e poi si vedeva molto chiaramente il ragazzo di spalle.
Le due amiche lo esaminarono attentamente.
«Scommetto che in cinque minuti lo puoi disegnare» disse sicura Christa.
«No che non posso, quel tizio di spalle è molto più di un tratto a matita».
«Rappresenta qualcuno o... forse  qualcosa?» domandò la bionda.
Gerard restò un attimo in silenzio come se non trovasse le parole.
«È Frankie, vero?».
«Sono così prevedibile?» sorrise leggermente.
«Glielo devi dire!» rispose tutta entusiasta Christa come se avesse avuto un'illuminazione.
«Sei per caso impazzita? Io non voglio proprio vederlo! Figuriamoci se voglio dirgli una cosa così personale, imbarazzante, orribile, infantile e...».
«Calmati CiccioGee! E poi è una cosa troppo dolce, Frank merita di saperlo» lo interruppe la ragazza di suo fratello.
«Sempre il solito... Se non glielo dici tu...».
«FERMA CHRI, NO, NO, NO, NO, NO, STAI SCHERZANDO VERO?».
«Sono seria come quando il mio amore risolve equazioni».
Gerard lanciò un'occhiata a Kristin per cercare il suo conforto, ma lei era dalla parte della sua amica, era ufficialmente in trappola e fottuto. «Facciamo un patto!» disse dopo aver pensato alla svelta.
Le due alzarono un sopracciglio curiose di sapere.
«Quando finirò la parete, gli dirò tutto, non ha senso dirlo se non c'è ancora, vero? Così sarò pronto mentalmente!» propose speranzoso.
«Mmh... Va bene, ma devi giurare sul caffè e devi anche tornare a scuola!»
«Ma a scuola c'è lui! Io non voglio vederlo o ancora peggio parlarci!».
«Ci penseremo noi a tenerlo lontano!» ribatté Kristin.
«Va... Va bene».
Gerard non sapeva esattamente in che guaio si stesse cacciando, ma si voleva fidare delle sue amiche e sperare che tutto andasse bene, si era messo un bel peso sulle spalle, e poi avrebbe solo dovuto dirgli di averlo disegnato, quanto poteva essere difficile? Non doveva mica confessargli il suo amore malato e strambo, no? Forse quella era un pò una dichiarazione... Ma se alla fine era fidanzato, poco contava che sapesse di essere in un dipinto, che poi poteva omettere la parte che era sulla parete della sua fottuta stanza, anche perché lì, il nano gli avrebbe chiesto direttamente in un ingiuzione di chissà quanti kilometri e Gerard non voleva andarci in Messico...

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