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Non era andato a scuola, ovviamente non ne aveva la minima voglia e ci sarebbe voluta una gru per spostarlo dal letto, per fortuna che sua madre non gli aveva fatto domande, conosceva fin troppo bene suo figlio e il naso congestionato in questo caso aiutava molto, se gli fosse passato, avrebbe potuto fingere di avere la febbre.
Tutto ciò che voleva, era dormire e dimenticare tutto quello che era successo, eppure, non ci era riuscito e all'una e un quarto, era pronto ad aspettare il fratellino davanti alla porta come si aspetta il corriere che ti sta portando la maglia della tua band preferita.
Lui ovviamente era andato a scuola, avevano due modi diversi di affrontare le cose, ma almeno il piccolo Way aveva le braccia di Kristin a consolarlo.
Per un attimo pensò che la cosa positiva di tutta la storia di Frank era che, aveva trovato delle amiche a dir poco favolose, che poi una era sua cognata, ma probabilmente senza Christa, avrebbero scambiato solo i convenevoli, quindi era più che felice di averle trovate. Almeno con le amicizie era fortunato, in amore... Lasciamo stare che è meglio.
Ma proprio di un nano da giardino iperattivo, adorabile, divertente, interessante, sexy, intelligente, porno si doveva innamorare?
Qualcuno di meno impegnativo no, eh? Con tanta gente idiota nel mondo... Con tanti cantanti e attori fighi e perfetti per cui fangirlare...
Sospirò, Frank era meglio di tutti perché... Beh, perché era Frank! Non c'era bisogno di dire i motivi perché erano infiniti e basta.

La serratura scattò e lui fu svegliato dal suo stato di trance, se non si fosse spostato gli sarebbe arrivata la porta in faccia.
Sì, era sempre il solito imbranato.
Mikey si palesò davanti alla sua faccia e lo osservò riducendo gli occhi a due fessure come se lo avesse trovato diverso da come lo aveva lasciato.
«Non è che hai di nuovo visto mamma cucire e sei rimasto scioccato dall'ago grosso?» chiese il minore spalancando gli occhi.
«No, no, no! E poi è successo solo una volta mille anni fa!» rispose un pò offeso. Che c'era di male se aveva un pochino timore degli aghi?
Okay, forse "un pochino" era riduttivo, ma non doveva pensare a quello in quel momento.
«Menomale» rispose l'altro che lo scansò per buttarsi sul divano come faceva sempre appena tornato da scuola.
«Allora? Come è andata?» chiese sul punto di mettersi a fare la checca isterica per sapere cosa diavolo era successo in quelle ore in cui era mancato, non aveva senso fingere non curanza, voleva disperatamente sapere tutto, tutto. Gli sembrò di essere una anziana che guardava le telenovela spagnole e che aveva perso l'ultima puntata per aver schiacciato un pisolino e quindi aveva disperato bisogno che qualcuno le raccontasse cosa fosse successo, quello era decisamente il suo mood.
Solo che la telenovela in questione era "Le avventure emo di Gerard Way".
«Ho detto a tutti che eri malato, e quindi sperano che tu stia meglio e che torni presto, Christa ti manda a dire, cito testuali parole, "apri il maledetto telefono CiccioGee"».
Gerard rise immaginando la ragazza infuriata.
«E Frank...» continuò Mikey non trovando le parole.
«Frank cosa? Sta bene? Non gli è successo nulla vero? È sempre bello come il sole? O aveva qualcosa di strano? Oddio il mio...» si bloccò prima di sclerare completamente, ma si avvicinò lo stesso al divano per sentire meglio e non perdere una virgola.
Come risposta l'altro si alzò per mettere un braccio intorno alle spalle del fratello, lo doveva calmare in qualche modo, anche se ci sarebbe voluto il sedativo per cavalli come minimo.
«Calmo fratello! Stava bene all'apparenza...».
Gerard deglutì nervoso.
«In che senso? Avete parlato?».
«Sì, mi ha detto di salutarti, io gli ho risposto che lo avrei fatto, una conversazione di giusto cinque secondi, non ha detto nulla di che, però boh, aveva un'aria... Triste... Non come al solito, un pò malinconica ecco».
Il maggiore fece solo un sospiro e si incupì.
«Non ha parlato molto con noi in generale... È andato subito da quella ragazza con i capelli neri... Kristin mi ha detto che si chiama Jamia... È... Insomma... È lei, Gee?». Mikey abbe paura di aver parlato troppo, di aver detto le cose sbagliate e magari di averlo ferito.
«Già, è proprio lei» sospirò guardandosi le ciabatte.
«Forse aspetta che siamo tutti insieme per presentarla una sola volta, per questo era triste...» continuò facendo finta di non avere il cuore a pezzi.
Parlare della realtà gli faceva bene almeno, doveva smetterla di sognare ad occhi aperti e di pensare a lui.
«Secondo me tu sbagli, avrebbe potuto presentarla benissimo oggi, non aspetta che siamo tutti, perché non stanno insieme!» disse Mikey con veemenza.
«No Mikes, fidati, tu non li hai visti, stanno proprio insieme!».
«Per me no Gee, sono cose che pensi tu!».
«Vedrai che è come dico io, lui aspetta il momento giusto».
«Allora vieni a scuola e vediamo cosa fa».
«Per il momento preferisco restare a casa...».
«Non puoi stare a casa per sempre Gee!».
Sapeva che suo fratello aveva ragione, non poteva chiudersi dentro, ma era l'unica cosa che lo faceva stare meglio, lì era al sicuro, nessuno poteva ferirlo. Aveva bisogno di tempo per guarire, ma doveva farlo da solo e con calma, ce l'avrebbe fatta.
In quel momento era frustrato, ma sarebbe passato, doveva solo trovare un modo per sfogarsi, e forse sapeva giá cosa fare.

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