FEDERICO CHIESA
"Ora la chiamo e le dico che sono malato" dissi a Gil mentre mi guardavo allo specchio, lui stava seduto sul mio letto a mangiarsi una mela
"Di mente?" chiese continuando a masticare
"Ah ah ah, spiritoso davvero. Non piacerò ai suoi cugini, non piacerò ai suoi zii, non piacerò ai suoi nonni, piacerò solo ai suoi fratelli e solamente perché so già che a loro piaccio!" esclamai esasperato.
Era il compleanno di Massimiliano e Tea mi aveva invitato alla cena che avrebbero dato per festeggiarlo, insieme a tutti i parenti, di gran lunga di più di quelli che avevo conosciuto e alcuni amici, ogni occasione era buona per festeggiare.
Io davvero volevo conoscere la sua famiglia, ma avevo paura di loro. Un conto era stata quella Viglia, ero lì per lei, ora ero di nuovo lì per lei, ma in un senso completamente diverso. Non avevo mai partecipato ad una cosa del genere, di Vittoria conoscevo solo i genitori.
"Stai tranquillo e sii te stesso, però sorridi di più. E cerca di prendere le cose meno sul personale, e non..."
"Devo essere me stesso o no?" Gli chiesi confuso
"....no"
"Che amico che sei" borbottai guardandomi un'ultima volta
"Ora esci" disse aprendomi la porta
"Questa è casa mia" risposi portandomelo dietro e sbattendo la porta alle nostre spalle."Remie" sentii urlare una voce dietro la porta "mettimi giù" disse la mia ragazza; sì Remie, mettila giù. Tieni le mani a posto.
La porta si aprì rivelando un ragazzo sorridente che mi teste la mano "Finalmente Federico, io sono Remie" disse
"Ciao Fede" disse Tea, o meglio la parte di lei che andava dal suo sedere in giù, Remie si girò mostrandomi la faccia della ragazza che aveva appeso sulla sua spalla a mo' di salame
"Ehi" le dissi cercando di darle un bacio, ma Remie si chinò per buttarla giù. Mi prese per mano e mi portò nel salotto dove c'erano i suoi fratelli e altri ragazzi
"Ma quello è Federico Chiesa?" sentii mormorare due o tre di loro
"Lui è Federico" disse Tea ai ragazzi
"Ti prego, possiamo fare una foto?" dissero alcuni che dovevano essere amici di Massimiliano, sorrisi e li accontentai, poi iniziai a parlare un po' con tutti
"Non ci avevi detto che Chiesa era tuo amico" disse uno di loro
"Già, amici di famiglia" rispose Massimiliano mimandomi poi con le labbra "o fidanzato della sorella"
gli risposi scuotendo la testa divertito tornando alla conversazione
"Ma non è che ti interessa Tea?" chiese uno di loro e mi sentii pietrificato, dovevo avevo sbagliato? Ma sentii subito Remie rispondere "Cosa dici Lollo!"
"Dai, è tutto il tempo che la guardi, e poi siete sempre stati così...affettuosi tra di voi" continuò il ragazzo ma Remie decise di ignorarlo. Pochi istanti dopo arrivò Tea che mi chiese di seguirla, prima di allontanarci notai la linguaccia che le fece il suo amico francese e il suo sorriso divertito che restò un po' troppo a lungo fermo sulla faccia di lei.
Mi portó al piano di sotto, dove c'erano il resto della famiglia e gli avanzi della cena, io e gli altri eravamo stati invitati per il dolce. Strinsi la mano a tutti i componenti della famiglia che non conoscevo, Tea aveva già spiegato loro che per il momento avremmo tenuto questa relazione nascosta.
Non andò troppo male, forse perché rimanemmo giù poco, forse perché l'attenzione si spostò più sul litigio tra suo nonno e il resto dei presenti su come fare il calciatore fosse un lavoro o no, ma tutto sommato sembravano uniti, almeno all'apparenza. Avevo imparato che, nella famiglia di Tea, l'apparenza salvava molti segreti."Avevo paura di conoscere la tua famiglia" le dissi mentre stavamo distesi nel divano letto in mansarda, con una mano le accarezzavo i capelli mentre guardavamo il cielo dalla piccola finestra sul tetto
"Sono tipi carini se sei nuovo, o se non hai il loro sangue" disse sospirando profondamente
"La fai un po' tragica così"
"Parenti serpenti, fratelli coltelli"
"Non penso che i miei o i tuoi fratelli siamo tipi cattivi" le dissi
"Pensi che conoscerò mai la tua famiglia?" mi chiese un po' troppo velocemente
"Può darsi" risposi soltanto, e sentii che si tendeva al mio fianco, pensavo scusa Tea se non sono quello che vuoi ma non so lasciarti andare
"Conoscevi la famiglia di Rio?" le chiesi dal nulla
"Solo la sua mamma, il suo papà era molto lontano. Siamo state amiche come sai ma ora ha cambiato città e ha tagliato tutti i ponti con il passato...no, non sono triste, continua a guardare le stelle. Avevamo solo Rio in comune, e qualche chiacchiera formale. Non aveva altro oltre al figlio, la capisco, forse l'avrei fatto anche io, mi dispiace comunque che sia finita così"
"Ti è mai interessato Remie?" le chiesi anche se sapevo già la risposta, la sapevano tutti
"Non nel senso in cui mi interessi tu" mi rispose guardandomi
"No, non sono triste, continua a guardare le stelle" le dissi imitandola
"Mi piace guardarti" rispose mentre iniziavo a guardarla anche io
"Posso dire lo stesso" risposi ammiccando e facendola gongolare "Devo andare a prendere il pigiama"
"Non ti servirà un pigiama, stasera" disse iniziando a baciare il mio collo.
E da lì fu un'emozione continua, vederla spogliarsi dei suoi vestiti e delle sue paure, vederla contorcersi per il piacere e sentirla invocare il mio nome. Sapere che ero io che la facevo stare così bene, sapere che si stava fidando e che voleva anche lei farmi stare bene. Era tutto troppo bello. Lei e la luce delle stelle che entrava dalla finestra.
Lei nuda tra le lenzuola, tra le mie braccia. Io e lei per la prima volta, la prima di Mille e anche di più. Sapevo che ero il primo dopo Rio, sapevo che era difficile per lei, sapevo quanto bene mi volesse per lasciarsi andare.
"Tea" mormorai mentre entravo dentro di lei, la sensazione era troppo piacevole, ma quando aprii gli occhi la sua faccia mostrava sconforto "Ti fa male?"
"Un po', l'ultima volta è stato così tanto tempo fa...spingi ancora un po', passerà" disse e sapevo che stava cercando di non non pensare a quel dolore. Quando si aggiustò a me il piacere prese il posto della sofferenza e la sentii farsi libera sotto di me. Volevo baciarla ogni volta che i miei occhi incontravano il suo viso, la sua testa piegata all'indietro, la schiena inarcata.
Certe cose non si possono descrivere.Il sole dalla finestra illuminava i nostri corpi sul materasso, lei era già sveglia, non lo potevo vedere perché la sua schiena era appoggiata al mio petto, ma lo sapevo. Con il braccio che la cingeva le strinsi un senso e la sentii sussultare. Si girò fingendosi arrabbiata ma stava solo trattenendo un grande sorriso.
"Hai finito di toccarmi?" chiese puntandomi un dito nel petto
"Non finirò mai" dissi stringendola di più al mio corpo "sai che ti devi alzare tra poco?" annuì mormorandomi che voleva rimanere così tutto il giorno ma avevamo entrambi i nostri impegni."Buongiorno" disse Massimiliano mentre entravo in cucina squadrandomi dalla testa ai piedi "Oh mio Dio, ti sei scopato mia sorella" quasi urlò spalancando gli occhi
"Non è vero" replicai cercando di mostrandomi sicuro
"Sei un falso, si vede, non mentire" disse calmo scrollando le spalle e continuando a mangiare
"E non mi vuoi picchiare?"
"Oh credimi ho voluto e ne abbiamo parlato, ma non per questo. Non voglio sapere niente comunque, non ti azzardare, è pur sempre mia sorella, ma togliti quel sorrisino dalla faccia, e quell'aura da soddisfazione post sesso" disse facendomi scoppiare a ridere.Due caratteri diversi
prendon fuoco facilmente
ma divisi siamo persi
ci sentiamo quasi niente
Siamo due legati dentro
da un amore che ci dà
la profonda convinzione
che nessuno ci dividerà
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90° minuto || Federico Chiesa
FanfictionCosa succede quando il mondo anonimo di un'adolescente di città incontra quello luminoso e chiacchierato di un calciatore di serie a?