TEA PARADISO
"Vaffanculo" urlai alzandomi dalla sedia
"No Tea, vaffanculo a te. Non ti si può neanche più parlare che sbotti. Ma cos'hai? Sei così stressante in questi giorni" disse guardandomi negli occhi
"Esci da qui,subito"
"Esci tu, è casa mia"
"Bene!" urlai cercando la mia giacca
"Tea, non devi andare via per forza, possiamo parlare e risolvere" disse cercando farmi ragionare, ma ero una testa calda, orgogliosa e permalosa, le avevo tutte insomma. Quindi presi la giacca, lo zaino e mi sbattei la porta alle spalle.
Più tardi ad allenamento il mio umore non era migliorato, anzi, anche l'allenatore della squadra che si allenava con noi mi aveva fatto girare le palle. Sempre gli uomini. Tutti uguali. E pure tutti traditori, solo a pensarci mi veniva da correre via dalla palestra.
"Non vorrei dirtelo perché dopo questa odierai anche me, ma devi darti una calmata" disse Eda nel mezzo di un esercizio
"Io? Davvero? Perché qui sono gli altri che hanno problemi con me"
"Accetta la realtà Dorotea, la colpa è anche tua, ma che hai?"
"È che non ce la faccio più okay? Non sono abbastanza forte. La scuola non va, cioè mi sbatto per sopravvivere lì dentro, e parlo di voti, compagni, professori... A pallavolo Roberto mi fa sempre incazzare e da dopo l'infortunio lo sai, sono peggiorata troppo. Poi sì ci sono due o tra amici che...e va beh e normale, è l'adolescenza.... e litigo con Fede spesso, sai come sono, non so stare in una relazione, non la so gestire" le dissi tra un pallone e l'altro
"Tea, ne parliamo appena finisce l'allenamento" rispose.
Alla fine volevo solo andarmene a casa, e mi mancava Federico. Sì, ero anche lunatica, ma non penso che Eda mi avrebbe lasciato andare così.
"Tea, cerca di viverla bene okay? Va tutto bene, lui ti vuole bene e tu gli vuoi bene, solo metti l'orgoglio da parte. Non sei più da sola. Cerca di capirlo e non farti prendere dalla rabbia.
Per il resto so che è dura, è tutto complicato, ma devi guardare il sole e mostrargli i denti. Non so neanche cosa dirti, nè cosa fare, dipende tutto da te.."
"Grazie, davvero lo apprezzo. Vorrei avere almeno la relazione che avete tu e Giulio..." dissi alzandomi
"Non è che tu non ne sia capace"
"Eda, dai"
"E Rio? Che mi dici di Rio?"
"Che anche lui se ne è andato! Non te ne sei accorta per caso? Lo vedi qui ora? O forse ha preferito drogarsi che immaginare una vita con me?!"
"So che non pensi questo" Eda, al contrario mio, era calma
"Non lo so più quello che penso"Se dovevo parlare con Alessandro lo incontravo al solito bar, il Luce, che non era come il bar Firenze ma gli era davanti e la coca cola costava ben cinquanta centesimi in meno "Ale, non penso che tornerete insieme" gli dissi sorseggiando la mia coca zero
"Ha detto che quel caffè potrebbe non essere stato l'ultimo!"
"Non c'entra nulla" rimarcai mentre cercavo di tenere d'occhio la partita che davano
"Ma perché?" chiese esasperato
"Tu l'avresti detto alla tua ex? Rispondi seriamente" ma non avevo bisogno di risposte, sapevo che l'avrebbe fatto "Esatto"
"Bah vedremo come va" disse e gli sorrisi, non mi ero neanche accorta che era finito il primo tempo, presi il pacchetto e uscii seguita da Alessandro, la partita era ricominciata, dovevo essermi incantata per tutto l'intervallo.
"E a te come va?" chiese accennando alla tv attraverso la vetrata
"Va" risposi aspirando, sentivo lo sguardo di Alessandro che mi incitava ad andare avanti
"Non lo so come va, alti e bassi con lui" dissi riferendomi al numero venticinque della Viola "poi con le amicizie non è un bel periodo, ma è l'adolescenza immagino, e sai, le solite cose..." tagliai corto, la maggior parte dei ragazzi non ti ascolta mai troppo.
Tornando dentro mi fermai a guardare la partita, c'era Giovanni che continuava a lamentarsi del fatto che nessuno gli passasse la palla e Federico che correva avanti e indietro. Probabilmente eravamo in una di quelle cose che le persone chiamano pausa, noi semplicemente non ci sentivamo più. Da una settimana ormai. So che chiedeva di me a Giovanni solo perché anche io chiedevo di lui, e lui sapeva che io chiedevo. Ma nessuno dei due aveva voglia di litigare di nuovo. L'ultima cosa che gli avevo detto era stata Va' a farti una vita, trovati un'altra e qualche voce diceva di averlo visto veramente con un'altra. Io non ci volevo credere, non ora che l'avevo ritrovato. Lì capii che era colpa mia, che stavo perdendo tutto solo perché avevo paura, che stavo perdendo tutto perché non avevo voglia di reagire. Ma io non volevo perdere tutto, non volevo perdere lui per lo meno."Gio, dimmi come sta, perché io sto malissimo" lo supplicai al tavolo. I buoni propositi del giorno precedente erano andati a farsi fottere, ero troppo debole, chi volevo prendere in giro.
"Se vuoi sapere come sta, chiamalo, ti risponderebbe lo sai"
"Gli ho risposto male l'ultima volta..."
"Capita a tutti di litigare" cercò di rassicurarmi Giovanni
"A noi capita troppo spesso" criticai
"Dovete ancora trovare un vostro equilibrio, ma da quanto tirate avanti questa storia? Sono circa cinque mesi, a quest'ora dovreste essere contenti di aver passato metà anno con una persona fantastica, invece tu sei qua, e io dopo sono a casa sua a parlare con lui!" mi dispiaceva che questa storia stesse facendo soffrire anche Simeone ma io davvero credevo di annegare da un momento all'altro
"È bello come sempre?" Gli chiesi
"Eh, di più" rispose ironico
"Secondo te come sta?"
"Non so dire chi stia peggio, magari lui lo fa vedere meno a parole ma ci sono certi atteggiamenti... a volte penso che tu sia l'unica che possa calmarlo"
"Credo che sia più lui ad avere questo effetto su di me"
"Forse hai ragione, potrebbe reprimere il suo dolore per te tuttavia"
"Ormai sei il mio psicologo Gio" dissi dandogli una stretta alla mano
"Quanto male vi fate, tanto bene vi fate" disse comprensivo.Oh I've seen trouble more than any man should bear
But I've seen enough joy, I've had more than my share
And I'm still not done, I'm only halfway there
I'm a million miles ahead of where I'm from
But there's still another million miles to come
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90° minuto || Federico Chiesa
FanfictionCosa succede quando il mondo anonimo di un'adolescente di città incontra quello luminoso e chiacchierato di un calciatore di serie a?