Pianeti, Ultimo

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TEA PARADISO
Finalmente era arrivato sabato. Non avevo più sentito Federico ma almeno avrei visto le mie amiche.
Presi la bici e arrivai a casa di Annachiara, abitare nello stesso quartiere era una gioia troppo grande per una persona pigra come me.
Iniziammo a cucinare, mancava solo Eda. Per loro hamburger e patatine, per me petto di pollo, vaffanculo alle malattie genetiche.
"Vuoi qualcos'altro?" chiese Annachiara buttando la carne nella pentola
"Carote se le hai, come schimico se no? Oh è arrivata, vado ad aprire"
Io e Eda mangiammo metà del nostro piatto prima di uscire nel balconcino e sederci pronte a consumare i nostri grammi. Annachiara non fumava ma uscì per farci compagnia e partecipare alle nostre chiacchiere.
"Da quando hanno tirato fuori quella storia del matrimonio per soldi non mi vuole più vedere" dissi aspirando "Fa schifo come dopo così poco tempo io mi sia già affezionata"
"Mi spiace Tea" disse Eda cercando di rubarmi la canna
"Aspetta, faccio un altro tiro, to', tieni"
"Che vuoi fare ora?" chiese Annachiara, sempre pronta ad ascoltare le persone
"Non lo so, vorrei rivederlo e dirgli che non è vero ma non penso che mi farebbe neanche parlare"
"Tea, non ti ho mai visto rinunciare così in fretta" intervenne Eda ripassandomi lo spinello
"È diverso"
"Lui?" chiese Annachiara
"Tutto" risposi facendo un altro tiro
"Ti piace?" era la voce di Eda a rompere il silenzio
"Come si fa a capire?" risposi io che me l'ero sempre presa in culo dai ragazzi e risi "Non so se lo voglio capire"
"Io non ti dico che dovresti provarci se non ti senti pronta però dovresti andare avanti" iniziò Annachiara. Sapevo dove sarebbero andate a parare: Rio.
Rio era stato il mio ragazzo, il mio primo vero ragazzo. Faceva la stessa scuola di Massi ma aveva due anni in meno di lui. Si erano conosciuti ad un corso extracurricolare sulla robotica tipo, qualcosa da cervelloni, e da lì aveva iniziato a frequentare casa nostra. Rio non aveva una mamma, abitava con il fratello e il padre, il fratello aveva la mia stessa età.
La prima volta che venne a casa nostra il mio cuore fece un tuffo, sembrava così diverso. Aveva i capelli biondi più lunghi di quelli degli altri ragazzi, e gli occhi verdi. Il naso era sottile e piccolo, le labbra fine, aveva delle occhiaie perenni sotto gli occhi e le sue dita erano lunghe e sottili. Mi piaceva Rio, era un bel ragazzo.
Ogni volta che mi vedeva mi abbracciava e prima di andarsene passava a chiacchierare un po' in camera mia "Cosa sta succedendo tra te e Rio?" mi chiese Massimiliano una volta "Tea non fare quella faccia, vedo come vi guardate"
"Allora perché non fa niente?" gli chiesi con un lamento
"Ha paura che tu lo rifiuti e non vuole perdere la vostra amicizia"
"Massi..."
"Sì lo so, ci parlerò e vedrò cosa posso fare" sorrisi e sorrisi al ricordo prima di sentirmi battere sulla spalla
"Me la passi ora?" chiese Eda
"Sì certo, non mi piace la fine"
Ci alzammo e scegliemmo un film, una commedia, intanto sentivo l'effetto salire, la bocca impastata e l'irrefrenabile voglia di ridere. Sentivo il cuore più veloce e leggero e vidi Rio, un attimo, seduto lá vicino a me; con i suoi occhi gentili e i sorrisi pungenti.

"Io vado" dissi quando ormai la conversazione si era spenta
"Aspettami torno con te" disse Eda alzandosi
"Non torno a casa" tentai di dire
"E dove vai?" chiese Annachiara
"Da Federico" risposi senza guardarle
"Tea è l'una, non puoi andarci da sola"
"Vorrei un fidanzato che mi accompagnasse" mi lagnai
"Se avessi un fidanzato non dovresti andare fin la" rispose Eda
"Acuta osservazione" la incitò Annachiara
"Anny da che parte stai? Magari vorrebbe un autografo... Okay non guardatemi così"
"È l'una e sei fatta dove vuoi andare" disse Annachiara
"Fatto sta che fatta sta" rise Eda battendo le mani e quello bastò per far ridere anche me. Iniziammo così a parlare di nuovo di cose senza senso che mi facevano ridere ancora di più, dopo mezz'ora però mi decisi a partire con la mia fedele bici e le rassicurai dicendo che avrei scritto un messaggio. E il messaggio lo inviai davvero ma solo perché mi ero persa e si erano fatte quasi le due. Anche le due sono fatte pensai riniziando a ridere da sola. Finalmente riuscii ad arrivare al condominio di Federico e suonai senza neanche sapere se fosse in casa. Dopo l'ennesimo scampanellio rispose "Chi è?"
"Chi è chi?" l'effetto della canna si stava facendo sentire
"Tea?"
"Io sono Tea tu chi sei?"
"Hai bevuto?"
"No, non bevo tanto. Ah si, Fede! Sono Tea" risposi acquistando un po' di lucidità
"Tea...non ti lascio tornare a casa così ma non ti aprirò neanche, quando sali vai da Gil Dias, la porta è aperta, gli scrivo che ci sei tu"
"Ma..."
"Niente ma, Tea" e aprii il portone. Salii, passai la porta di Gil salutandola e arrivai all'appartamento di Federico, pregai che la porta fosse aperta. Era aperta! Allora sperava che salissi.
La richiusi piano e mi trovai al buio, cercai il telefono e accesi la torcia, arrivai in camera sua, stava dormendo, o almeno sembrava. Mi tolsi le scarpe, il giubbotto, i guanti e la sciarpa lasciando che tutto cadesse per terra, poi mi arrampicai sul letto e mi stesi accanto a lui senza dire e fare niente, fu lui il primo a parlare, doveva essere la mia sera fortunata.
"Perché sei qui?"
"La porta era aperta"
"Devo essermi scordato di richiuderla"
"Mmh"
Stare là in silenzio mi faceva pensare e i pensieri si collegavano tutti a Rio. La prima volta che l'avevo conosciuto, ogni sigaretta fumata insieme sotto casa, la mia prima volta, la gita a Venezia...mi accorsi di stare piangendo solo quando sentii le lacrime sul collo, tirai sul col naso e Federico si girò non dandomi più la schiena
"Piangi?" Chiese con la voce più profonda e bassa del solito
"Forse un po' "
"È colpa mia?" probabilmente c'era un po' di preoccupazione nella sua voce ma io nella mia testa avevo di fianco Rio
"No" risi e con me rise anche Rio "Fede, mi credi almeno un po'?"
"Sì, almeno un po'"
"Ho fame"
"Ma sono le tre di notte!"
"Ho davvero fame" dissi e mi alzai, era giunta l'ora di schimicare non riuscivo più a trattenere lo stimolo "vuoi qualcosa?"
"Per l'amor del cielo, no!"
"Okay, ci vediamo dopo" mi alzai e cercai tutto quello che trovai di salato, maledette malattie genetiche, avere voglia di dolce ma non poterlo mangiare. Preparai un panino e mi sedetti contemplando il muro, solo la luce dell'iphon a farmi compagnia
"Sei incinta?" chiese una voce facendomi sobbalzare, sentii i passi di Federico avvicinarsi a me
"Ma sei scemo!"
"Allora perché hai fame?"
"Mi sono fatta una canna, idiota"
"Tea..."
"Niente Tea" risposi ridendo al ricordo della sua battuta uguale di prima
"Ti fa male, smettila, non so se riuscirò a starti vicino se ti droghi"
"È una droga leggera Federico, me ne faccio una ogni mese tipo, mica ne sono dipendente. Mi fa stare bene e stop, sto bene, fidati"
"Già, fidati" disse con amarezza
"Vuoi un morso?" chiesi per sdramatizzare, sorrise e rifiutò "So che non ti fidi ma almeno ho provato a farti cambiare idea" un sorriso amaro prese posto tra le mie labbra e andai in cucina a riportare il piatto, poi in camera sua per rimettermi le mie cose.
"Rimani" disse stanco, forse perché era notte, forse perché non mi voleva sapere fuori a quell'ora
"Sei sicuro?"
"Sì" disse allungando in pigiama e uno spazzolino. Uscita dal bagno passai per la sua camera per auguragli la buonanotte per poi dirigermi al divano.
"Vieni qua" sussurò e io mi infilai accano a lui sotto le coperte. Mi abbracciò facendo il cucchiaio grande e mi strinse per un po' poi ci addormentammo.

90° minuto || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora