Buenos Dias, Fred De Palma

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FEDERICO CHIESA
"Sapevo che non avresti pensato a nulla fino giorno prima" sospirò Alice
"Pensa tu" la zittii con i nervi a pezzi
"Intanto gira di qua" disse ignorando il tono di voce che avevo usato, probabilmente perché mi capiva
"Dove stiamo andando?"
"In un centro commerciale"
"E tu pensi che le possa regalare qualcosa che si trova in in centro commerciale?" domandai ridendo quasi
"Scusa tu dove compri i regali?"
"Ma non posso prenderle qualcosa che prenderei a qualcun'altro"
"Non state neanche insieme" mi provocò
"Questo non cambia quello che provo per lei!" sbottai, Alice mi stava facendo arrabbiare in maniera spaventosa
Calò il silenzio, parcheggiai dovre trovai posto.
"Riniziamo" disse "Cosa le piace?"
"Mmh non lo so così su due piedi.."
"Usa la testa allora tesoro"
"Gioca a pallavolo,legge..."
"Ginocchiere, un pallone?"
"Banale"
"Il suo libro preferito?"
"Se è il suo preferito ne avrà come minimo una copia" le risposi ovvio
"Continua così e scendo"
"Hai ragione, scusa" mormorai riprendendomi "è molto legata a suo fratello, che sta in Danimarca.."
"Regalale un biglietto aereo,no?"
"Potrebbe essere un'idea, ma teniamola come ultima che forse la stressa solo con la maturità"
"Altro"
"Ha intenzione di restare a Firenze l'anno prossimo? Perché se no puoi farle qualcosa di personale così si ricorderà di te"
Esisteva la possibilità che non sarebbe rimasta a Firenze? Sentivo alcuni brividi sulle braccia e la forza mancare.
Era un pensiero che non mi aveva mai vagamente sfiorato.
"Non lo so.." sussurrai "Ti riporto a casa" le dissi improvvisamente stanco, lei annuì "Non sapevo provassi qualcosa"
"Neanche io finché non te l'ho detto" risposi
"Feder.."
"Ho trovato, ti riporto a casa" e sgommai deciso nella mia idea.

"Pronto, Annachiara?" chiesi impaurito tormentandomi il mento
"Chi parla?" rispose lei
"Federico, Federico Chiesa. Ho chiesto a Gil il tuo numero perché vorrei fare una sorpresa a Tea"
"In realtà avevamo pensato di trovarci noi"
"Per fav.."
"La stai trattando di merda perché dovrei?"
"Per riscattarmi, ci ten.."
"Vorrei che non soffrisse almeno il giorno del suo compleanno"
"Te lo giuro, non.."
"Non mi fido, ma va bene. Non farmi pentire. Spero che tu ci tenga veramente a lei"
"Non sai quanto, comunque comprende anche voi. Ora ti spiego"

Nel mio cellulare continuavano ad arrivare messaggi minatori: CI STA ODIANDO PER COLPA TUA, PASSERÀ QUESTE ORE AD INSULTARCI, NON CE LO PERDONERÀ MAI, SEI UN UOMO MORTO
ma mancava ancora tanto a mezzanotte, e non potevamo fare altro che aspettare.
Alle undici e mezza però ero già sotto casa sua, indeciso se scendere già ora o aspettare ancora. Scesi e suonai il campanello.
Nessuno rispose,risuonai. Tea era in casa lo sapevo, avevo chiesto a Massimiliano di convincere i suoi a uscire, al massimo c'era Erminio in casa, perciò quando la porta venne aperta lo salutai senza guardarlo
"In realtà mi chiamo Lorenzo" disse una voce che non era quella di Erminio, mi fermai che ero già arrivato alle scale
"Tu chi sei? E non ti hanno insegnato che non si deve aprire senza chiedere chi è?"
"Lorenzo ti ho detto, e il piacere è tutto tuo. Per la cronaca ho aperto solo perché Tea ha detto che alla porta c'era un certo calciatore al quale non dovevamo aprire. Speravo che fosse qualcuno di interessante ma..."
"Ma hai trovato me, mi spiace, vado di fretta, saluta Erminio" gli dissi scappando via, quella maledetta mi aveva visto dalla finestra, dovevo trovarla
"Dorotea" la sua stanza era vuota "non ho voglia di giocare a nascondino con te" guardai in bagno ma nulla, poi sentii un tumore e mi girai, stava correndo giù per le scale.
"Fermati, porca puttana" le urlai ma non mi ascoltò, la rincorsi fino al salotto e poi in taverna, aveva iniziato a urlare di lasciarla stare.
Erminio e Lorenzo stavano giocando alla play con altri due ragazzi, tutti impegnati ad assistere alla scena.
"Presa" esclamai afferrandola per la vita
"Lorenzo, aiuto" si lagnò "Lasciami brutto zoticone"
"Dammi due minuti, andiamo su e ascoltami per 120 secondi, solo questo ti chiedo" le sussurrai per evitare che tutti ci sentissero, lei si alzò e se ne andò in camera sua, io al seguito.
"Manca poco al tuo compleanno"
"Si, e sono così piena di amici che sono fuori a festeggiare e non a casa in pigiama, e ho un amorevole ragazzo non una bestia di Satana" disse sarcastica, fece male comunque
"Ho bisogno di questa serata per riscattarmi" iniziai "fidati di me, seguimi"
"Federico, sono stanca di fidarmi di te, lasciami stare. Rimani qui fino a mezzanotte se vuoi, fammi gli auguri e poi vattene, voglio andare a letto e sentire quel calore che mi danno le coperte e non più tu..." era veramente tanto stanca
"Tea, ti prego" eravamo entrambi sul punto di piangere, ma nessuno avrebbe ceduto "Ti porto via da qui"
Annuì così piano che all'inizio non credevo fosse vero, l'abbracciai da dietro lasciando che la mia testa prendesse posto nell'angolo tra la spalla e il collo, la coccolai un po', ma non troppo, sapevo che non le piaceva particolarmente, il che era strano, ma lei era tutta strana. Uno strana carino, dolce, interessante.
"Mi cambio, girati" disse staccandosi
"Sai che ti ho già vista nuda vero?"
"Si ma io vorrei che tu riuscissi a uscire da questa stanza senza un'erezione nei pantaloni" disse beffarda
"Ti odio, hai maledettamente ragione e ti odio" dissi girandomi e ridendo " ma posso dare giusto una sbirciatina?"
Mi arrivò addosso qualcosa che si rivelò essere un reggiseno, uno di quelli brutti che le ragazze usano in casa, un po' vecchio, almeno era quello che la mia esperienza mi aveva insegnato, ma sapere cosa conteneva...
"Ti odio, Dorotea" dissi tra me e me "ma quanto mi prendi non lo so nemmeno io"

"Guarda qua e sorridi" le dissi tirando fuori là Polaroid
"Non voglio sorridere a te" rispose ancora offesa, non le era mica passata
"L'ultima foto da diciottenne la vuoi fare triste?"
"Se me la fai tu si"
"Metti da parte quell'atteggiamento da bambina viziata e sorridi dannazione"
"Se tu mi facessi sorridere lo farei" rispose lasciandomi senza parole, dovevo avere davvero una brutta faccia perché si pentii di quello che mi disse e mi mise una mano sulla coscia, dove sarebbe rimasta per tutto il viaggio "puoi farmi la foto, Fe'"
La guardai e sorrideva, non il solito sorriso bellissimo che mi faceva di solito, ma neanche uno falso. Presi la Polaroid e la scattai, poi ne scattai un'altra. Una me la volevo tenere io.

Vedo te che ti allontani dalla ferrovia
Siamo passati dal buongiorno al buenos dias
Ti chiamo al telefono
Cade la linea, lo tiro via
E ho trovato un reggiseno tuo in tintoria
E mi chiedo cosa da te mi ha spinto via
Chiedi perché rido
Ti rende irascibile la mia ironia
Di te mi resta solo questa melodia
E la sento sempre meno mia
Baby, buenos dias

90° minuto || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora