TEA PARADISO
"Devo andare all'ospedale, non so bene perché, ma Federico mi ha detto di andare" annunciai uscendo dalla mia stanza
"Tea sono le dieci passate e domani hai scuola" disse mio padre
"Il mio ragazzo ha bisogno di me, e io questa volta non posso non essere abbastanza. Mi accompagni tu o vado in scooter?" serrai le braccia sul petto
"Ti accompagno io" disse infilandosi le scarpe. Presi filtrini, cartine e tabacco, un accendino, tre cuscini, fazzoletti e delle monete e partimmo
"Grazie mille papà" gli dissi lanciandomi fuori dalla macchina
"Facci sapere cos'è successo" lo sentii urlare mentre entravo nell'edificio.Diedi un rapido sguardo alla saletta d'attesa dopo averne passata una più grande occupata da un po' più di quattro persone in lacrime alle quali non avevo prestato troppa attenzione.
C'erano quattro ragazzi, il primo che misi a fuoco fu Pietro, poi Gianmarco, Federico e infine Matteo, mi chiedevo dove fosse Vittorio. Mi avvicinai a Federico, nessuno di loro si era mosso. Lui rimase fermo seduto, mi inginocchiai tra le sue gambe e presi il suo viso tra le mani facendogli alzare gli occhi. Erano gonfi e rossi, posai le mie labbra sulle sue senza fare un movimento. Federico non reagì. Mi spostai di pochissimo, giusto per avere lo spazio per muoverle "Amore" sussurrai, per la prima volta lo stavo chiamando così, era uscito e basta. Lui sembrò risvegliarsi da uno stato di trance
"Vittorio è....un incidente....sono passate ore....Vit.." mi prese la testa fra le mani e appoggiò la fronte sulla mia, le lacrime dalle sue guance cadevano sulle mie mischiandosi. Non ci potevo credere, non sapevo cosa dire, cosa fare. Volevo così disperatamente aiutarlo, aiutare Vittorio, eppure ero così impotente. Dopo un paio di minuti lasciò la presa, girai fuori i fazzoletti e glieli passai. Andai verso Gianmarco e lo abbracciai, le sue braccia si attaccarono alla mia figura "Vuoi qualcosa da bere?" gli chiesi, fece cenno di no e continuò a camminare.
Andai verso Matteo, era quello con cui avevo parlato di meno, che conoscevo di meno. Gli passai dei fazzoletti, non si mosse. "Vuoi qualcosa da bere?" chiesi anche a lui, seguito da un "Un cuscino?"
"Sì grazie, per mettermi a dormire mentre il mio migliore amico sta morendo!" sbraitò, mi morsi il labbro per trattenere le lacrime ma avevo iniziato a tremare. Pietro si girò verso di noi, ci raggiunse con quattro passi lunghi e mi portò sulle scale di emergenza esterne
"Capiscilo" mormorò togliendosi il cappuccio
"Lo capisco" gli dissi, ma non potevo smettere di tremare
"Che hai? Freddo?"
"No"
"Capiscilo" ripetè, nella mia testa risposi allo stesso modo di prima. Allungai tabacco, filtrini e cartine; lui ne fece velocemente una su, io molto più lentamente
"Se Vittorio sopravvive smetto" disse, più a se stesso che a me.Erano circa le tre di notte. Matteo aveva infine accettato il cuscino mormorandomi delle scuse; anche Pietro e Gianmarco l'avevano preso, ma nessuno dei tre dormiva, stavano stesi sulle sedie con gli occhi aperti.
Federico era steso con la testa appoggiata sul mio grembo, la mia mano volava tra i suoi capelli seguendo un percorso preoccupato, pensieroso.
Era da quando ero fuori con Pietro, più di due ore prima che nessuno parlava.
Prima di sedermi ero stata anche a fare un giro nella chiesa dell'ospedale. Non sapevo se definirmi cristiana, ma in qualcosa credevo, e ci credevo con tutto il mio cuore.
Vidi un medico entrare nella sala d'attesa dove c'erano quelli che avevo scoperto essere i familiari di Vittorio.
Era pelato, di costituzione abbastanza robusta e con un'espressione di desolazione negli occhi
"Abbiamo tentato di tutto ma vostro figlio non ce l'ha fatta"
Matteo cadde a terra preso dalle convulsioni, urlava e piangeva; poi scattò in piedi e iniziando a correre verso le porte dietro le quali il medico era sparito "Esci da quella cazzo di sala, Vittorio, torna qui!" Federico e Gianmarco lo afferrarono velocemente e lui cadde per terra. Pietro si era inginocchiato accanto a lui, Gianmarco cadde come un peso morto su una sedia accanto a loro, io mi avvicinai a Federico, lui si piegò su di me appoggiando la fronte sulla mia spalla, piangevano tutti e quattro copiosamente, piangevo anche io.Era ormai mattina e ancora nessuno si era mosso.
Il braccio di Federico pendeva inerme sulle mie spalle mentre la mia testa era appoggiata al suo petto, Matteo era disteso sui nostri grembi. Pietro e Gianmarco seduti per terra.
"Dovrei proprio andare ora purtroppo" sussurrai al ragazzo accanto a me che aveva tenuto sempre gli occhi chiusi, annuì stancamente
"Matteo..." tirò su la testa, poi il resto del corpo
"Grazie mille Tea, ciao" provò trasmettermi tutta la sua gratitudine ma il suo stato era pietoso, annuii lasciandogli un sorriso timido, si alzò anche Federico che aveva allenamento da lì a poche ore, abbracciò a lungo Matteo e uscimmo.
"Odio il mio lavoro in queste occasioni, non posso proprio non andare"
"Non puoi parlare con i dirigenti?" Gli chiesi sapendo quando male stesse
"No, Tea, se ti dico che non posso, non posso, puoi non cercare di contraddirmi per una volta?" sbraitò al voltante, annuii
"Ti lascio qui, sono già in ritardo, non potevi venire all'ospedale in scooter?"
"No che non po.."
"Ecco, qui, scendi" scesi senza dirgli una parola, non eravamo troppo lontani da casa mia ma farmela a piedi era l'ultima cosa che volevo
"Ciao Fe" dissi senza ricevere risposta."Notte di festa? Hai una faccia" disse Elisabetta entrando in classe
"È morto un amico di Federico" dissi semplicemente, tacque
"Vuoi un té?" mi chiese Serena che era rimasta seduta accanto a me, scossi la testa senza neanche ringraziarla.
Sapevo che in quel momento volevano farmi sentire meglio, ma non trovavano parole, non c'erano parole.Mai mi scorderò di te
Per sempre tu sarai
Dentro ai pensieri miei
Mai mi scorderò di te
Per sempre tu sarai
La stella che lassù
Da guida mi farà
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90° minuto || Federico Chiesa
FanfictionCosa succede quando il mondo anonimo di un'adolescente di città incontra quello luminoso e chiacchierato di un calciatore di serie a?