TEA PARADISO
Erano passati sei gironi ed ero riuscita a non scrivergli, eppure lo avevo pensato, anche solo per le piccole cose.
Se vedevo un video che lo avrebbe fatto ridere, se passava una canzone che mi aveva fatto conoscere lui, per sapere se aveva ansia per l'esame di domani, ma non gli avevo mai scritto. Ero arrivata alla chat, ma mai a scrivere il messaggio.
Non stavo bene però, neanche un pochino.
E non mi servivano le mie amiche, certo era brutto anche perché pensavano di non valere niente per me, ma semplicemente vedevo tutto sfuocato, se si può dire.
Almeno stavo andando un po' meglio a scuola, mi allenavo con più costanza, e dormivo e di più. Le mie occhiaie ringraziavano.
Cercavo di concentrarmi sulle cose belle, sui piccoli dettagli che mi facevano felice, come la sigaretta fumata dopo scuola con Elisabetta, o le chiacchiere con Eda ad allenamento.
Nessuno aveva tirato fuori il nome di Federico comunque.
Però erano le undici e stavo aspettando che Remie si collegasse su Skype, appena mi chiamò però non sentii la sua voce ma quella di mio fratello
"Se non sapessi che stai con Chiesa penserei che tra voi due c'è qualcosa"
"Non sta con Chiesa"
"Non provo nulla per Remie" dicemmo all'unisono
"Perché il mio, e sottolineo mio, amico, sa più cose della mia sorellina di me? Tenendo conto che ora non stai neanche con Federico.."
"Smettila di fare allusioni che non esistono"
"Sai che c'è un legame speciale tra chi fuma" disse Remie a Massimiliano
"Peccato che fumi anche io" Commentó mio fratello
"Tu non dovevi uscire con Sarah?" gli chiese il francese
"Ah, come mai il tuo compagno di stanza sa più cose di te della tua sorellina?" lo stuzzicai
"Sono in ritardo per la lezione, ciao Tea, ci sentiamo presto" urlò Massimiliano uscendo
"Secondo te l'ha capito che lo so già da tanto?"
"Nah" rispose Remie "certo che è dura fare lezione senza libri, alle undici di sera poi" ridemmo insieme
"Raccontami come stai dai" mi spronò lui
"Insomma Remie, mi manca"
"Ti ha cercato?" scossi la testa sconsolata e l'espressione di Remie mi fece preoccupare di più
"Non mentirmi Remie, mi raccomando" mormorai
"Non saprei sinceramente ma chérie, forse è ancora presto per lui"
"Forse ha capito che sta meglio così"
"Può essere una risposta" rispose lui, e devo ammettere che sentirlo dire ad alta voce fece parecchio male
"Peró voglio che tu sia felice" mi disse
"Con un po' di tempo" risposi accennando un sorriso "il tempo cura tante ferite"
"Non tutte purtroppo" sapevo benissimo a cosa stava pensando, e aveva ragione, certe cicatrici non guariscono mai
"Ma ho sentito che vai meglio a scuola"
continuò
"Diciamo che ho recuperato matematica" esclamai fiera, mi fece un applauso "Vorrei essere intelligente come te"
"Lo sei, cara" disse
"Remie, ho detto sincerità. Hai un dono, accettalo"
"Va bene, va bene, ma non sono i voti che determinano la tua intelligenza, ricordalo" mi sgridò lui
"Però tanta roba avere la sufficienza in tutto" rise
"Che fai domani?" mi chiese
"Solito, scuola, allenamento..."
"Cerca di fare sempre qualcosa, okay? Distraiti"
"Te la cavi davvero bene con l'italiano"
"Devo ricordarti le mie origini?"
"Già giusto, ora vado così dormo un po' di ore"
"Si, ma dormi Tea, sul serio"
"Tranquillo Remie, dormo di più ora"
"Sono contento, per qualsiasi cosa, scrivimi"
"Tu esci?" gli domandai sapendo già la risposta
"Puoi scommetterci bambina" disse infilandosi un capello col frontino
"Divertiti" dissi cercando di nascondere un velo di gelosia
"Buonanotte tesoro" soffiò un bacio e spense la chiamata.
Io mi sciolsi la coda, girai una sigaretta e aprii la finestra, passò una macchina che mi fece perdere un battito, sembrava quella di Federico, ma anche se fosse stata la sua, non si era fermata.
Finii la sigaretta, spruzzai il deodorante per ambienti e crollai nel sonno.
Esserci lasciati mi provocava tanta stanchezza, ma almeno dormendo non soffrivo.
Se solo avessi saputo che lui già andava in giro a farsi ragazze...Stavo fumando una sigaretta quando "Ehi Gian" dissi appena lo vidi
"Tea! Come stai?" sembrava contento di vedermi, o per lo meno non dava a vedere compassione
"Bene bene grazie" mentii a lui come a tutti "tu?"
"Tutto apposto, ho visto Federico martedì.. scusa cazzo" si tappò la bocca con le mani
"Tranquillo, penso che tu sappia che ci siamo lasciati bene" gli sorrisi rassicurante
"Sisi, sei anche tu a studiare in aula studio?"
"Già"
"Ancora qualche mese e hai finito pure tu"
"Per fortuna, tutto bene con l'università?"
"Si, sono contento. Stasera che fai?È sabato e sei un aula studio!"
"In realtà non ho molta voglia di uscire, quindi ho paccato un po' tutti...da cinque giorni in realtà"
"Allora servivo proprio io per farti uscire!"
"No, davvero, avrai già altro da fare"
"Non accetto un no come risposta... senti so che non è una bella proposta, anzi preferiresti rimanere a casa però se sei una vera tifosa non puoi dire di no. Vieni con me e dei miei amici allo stadio? Puoi chiuderti gli occhi quando Federico ha la palla e ti dico io quando riaprirli, non devi neanche salutarlo. Vieni, ti prego, non puoi dire di no! Ho questi amici che sono fantastici, non esiste la parola tristezza, te lo procuro facilmente un biglietto. Era un si quello vero?" disse senza prendere mai fiato, mi scappò una risata leggera che lo fece sorridere
"Sei sempre tanto gentile ma.."
"Mi metto in ginocchio se dici di no"
"Mh..Gianmarco non voglio che mi veda..."
"Zero problemi, siamo in curva, non ti vedrà nessuno"
"Potrebbe essere una buona occasione per scusarmi con Giovanni per come l'ho trattato in questi giorni... e poi è tanto che non segna, magari ha bisogno di supporto"
"Così ti voglio! L'ho preso come un si! Ti aspetto da me per le sette"
"Gian.."
"A dopo" urlò allontanandosi"Non ci credo di farlo per davvero" borbottai per quella che doveva essere la trecentesima volta
"Cosa? Andare a vedere la partita della tua squadra del cuore? Supportare il tuo migliore amico?" con questa risposta Gianmarco mi aveva rallegrato
"Quei tre idioti sono miei amici" disse indicando due ragazzi che stavano litigando e uno che fumava
"Vittorio, lo sai che la bottiglietta non la puoi portare dentro" disse stufo un ragazzo dai capelli neri e gli occhi verdi, con una cadenza che avevo già sentito
"Come fai a sapere che dall'ultima volta non è cambiato qualcosa, Matteo??" rispose quello riccio rosso con un mare di lentiggini sul naso, ne ero decisamente innamorata, uscivo pazza per le lentiggini, e i capelli rossi ovviamente
"Perché l'ultima volta è stata due settimane fa!" quello che si chiamava Matteo era esasperato
Gianmarco finse un attacco di tosse che spostò l'attenzione dei tre su di lui
"Ehi Gian" sorrise Vittorio, il colpo di fulmine esiste,vero?
"Lei chi è?" chiese sulla difensiva quello che stava fumando, Matteo sembrava incuriosito
"Ragazzi, lei è una mia amica, si chiama Tea"
"Quella Tea?" chiese subito Matteo
"Tea Tea?" disse Vittorio
"Deve essere un'altra Tea, per forza" borbottò Pietro
"Che Tea dovrei essere scusate?" chiesi scettica e spaventata
"La Tea di Federico, ovviamente" rispose Matteo
"La Tea che era di Federico" aggiunse Vittorio scuotendo visibilmente il capo
"È proprio lei" mormorò Pietro
"La spaventate" intervenne Gian "e non parliamo di quello stupido"
"Quale stupido?" chiese Vittorio
"Federico" disse Gianmarco visibilmente scocciato di dover ripetere quel nome
"Pensavo questo stupido" disse Matteo indicando Vittorio, sorrisi ma abbassai lo sguardo, un po' mi vergognavo
"Ecco, ora pensa che io sia stupido" si lagnò Vittorio
"Non lo pensa proprio per nulla" intervenne Piero
"E tu come lo sai?" chiese il riccio
"Dai sai che a lui basta vedere una persona per conoscerla" intervenne Gianmarco
"Ora che sei abbastanza a disagio posso offrirti una cicca, non chiedermi come so che fumi" disse Pietro
"Grazie, ma ho la mia..."
"Fidati, il mio tabacco batte il tuo Golden Virginia" spalancai la bocca, come faceva a saperlo
"Non chiedertelo neanche" mi disse
"Qualsiasi cosa sul fumo, la sa" disse Gian "per lui è un pregio, per noi un difetto, questione di punti di vista"
Aspettai che rollasse due sigarette poi entrammo e prendemmo posto. Io ero tra Gianmarco e Pietro e nella fila sotto di noi c'erano Vittorio e Matteo, dovevano essere una sorta di migliori amici.
"Perché vi siete lasciati? Non è che lui ce l'abbia spiegato bene" mi chiese Pietro
"Pietro!" lo rimproverò Gianmarco
"Va tutto bene, non mi da fastidio" e non mi dava fastidio per niente, trovavo la persona di Pietro affascinante, perciò parlammo finché non iniziò la partita. Lui all'inizio era diffidente, poi si aprì di più con me ma restò tutto il tempo dalla parte di Fede.
Che tra l'altro stava lì in campo mentre tutti cantavano l'inno. Non ci aveva visti, non aveva guardato per di qua. Neanche Gil, o Biraghi, o gli altri mi avevano riconosciuta, ero contenta.
Però vedere Federico mi faceva un certo effetto. E mi sentivo come Pinocchio nella bocca della balena.Quante cose che non so
Quante cose che ti chiederei
Restiamo in silenzio guardandoci in faccia
Spero almeno che mi capirai
Se non so chiederti come stai
E cade una lacrima sulla tua giacca
Mi hai insegnato a perdere e ora non puoi perdere più
Mi hai insegnato a vivere ora devi farlo anche tu
Anche se brucia un taglio passa lo so
Ma lascia un segno dentro di me,
Tra i miei ricordi e polvere
Quanti sforzi hai fatto per
Un giorno in più
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90° minuto || Federico Chiesa
FanfictionCosa succede quando il mondo anonimo di un'adolescente di città incontra quello luminoso e chiacchierato di un calciatore di serie a?