TEA PARADISO
"Se penso che qualche anno fa la situazione era al contrario mi viene da ridere" mi disse Eda seduta sul pavimento del mio bagno. La guardai e sorrisi chiudendo gli occhi, cercando di richiamare alla mente quel momento. Due anni fa quel test lo stavo facendo io, in un altro bagno. Nel bagno di una mia compagna di classe che aveva casa libera. Erano entrate lei ed Eda in farmacia, io non ce l'avevo fatta, avevo solo raccomandato di prendere il più affidabile e poi avevo aspettato. E avevo aspettato anche prima, che passassero tre settimane, e avevo aspettato anche dopo, che passassero tre minuti. Non avevo paura, ero troppo divertita dal fatto che dovessi fare la pipì su quel bastoncino, ma una volta che l'attesa era iniziata ero rimasta immobile.
Presi la mano a Eda e la strinsi, ancora due minuti.
Ricordai la felicità del risultato negativo, i salti sul tappeto elastico nel giardino della mia compagna di classe, il messaggio a Rio, ora che ci penso, perché non l'avevo chiamato? Mi ricordai le risate, isteriche e a cuor leggero mentre pedalavo verso casa, e il gelato come ricompensa di non si sa che cosa.
Un minuto, la guardai negli occhi, quegli occhi immobili e duri, con il petto che si sollevava piano e le labbra dischiuse.
"Ti voglio bene" le dissi e la sveglia iniziò a suonare
"Spegnila" urlò tappandosi le orecchie, la spesi veloce e nonostante sapessi che le avrei fatto male le dissi "chi lo guarda?"
"Io" rispose afferrandolo, lo guardò e non mostrando emozioni mi disse "positivo"
"Prendo l'altro" urlai correndo giù dalle scale ed estraendo dalla cartella l'altro test che avevo comprato.
Positivo anche quello. Lì Eda iniziò a piangere, i singhiozzi risuonavano per il bagno celeste, come il colore dei maschietti. Si copriva il viso con le mani, come se si vergognasse, le spalle sobbalzavano ad ogni singhiozzo. La abbracciai per così tanto tempo che sentivo le gambe implorare pietà, ma lei era più importante.
"Giulio ha detto che se lo tengo se ne va" lo sapevo, me l'aveva già detto, ma la mia rabbia crebbe ancora. Giulio, ti ho voluto così bene, come fai a lasciare la ragazza che ami? Il figlio che stai aspettando?
"Non preoccuparti di questo, il tuo bambino crescerà amato anche senza di lui. Io sono qui, per lui, ma soprattutto per te, sempre" le dissi, ma non sapevo cosa dire in realtà
"Mia madre dice che se rimango incinta devo tenerlo" continuò
"Devi scegliere tu, sei maggiorenne" le risposi, era una scelta che doveva compiere lei e lei soltanto
"Ho paura Tea"
"Sono qui, non aver paura, c'è un rimedio a tutto, e se non c'è non ha senso preoccuparsi" il suo pianto si affievolì
"Gelato?" provai a chiedere pronta a ricevere un urlo in risposta
"Gelato" disse senza speranza
"Il Gelato è sempre la risposta" constatai aiutandola a scendere le scale
"Che gusti hai?" chiese ma tanto sapeva la risposta, avevo sempre i nostri gusti preferiti
"Nocciola e stracciatella" rispondemmo all'unisono, sorrise, e superò di gran lunga il sorriso di Rio, che ritenevo il mio preferito.
"Vuoi che chiami qualcuno?"
"Giulio"
"Ma hai detto che..."
"Io lo amo lo stesso, e lo capisco" Annuii ma nella mia testa sbuffai, lo chiamai e gli aprii la porta quando arrivò, si sedette vicino a lei e l'abbracciò. Presi il cellulare e andai nel terrazzo, chiamai Federico, avevo bisogno di dirglielo. Non rispose, allenamento forse.
Tirai fuori il pacchetto dalla tasca, Philip Blu, in alternativa Camel, sempre blu. C'era qualcosa nel blu. O meglio il blu era in qualcosa, nel cielo, nel mare, nei jeans e nei Blue.
Dicono che chi sta per morire va al mare. Non è vero, ma mi piace crederlo .
La accessi e aspirai, dovevo riniziare a girarmele, decisamente più economico.
Tirai fino all'ultimo respiro, nominando ad ogni tiro un problema, sperando che sparissero come la sigaretta. La spensi e la riposi nel pacchetto, sperando di ricordarmela, era dura fumare senza che i tuoi genitori lo sapessero. Fumare la notte quando tutti andavano a dormire e non poterlo fare quando a casa non andava. Era brutto fumare, essere dipendente e vivere con il timore del tumore, ma c'era qualcosa nell'atto del fumare, nel fumo che usciva dalla bocca, nell'accendere la sigaretta, che non mi faceva smettere. Tornai dentro e vidi che Eda e Giulio si stavano preparando per uscire. Li guardai un attimo, poi mi concentrai su quella che avevo considerato una sorella. Per tanto tempo mi aveva raccontato tutto, l'avevo sentita ogni giorno e vista sei giorni su sette. Avevo diviso la mia adolescenza con lei, le avevo dato me stessa e lo stesso aveva fatto lei.
Poi era arrivato Giulio, e gli volevo bene. Eccome se gliene volevo, era simpatico e intelligente, sempre pronto a ridere. Ma un po' lo odiavo, e forse un po' anche lo invidiavo perché ora era lui che stava dividendo con Eda la sua vita. Odiavo un po' anche lei, perché quando stavo con Rio io sapevo bilanciare il mio tempo. Forse perché Rio aveva bisogno dei suoi spazzi come me, forse perché eravamo sempre insieme ma quando il mondo non aveva bisogno di noi.
Eda invece mi stava dimenticando, mi stava lasciando indietro. E spesso mi trovavo sola, con i miei problemi. Senza nessuno con cui parlare.
Già, Federico c'era, ma io avevo bisogno della mia amica. La guardai a pensi a tutto quello, ci pensavo sempre a quello, ma non gliel'avevo mai detto, nonostante Alessandro mi spingesse a farlo. Avevo paura di peggiorare la situazione, o farla sentire in colpa.
Cacciai dentro le lacrime e sorrisi a loro salutandoli. Poi mi trovai di nuovo sola.
La solitudine era sempre stata il mio punto debole, arma a doppio taglio. Era dura uscire e parlare con persone nuove, era dura affrontare la vita giorno per giorno. In questo periodo poi in cui tutti se ne stavano andando.
Feci parire Will&Grace, gli unici che mi facevano ridere in quel momento, e cercai di rilassarmi un po'.
Poi iniziai a studiare, cenai con la mia famiglia, e continuai a studiare.
E queste sono da studiare? Mi chiesi cercando il telefono per chiedere a Serena, mi ricordai di averlo lasciato in terrazza, lo raggiunsi e guardai lo schermo, c'era qualche chiamata persa da Federico, un messaggio di Alessandro, il gruppo della classe pieno.
Tornai in camera e richiamai Federico, rispose quasi subito
"Eda è incinta" gli dissi senza lasciarlo parlare, non rispose, cosa si risponde ad una notizia del genere?
"E ora che si fa?" mi chiese
"Aspettiamo che decida" risposi "Se lo tiene Giulio se ne va, se non lo tiene non può dirlo ai suoi" spiegai
"È con te ora?"
"No, prima è arrivato Giulio e sono andati via insieme"
"Come stai tu?"
"Un po' scossa, tanto preoccupata, e un po' addolcita, sarebbe una mamma fantastica, e noi altre diventeremmo zie.."
"Tea.."
"Lo so, non mi sto affezionando! È dura se lo tiene, deve iniziare l'università, pensare a studiare e viversi la giovinezza"
"Caffè da me domani?" propose stanco, povero mi dispiaceva tenerlo sveglio
"Ho allenamento e devo studiare" risposi triste
"Tranquilla, mi dai solo la carica per studiare"
"Dopodomani?"
"Passi allo stadio? Così saluti anche Gio"
"Okay, mi faccio mollare da mia mamma e poi mi riporti a casa tu?"
"Dormi qua?"
"Fede ho scuola il giorno dopo..."
"Capito capo, ti riporto a casa ad un'ora decente" decretò "Dopo averti fatto urlare un po' di volte il mio nome" aggiunse in un Tono più profondo
"Perché so che non studieremo nulla?"
"Ti faccio studiare anatomia, non ti piace medicina?" risi, risi davvero
"Fede, scapperesti se rimanessi incinta?" Gli chiesi di botto
"No, Tea Paradiso, non scapperei, ma non so dirti come andrebbe a finire"
Sospirai, aveva ragione "Buonanotte bambolina" gli dissi schioccando un bacio
"Buonanotte tigre, non bagnarti troppo quando mi sognerai stanotte" risi ancora, sempre spavaldo
"Ti odio"
"Ti odio anche io" rispose e riattaccammo.Sara, sono le sette e tu devi andare a scuola
Sara, prendi tutti i libri e accendi il motorino
E poi attenta, ricordati che aspetti un bambino
Sara, se avessi i soldi ti porterei ogni giorno al mare
Sara, se avessi tempo ti porterei ogni giorno a far l'amore
Ma Sara, mi devo laureare, e forse un giorno ti sposerò
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90° minuto || Federico Chiesa
FanfictionCosa succede quando il mondo anonimo di un'adolescente di città incontra quello luminoso e chiacchierato di un calciatore di serie a?