Two Ghosts, Harry Styles

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FEDERICO CHIESA
"E poi sai cosa mi ha chiesto?" domandai a Gianmarco lasciando cadere l'evidenziatore sul tavolo, Gianmarco alzò la testa dal suo libro facendomi capire che avevo la sua attenzione "Cosa farei io"
"Pazzesco, come le è venuto in mente?" chiese fingendosi stupito
"Dai, hai capito cosa intendo" sbuffai spazientito
"Tu cos'hai risposto?"
"Che non sarei scappato. Ma Dio mio, ho vent'anni. E poi chissà cosa farei se succedesse davvero, cioè ora potrei dirti un sacco di cose ma chissà cosa farei davvero in quella situazione! Cazzo, mi sale il panico solo a pensarci"
"Non ci pensare" rispose continuando a studiare
"Davvero? Questa è l'unica cosa che hai da dire?" Dissi allibito
"Effettivamente ho un'altra cosa da dire" sentenziò
"Spara!" Implorai
"Metaforicamente o realmente?" ricevette come risposta un'occhiataccia
"L'altra cosa è: studia"
"Serio?"
"L'esame è tra due giorni"
"Sono quarantotto ore" dissi cercando di fargli capire che di tempo ne avevo
"Togliendo le ore di allenamento, le ore di sonno, le ore in cui vedi la tua ragazza..."
"Se vedi la tua ragazza" borbottai
"Cosa?"
"Non la voglio vedere"
"Ripeto, cosa?"
"Studia" liquidai
"No, un cazzo, cosa vuol dire che non la vuoi vedere?"
"Uffaaaa, è che ora è agitata per la sua amica, e boh le cose si sono fatte un po' strane dopo quella conversazione..."
"Fe', un po' di paura ce l'hai"
"Ho tanta paura"
"Rilassati okay? State attenti come avete sempre fatto"
"Non ce la faccio comunque, non riesco neanche a risponderle al telefono"
"Federico. Rispondile e vedrai che andrà tutto bene"
Ripensai a Tea, e al suo sorriso sghembo quando cercava di reprimerlo, ripensai a come ruotava gli occhi al cielo quando le facevo un complimento, e la faccia concentrata con cui cercava di mangiare i gamberoni; mi venne da ridere e mi sentii felice, abbastanza da risponderle. Ma quando presi il telefono guardai l'ultimo messaggio e ricacciai via il telefono, mi avrebbe odiato per quello che le stavo facendo, mi odiavo anche io.

Mi confrontai con Gil su quello che stava succedendo, e gli chiesi di aggiornarmi. Mi disse che Eda aveva deciso di abortire. Mi parlò di come fossero tutte e tre strane, spente.
E di Tea sola. Nel senso che lui era lì per Annachiara e Giulio per Eda, nessuno per Tea. Non che lei sembrasse bisognosa di qualcuno, se ne girava per la stanza, toccava qualche libro, scrollava il telefono, aveva preparato il caffè e scelto anche un film, che secondo Gil era davvero molto divertente. Mi disse che non gli chiese di me, che dispensò tanti sorrisi confortevoli alla sua amica e si mostrò disinvolta e socievole, di gran lunga più del solito, non che gli dispiacesse, ma non era quella che conosceva. Con lo sguardo indagatore e distante, il labbro spesso tra i denti e quel profondo modo di parlare del più e del meno.
"Sono quattro giorni che non vi sentite" mi chiese, o meglio mi disse, perché sembrava sicuro
"Quattro giorni, senza motivo apparente"
"Com'è andato l'esame?"
"Venticinque, se lo sapesse Tea tirerebbe su una festa, anche solo per noi due" risposi perdendomi al pensiero di quella ragazza che alla notizia avrebbe attaccato a tutto volume con una delle sue canzoni preferite
"Tu invece parli di lei"
"Non ci siamo mica lasciati, è più un silenzio stampa"
"Come il tuo atteggiamento in campo" criticò
"Non capisco cosa mi stia succedendo"
"Troppi pensieri per la testa?"
"Forse è quello"
"Forse sei scarso in realtà...ahia!" disse dopo che lo ebbi colpito.

"Ma mancano due settimane!" esclamai
"Appunto" rimarcò Alice "Devi iniziare a pensare, dai fai finta che sia domani, cosa le regaleresti?" mi chiese sorseggiando il suo Manatthan.
Sospirai e provai a concentrarmi. Libro? Si ma non sapevo cosa le piacesse, se avesse tempo e quali aveva. Una borsa di Louis Vuitton? Se volevo mettere fine alla mia relazione quello era il regalo giusto. Fuori tutte le marche.
"Un anello?" tentai
"Di fidanzamento?" disse ironica
"Va bene, niente anello, però so che andrebbe bene come regalo, gelosa?" la stuzzicai sapendo che aveva un debole per me, arrossì leggermente ma era una buona amica e si stava impegnando
"Una collana?" tentò lei 
"Dubito che tolga quella di Giacomo"
"Chi è Giacomo?" chiese curiosa
"Tipo il suo migliore amico, ma l'ho visto solo una volta" dissi con un po' di rammarico, lei conosceva praticamente tutte le persone più importanti della mia vita, all'improvviso mi balenò un'idea "Le regalerò un cd, fatto da me, con le nostre canzoni. E poi qualcos'altro" Alice sorrise, le piaceva l'idea, mi persi nel sorriso di Alice e non mi accorsi di Tea in bici dall'altra parte della strada, ferma a guardare.
Alice si alzò, incurante anche lei di chi ci stava spiando, e ci salutammo con un paio di baci sulle guance, l'abbracciai ringraziandola silenziosamente. Poi Alice prese la borsa e se ne andò sotto il mio sguardo, mi voltai e dopo pochi passi alzai lo sguardo, gelai, il sangue era diventato di ghiaccio, i brividi correvano a ripetizione sulla schiena, la vidi e non riuscii a parlare. Mi salutò con un cenno della mano e un sorriso tirato, le feci un cenno con il capo. Non riuscivo a muovere altro. Riprese a pedalare veloce, e io rimasi lì, immobile. {[( Come Ciro, *risata del pubblico*)]}
Una voce nella testa mi diceva Chiamala, ma qualcosa mi fermava, e non la raggiunsi mai. Avrei voluto capirci qualcosa di quello che sentivo, di quello che provavo, di cosa avevo paura.
Alla fine non era Tea quella incinta, era solo un po' diversa, più nervosa, più triste, più stanca. Ma ormai erano passati un po' di giorni, e non sapevo cosa avesse deciso in definitiva Eda, e neanche se a Tea fosse successo qualcosa, cosa ne pensava di noi, se mi odiava per essere sparito, e cosa pensava ora che mi aveva visto con Alice.

Ero davanti casa sua in macchina, la radio accesa passava una canzone italiana di Venditti che conoscevo bene, me l'aveva fatto conoscere mio padre. Picchiettai nervoso le dita sul voltante e pensai che volevo fumare, non perché fumassi, ne avevo fumate tre al massimo nella mia vita, ma sentivo il nervosismo rodermi ogni cellula del corpo e sapevo che Tea l'avrebbe fatto.
Guardai un'ultima volta casa sua, la finestra chiusa e continuai fermo nella mia decisione, accesi il motore e me ne andai, forse per l'ultima volta.

Tongue-tied like we've never known
Telling those stories we already told
'Cause we don't say what we really mean
We're not who we used to be
We're not who we used to be
We're just two ghosts standing in the place of you and me

90° minuto || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora