Capitolo 12

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Tutto era pronto. In una delle Camere Oscure dei sotterranei del Rifugio, a quasi quindici chilometri di profondità nel sottosuolo delle Foresta di Teutoburgo, Sheeva aveva preparato con cura meticolosa il Rito Evocativo. Il Signore le aveva concesso di effettuarlo di persona, e lei desiderava intensamente dimostrare di meritarsi la fiducia ottenuta. Raccolta una ciotola di sangue fuoriuscito da un taglio che si era praticata su un braccio, lo aveva utilizzato per disegnare sul pavimento con uno stilo sottile i simboli necessari, ognuno dei quali avrebbe creato un legame energetico connettivo con quelli raffigurati sulle pareti. Il rito non era particolarmente difficile, richiedeva solo una precisione massima nel disegnare e disporre i simboli. Sheeva aveva controllato e ricontrollato che ogni singolo disegno fosse perfetto, dominando agevolmente l'impazienza e mormorando una litania con cui attirare l'oscurità circostante per ricavarne conforto.

Quando era stata sicura che tutta la delicata preparazione si fosse conclusa, si era disposta al centro della sala e aveva atteso l'arrivo del Signore, che era giunto sfoggiando la magnificenza letale di un Guerriero. In forma demoniaca, con le possenti ali che ne avvolgevano il corpo scultoreo e la complessa ragnatela di simboli tatuati che emanavano lievi bagliori, alla discepola parve davvero l'incarnazione vivente della Tenebra e una creatura bellissima.

Gli occhi dorati si posarono su di lei e il silenzioso gesto di assenso la tranquillizzò. "Mantieni saldo il Controllo, non mostrare incertezze e andrà tutto bene". La incoraggiò con un sussurro.

Lei annuì. Nel momento in cui lui si spostò in un angolo della sala, avvolgendosi in un manto di oscurità e lasciandola continuare il rito, lei ebbe la certezza di aver fatto un buon lavoro e trovò il coraggio di andare avanti.

Sapere che il Maestro la sorvegliava, pronto ad intervenire, era rassicurante. L'Arcidemone che stava per invocare non era nota per la benevolenza nei suoi confronti, anche se durante il loro ultimo incontro si era dimostrata sorprendentemente incline a rispettare il suo nuovo status evolutivo di Demone. Non sapeva cosa aspettarsi; aveva subito fin troppi torti in passato per essere ottimista. L'animo le si era indurito col tempo e si era imposta di non mostrare mai più paura di fronte ad un membro del Consiglio. Questa volta sarebbe stata rispettosa del rango della potente creatura che doveva invocare e non avrebbe compiuto gesti ostili, ma non si sarebbe sottomossa. Questo era un privilegio che riservava solo al Signore.

Si portò al centro della sala e lanciò l'invocazione senza indugio, accompagnandola con un gesto di identificazione: si erse in tutti i suoi oltre due metri di altezza e allargò le ali membranose, mostrando con fierezza i primi simboli rituali tatuati che indicavano l'inizio del suo percorso sulla Via della Guerra.

Non passò molto tempo. A poco a poco l'oscurità davanti a sé si consolidò sino a trasformarsi in un Portale da cui uscì la forma astrale di uno dei Sommi Arcidemoni più potenti del Regno della Tenebra: Lilith, la Regina della Caccia.

L'antica Maestra di Bashur apparve per quello che era in forma demoniaca: una creatura umanoide femminile alta circa quattro metri, il corpo flessuoso e splendidamente modellato, la morbida pelle color ebano, i lunghissimi capelli neri che scendevano come una cascata lucente sulle spalle nude e la schiena. Gli occhi emanavano un lucore argenteo ed erano il ricettacolo di meccanismi bionici che le consentivano di distinguere dettagli insignificanti a chilometri di distanza. Le ali membranose erano ripiegate a mo' di mantello e avvolgevano il corpo nudo, lasciando solo intuire la loro ampiezza. Sheeva sapeva che quelle di Lilith erano famose per essere davvero imponenti, oltre che estremamente aerodinamiche. Le aveva progettate di persona e se le era fatte crescere sottoponendosi ad innesti biotecnologici e a lunghe cure. Il risultato era la possibilità di raggiungere nell'Oltremondo velocità eguagliabili solo da un Guerriero esperto.

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