Capitolo 25

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Da alcuni giorni Il Signore non si faceva vedere né sentire. Neppure un'Onda Emotiva. Niente.

Sheeva era abituata ai lunghi silenzi e ai momenti di isolamento del suo Maestro, che quando aveva un problema si chiudeva in se stesso per trovare una soluzione.

Anche in questo caso non se ne sarebbe preoccupata più di tanto, se non fosse stato per il fatto che lo sapeva alle prese con l'Ascensione destinata a evolverlo in Arcidemone. Si trattava di un evento complesso e meraviglioso, eppure non privo di rischi. Questo malgrado la presenza di un Maestro come Nergal a fargli da Guida.

Per di più, la proposta di Sylvia di includere Apolline nella Squadra non la lasciava indifferente e le procurava turbamento. L'umana aveva saputo presentarla in modo sorprendente e convincente, toccando punti emotivi sensibili e dimostrando ancora una volta curiosità, lucido impulso all'azione, incrollabile coraggio accompagnato da una leggera vena di follia. Erano caratteristiche tipiche degli esseri umani, ma in Sylvia ai manifestavano in forma accentuata, forse a causa del retaggio genetico oltremondano, e la rendevano spesso imprevedibile.

Non aveva dubbi; in attesa di notizie dal Signore doveva quantomeno riflettere sulla situazione. E il modo migliore per farlo era immergersi in quello stato di calma e meditazione offerto da un saldo Controllo. Per questo, aveva scelto di isolarsi nella propria Stanza Privata, il solo luogo all'interno del Rifugio che le ricordava la Cittadella Nera. Era un locale piccolo e privo di fonti luminose e perciò completamente avvolto nell'oscurità. Vi regnava un disordine che avrebbe fatto inarcare le sopracciglia a Bashur e a Sylvia, ma nel quale lei si sentiva del tutto a proprio agio. Era ricolmo di quadri, libri, armi di ogni genere e un vero e proprio caleidoscopio di oggetti vari sparpagliati ovunque. Non ammetteva intrusi in quel piccolo ambiente personale e la porta d'ingresso era protetta da uno Scudo Solido che precludeva l'accesso anche al Signore. Chiunque fosse dotato di buon senso si sarebbe guardato dallo sfidare l'ira dell'Assassina, tentando di rompere la barriera energetica protettiva.

In questo ambiente la Demone Guerriero poteva muoversi senza timore nella forma originaria e dedicarsi a quei piccoli piaceri, la pittura e la lettura, che le permettevano di tenere a freno la formidabile brama di scatenare la furia distruttiva che albergava nel suo animo tormentato. Come ogni Demone Superiore, doveva custodire accuratamente la propria forma originaria, che rappresentava il legame con l'esistenza pre oltremondana. Per lei, in particolare, era facile farlo. Non si era mai mostrata nei suoi tratti primigeni se non al Signore. Il motivo era evidente: lui solo l'aveva vista da umana. Una volta le aveva chiesto quale fosse stato il suo nome quando viveva in quel piccolo villaggio della Mesopotamia.

"Jamira". Aveva risposto lei con un flebile sussurro. Il ricordo della propria atroce morte terrena era come un fuoco indomabile che esigeva di essere alimentato con un ininterrotto spargimento di sangue. Era riuscita pian piano a ridurre questo fuoco ad una esile fiammella, ma sapeva che non si sarebbe mai del tutto estinto. Solo la presenza del Signore, la sua continua vigilanza e l'impegno con cui era riuscito a farla evolvere, le impedivano di riattizzare le fiamme e scatenare la ferocia irresistibile con cui si era mossa da Spirito Selvaggio.

La tensione negli ultimi giorni al Rifugio era forte. Di lì a poco molte questioni sarebbero state affrontate e le decisioni prese avrebbero impattato sul futuro con conseguenze sconosciute. Nonostante tutto, Sheeva riusciva ancora a ritagliarsi un piccolo momento da dedicare a se stessa, a quella parte del proprio essere che era irrevocabilmente connessa alla ragazzina umana di nome Jamira e che voleva conservare a tutti i costi.

Non si era ristabilita pienamente dalle fatiche del Rito di Trasformazione, trascorreva quotidianamente qualche ora immersa nel Sonno Ristoratore necessario a favorire un recupero psicofisico completo. Era stata una prova durissima, superata solo grazie alla propria indomabile forza di volontà. Nonostante questo, il Signore non era stato indulgente e l'aveva costretta ad iniziare subito l'Addestramento Avanzato, il brutale tirocinio necessario per acquisire dimestichezza con ogni tipo di arma e tecnica di combattimento.

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