Epilogo

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Quando il Signore riemerse dai sotterranei del Rifugio, si imbatté in Sheeva.

Lo attendeva sul ponte che collegava i versanti di un profondo fiume sotterraneo. Era immobile come una statua e talmente fusa con l'oscurità circostante da risultare invisibile all'occhio umano. Pareva che fosse lì da sempre. Si mosse non appena percepì il suo arrivo, allargò le ali nere e con un balzo prodigioso superò la distanza che li separava. Non si inchinò come sarebbe stato corretto fare. Si limitò ad emanare un Glifo di Sottomissione e ad ammirare la nuova forma del Signore.

Lui la cinse fra la braccia e la tenne stretta a sé, circondando entrambi con un manto di oscurità. Era sfinito e sconvolto dalla prova sostenuta, ma la presenza rassicurante di lei lenì in parte la spossatezza.

Adesso lui era un Arcidemone e lei un Demone Superiore e un Guerriero a tutti gli effetti. La conoscenza di cui disponevano e l'addestramento li rendeva ancor più letali di quando avevano sfidato una prima volta il Consiglio vinto.

Adesso potevano guardare i loro simili senza sentirsi degli emarginati; godevano del dichiarato favore della Tenebra, che stendeva su entrambi una Benedizione. Era finito il tempo della minacce dirette, degli ostracismi, dei divieti di libera circolazione. Ci sarebbero state ancora ostilità e pregiudizi, ne erano certi, ma ora li potevano affrontare da una posizione di forza e con l'aiuto di potenti alleati. La loro vita era destinata a cambiare radicalmente

Si sentivano finalmente in pace con se stessi, non più timorosi anche solo di esternare a voce i sentimenti reciproci, felici di poter manifestare apertamente tutte le emozioni. Le barriere che li avevano frenati erano cadute e da ora in poi non si sarebbero più nascosti. Si amavano, e se il Consiglio non avesse accettato la loro relazione avrebbero lottato per difenderla e imporla. Poco importava se questo rischiava di condurli a sfiorare il Sentiero della Luce.

Non avevano più timori.

"Mio maestro, mio amato". Sussurrò lei. Gli morse la spalla destra e bevve alcune gocce di sangue per placare la sete vampirica. Lui rispose accarezzandole i capelli e facendo scorrere sulla schiena nuda un lungo artiglio affilato come un rasoio, che sfiorò la pelle con delicatezza.

Si concessero un unico, breve istante di condivisione dell'amore reciproco.

Poi i sentimenti lasciarono il posto alla fredda logica che imponeva di affrontare la realtà con risolutezza. Superarono il ponte e salirono lungo scale di pietra per inoltrarsi nei lunghi corridoi sotterranei che davano vita ad un labirinto complesso.

L'oscurità era densa ed il Noos respirabile e benefico solo per chi era affine ad esso.

Il Signore avvertiva il bisogno urgente di un lungo Sonno Ristoratore per recuperare le energie perdute, ma prima doveva parlare con Sheeva. Per questo, si ammantarono di un velo di oscurità per rendersi invisibili anche ai compagni di Squadra e raggiunsero le Stanze Private al livello superiore.

Le decisioni che dovevano prendere erano gravi e avrebbero influito sul futuro di tutti.

La più importante riguardava Apolline. Sheeva espose apertamente la proposta di Sylvia e aggiunse le proprie considerazioni. Gli rivelò il ricorso alla Tecnica dell'Analisi Simbolica, il Contatto che aveva sperimentato ed il raggiungimento del Punto Focale. Lui ascoltò in silenzio, senza lasciar trapelare lo stupore e l'ammirazione per il coraggio e l'abilità da lei manifestate. Si limitò a fare precise e puntuali domande a cui lei seppe dare risposte motivate e plausibili. Alla fine consentì che la Cercatrice si aggiungesse alla Squadra.

"Pensavo che tu mi ordinassi di ucciderla". Confessò Sheeva esternando una forte incredulità.

Fu allora che lui le raccontò del dialogo avuto con il Titano Krom e del cenno a servitori della Luce che avrebbero potuto rivelarsi tutt'altro che nemici.

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