Capitolo 9

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Nei giorni successivi tutto parve procedere bene. Durante il giorno il Capocaccia continuava l'addestramento di Sylvia alla scoperta e gestione dei poteri demoniaci, quando si alzava l'oscurità Sheeva la conduceva in giro per Magdeburgo. Indossavano abiti eleganti e non eccessivamente provocanti, dedicavano una cura particolare all'aspetto fisico ricorrendo a qualche piccolo trucco per apparire ancor più charmantes, come amava dire Sheeva. Quest'ultima verificava che la forma umana fosse perfetta in ogni dettaglio e infine lasciavano l'albergo sotto lo sguardo tra il divertito e il preoccupato del Capocaccia.

Nelle poche ore notturne a disposizione le due creature femminili animavano loro malgrado la vita della città, tradizionalmente tranquilla. Frequentavano locali pubblici, si mescolavano alla gente e si immergevano in quel caleidoscopio di colori, suoni e odori che era attraversato da flussi di energia ben percepibili nel Terzo Livello. Sylvia si ritrovò ad adottare in maniera naturale un comportamento che ben conosceva e che seguiva con la facilità con un cui una top model indossa un abito di alta moda. Villa Bethaniut era spesso frequentata da celebrità di Hollywood e della musica, campioni dello sport e personaggi del jet set internazionale; a Sylvia era stato insegnato fin da bambina a muoversi in società e relazionarsi con disinvoltura, attenendosi ad una rigida etica che poggiava su tre capisaldi: gentilezza, sobrietà ed eleganza. Sia che fosse in una discoteca o in un pub, che stesse parlando con un attore famoso, un campione sportivo o un potente uomo politico Sylvia emanava un fascino senza tempo che conquistava l'interlocutore; sfoggiava l'abilità naturale di metterlo a suo agio con un atteggiamento affabile, con il farlo sentire al centro dell'attenzione e portarlo ad esprimere gli aspetti positivi del proprio carattere. Questo savoir faire era un aspetto della personalità della giovane Bethaniut molto apprezzato soprattutto in ambiente lavorativo, dove era sempre riuscita a "fare squadra", a unificare il gruppo e creare le condizioni affinché gli sforzi di ognuno si concentrassero sul raggiungimento di un obiettivo. Mark Hohlberg, in particolare, la considerava un elemento imprescindibile, malgrado la giovane età, perché riusciva a far andare d'accordo menti eclettiche e geniali che erano pericolosamente inclini a coltivare in via esclusiva il proprio ego.

Al contrario, Sheeva era esuberante, frivola, eccessiva, sregolata, istrionica. In qualsiasi luogo si trovasse finiva inevitabilmente per attirare gli sguardi di tutti, in particolare degli uomini, sui quali emanava un potere di seduzione dall'effetto ipnotico.

Insieme, le due creature costituivano una coppia che inevitabilmente non poteva passare inosservata, specie dopo la nascita quasi immediata di un legame particolare fra loro. Sylvia si fidava della Demone, ne assecondava i comportamenti a volte bizzarri e irriverenti e ne teneva a freno gli eccessi. E Sheeva trovava nell'umana una sorta di felice connubio tra una compagna di giochi e una sorvegliante discreta che sapeva metterla in riga con piccoli consigli o anche solo con uno sguardo ammonitore.

Ogni notte si ripeteva la stessa scena. Entravano in un locale, che fosse un cinema, un pub o una discoteca, e in pochi istanti gli occhi di tutti i maschi erano puntati su Sheeva, che si muoveva sotto l'identità di Angela Weiseman e appariva come una trentenne bella e fascinosa. Nessuno sapeva resisterle; le bastava un sorriso, un battere di ciglia, un ammiccamento per far cadere ai propri piedi il malcapitato di turno. E le piaceva flirtare, provocando e seducendo con sottigliezza, servendosi anche di un uso discreto dei poteri demoniaci. Non si spingeva mai oltre certi limiti, teneva gli uomini sotto controllo come cagnolini al guinzaglio, li lasciava avvicinare, li blandiva e solleticava i loro istinti carnali. Li illudeva. Un bacio qui, una carezza là, un sorriso lascivo quando era necessario; tutto per scatenare nei suoi corteggiatori una libidine incontenibile. Poi, con un'abilità che destava l'ammirazione di Sylvia, le era sufficiente uno sguardo minaccioso o una parola detta al momento giusto perché tutte le illusioni e i sogni peccaminosi di coloro che la circondavano svanissero come nebbia al sole. E ai malcapitati non restava che arrendersi, sopraffatti dall'improvviso timore ci aver sfiorato un pericolo mortale e di essere sopravvissuti.

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