Capitolo 9

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"Non può essere lui". Mormorò il Signore con voce solo apparentemente calma.

Era nella sua stanza privata, dove Sheeva lo aveva raggiunto e distolto da un breve Sonno Ristoratore. Agitata e imbizzarrita, si era messa a farfugliare di Arcidemoni nel Rifugio e altre stranezze che avevano all'inizio strappato un sorriso al Guerriero. Ogni tanto la serietà e sobrietà dei comportamenti che la discepola si sforzava di mantenere lasciavano il posto ai vecchi modi di agire. Tra questi c'era l'uso di un linguaggio particolarmente colorito e sgrammaticato. Di fatto, quando era piombata nella stanza e si era affacciata al Sarcofago, aveva provocato il risveglio del Signore mordicchiandolo avidamente e iniziato a parlare in modo sconnesso, infarcendo il racconto di una sfilza di imprecazioni oscene che avrebbero fatto impallidire anche il più feroce degli Spiriti Combattenti.

Lui aveva ascoltato pazientemente, osservandola con aria incuriosita. Dopo l'Ascensione lei aveva sempre mantenuto un buon Controllo, ma adesso sembrava sconvolta a tal punto da far riaffiorare schemi comportamentali a cui aveva rinunciato. Cosa poteva aver provocato l'incrinarsi delle barriere contro gli istinti primordiali? Certamente qualcosa di grave, forse uno shock emozionale di particolare entità. Per questo motivo aveva deciso di prestare attenzione al suo racconto, benché gli apparisse quantomeno incredibile.

"Ti dico che era lui. E non mi guardare con quell'aria da rimbambito".

"Ti guardo come guarderei uno Spirito. E non è un commento". Osservò lui trattenendo un moto di stizza.

"Figlio di una puzzola, sono un Demone, non uno Spirito. Anche se ogni tanto me ne dimentico".

"Esserne consapevole gioca a tuo favore, altrimenti ti avrei già punito. Riguardo a ciò che ahi visto, devi considerare che potresti sbagliarti".

"Mi prendi per scema? Non mi sono inventata tutto. Era lui, ti dico. L'ho visto poche volte, ma ne ho ricordi precisi. E poi, quanti altri Arcidemoni conosco, secondo te? Non mi pare di essere mai stata loro molto simpatica". Mormorò lei sbuffando con aria compiaciuta.

"In effetti, su questo hai ragione". Riconobbe il Signore. Sheeva in passato era stata avvicinata da pochissimi Arcidemoni e uno di questi era colui che diceva di aver visto. Era avvenuto ormai molto tempo prima, ma non dubitava che il ricordo di quell'incontro fosse ben impresso negli Archivi Mnemonici di lei.

Pur restando ancora scettico, decise di assecondarla.

"Andiamo nella sala d'allenamento e indaghiamo insieme su cosa puoi aver visto".

Lei annuì e mentre scendevano attraverso i lunghi tunnel che portavano al livello inferiore del Rifugio superò lo shock iniziale e recuperò un sufficiente Controllo. Si vergognava un po' di essersi comportata come un misero Spirito Servitore, ma la presenza del Signore era rassicurante e l'aiutava a liberarsi dalla morsa di inquietudine che la attanagliava.

Mentre si manteneva un passo dietro di lui rifletteva in silenzio. Per più di un anno tutto era filato liscio, tanto che la missione in cui erano impegnati era quasi scivolata nella routine. Le notizie che provenivano dall'Oltremondo non erano certo rassicuranti, però sulla Terra sembrava che il piano di fuga e protezione di Sylvia escogitato dal Capocaccia e dal Signore funzionasse. La vigilanza di Aculius era un altro elemento positivo; lo Spirito pareva essersi incamminato su un percorso evolutivo e Sheeva si sentiva di poter scommettere che l'irriducibile e feroce compagno d'armi con cui aveva sempre avuto rapporti difficili, si sarebbe suo malgrado sottomesso, iniziando a compiere quei faticosi passi che portavano all'Ascensione.

La misteriosa apparizione aveva interrotto quella che appariva una monotona routine e la discepola era convinta non fosse stata casuale. Se i sospetti erano fondati, si trattava di qualcosa di realmente importante e non necessariamente foriero di buone notizie.

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