Capitolo 7

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Cosa provi a sentirti diversa?" Sussurrò ad un tratto Sylvia con un filo di voce. Conservava sempre un po' di timore reverenziale nei confronti della Demone, consapevole di quanto potesse essere pericolosa se avesse per qualche motivo perso il Controllo. Ma l'intensa empatia che le legava le permetteva di incrinare barriere altrimenti invalicabili. Infatti Sheeva mantenne una calma serafica, si sedette sul bordo del letto e si sintonizzò con il proprio respiro.

"Sono stata derisa e insultata, minacciata, aggredita e anche ferita fisicamente. Non puoi neppure immaginare il numero di volte che ho dovuto combattere per salvarmi. Demoni, Spiriti, per non parlare dei servitori della Luce; per tutti sono sempre stata una creatura da eliminare".

"Per colpa delle tue origini, vero?" Chiese Sylvia.

"Si – Lo sguardo di Sheeva era perso nel vuoto – Anche la mia esistenza terrena non è stata facile".

"Conosco poco del tuo passato, eppure sento che hai molto in comune con il Signore ... e probabilmente anche con me".

Sheeva la fissò con intensità per un attimo, incredula. Il Maestro le aveva spiegato come l'umana avesse capacità intuitive fuori dalla norma, ma non era preparata ad una così forte empatia. Seguì l'istinto e decise di esplorare il forte legame empatico che percepiva distintamente.

"Non parlo volentieri del mio passato. Sono in pochi a conoscere la verità sulla mia vita terrena pre oltremondana. Il Signore, Bashur, gli Arcidemoni Nergal e Baal e nessun'altro. A te voglio raccontarla".

Attraverso un'Onda Emotiva, nella mente di Sylvia affiorarono le immagini crude e sanguinose delle indicibili violenze subite di una tredicenne figlia di agricoltori di un piccolo villaggio sulle rive del Tigri per colpa di razziatori assiri in un giorno d'estate del 690 a.C. L'avevano stuprata più e più volte e infine abbandonata come un sacco di stracci insanguinati, in fin di vita.

Poi era sopraggiunto il Signore.

"Era in missione sulla Terra. Entrò nel villaggio razziato, ammirò la strage di uomini e donne, vecchi e bambini, e ne fu compiaciuto. Poi vide me. Stavo morendo. Non so cosa accadde in quel momento. Lui dice di essere stato toccato dal Loos e di aver provato un sentimento pericoloso per un Guerriero. Si avvicinò e io lo vidi nella sua forma demoniaca e capii che non era un essere umano. Ebbi la forza di chiedermi se non fosse l'incarnazione di una delle divinità del pantheon mesopotamico, scesa sulla terra. Poi ci fu un contatto mentale e io vidi la sua forma originaria e capii chi era veramente. Ma ormai era troppo tardi. Le ferite erano mortali e la vita mi abbandonò rapidamente e lui fece quel che fece, rendendomi una diversa".

"Puoi spiegarti meglio?". Osò chiedere Sylvia.

"Io non sono scaturita da un Patto, la mia anima non è stata destinata alla Tenebra quando era legata al corpo in questa realtà. E' stata consegnata direttamente alla Tenebra senza che io abbia fatto una scelta. Nell'Oltremondo un gesto del genere è considerato contro natura, una eresia perché le anime prive di un Patto non sono degne di assurgere al rango di Spiriti, sono semplicemente alla mercé di chiunque abbia la necessità di usarle. Si tratta di puri e semplici involucri o strumenti che non hanno alcun diritto di evolversi. E d'altronde non possono neppure farlo perché non sono legate al Noos e non potranno mai assurgere al rango di Spiriti e quindi di Demoni. Io costituisco un'eccezione anche in questo senso. Per affidarmi alla Tenebra, il Signore chiese e ottenne un Contatto grazie al quale fui avvolta nel Noos come se fossi vincolata da un Patto. Non so come fece, probabilmente si avvalse del particolare legame che solo lui ha con la Tenebra e utilizzò uno dei Poteri Naturali, che sono unici e speciali. Comunque sia, da allora ogni istante della mia esistenza oltremondana è stato una lotta per dare un senso a questa diversità. Sono sempre stata odiata non ho mai avuto la forza per far comprendere che non era colpa mia se ero quel che ero. E' così che in passato divenni sempre più aggressiva, abbandonai ogni minimo Controllo e mi lasciai guidare completamente dagli istinti primitivi. Sviluppai talenti unici: la velocità e la capacità di uccidere. Le mie vittime erano soprattutto maschi, preferibilmente umani. Ma non disdegnavo neppure Spiriti e Luminosi. Dovevo anche sfuggire agli attacchi di Demoni e Angeli, per i quali ero uno Spirito Selvaggio da eliminare ad ogni costo".

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