Capitolo 2

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"Salve, Angelo". Il Signore si posizionò a un metro di distanza da lei, sovrastandola con la mole massiccia. Quando gli artigli delle mani le sfiorarono il volto perlaceo, fremé al desiderio di aggredirla. Lei emise un breve gemito di dolore allorché un artiglio le graffiò lievemente il collo, ma non cedette alla paura. Sapeva che se l'avesse fatto avrebbe alimentato la fame demoniaca della terribile creatura che aveva di fronte. Sapeva di non avere scampo e voleva morire con dignità, senza venire meno ai principi della Via della Cerca.

"Salve, Demone. Devo considerarmi tua prigioniera o una semplice preda con cui sfamarti?"

"Non ti ho curato per poterti poi mangiare".

"Allora perché lo hai fatto?" Sussurrò con voce gentile.

"Ho bisogno di informazioni e mi sei utile da viva". Rispose lui gelido.

"Credevo che fossi mosso da pietà e amore". Replicò lei con ironia.

"Ti sbagli – Mormorò il Signore con quella calma che tanto terrorizzava i nemici – L'unico motivo per cui non ti ho ucciso è perché avevo bisogno di un prigioniero da interrogare".

"Che ne è dei miei compagni di Squadra?"

"Erano inutili ai miei scopi. Li ho uccisi".

Apolline assorbì la sconvolgente notizia con apparente compostezza, si aggrappò al Controllo e mormorò una breve preghiera di commiato nei confronti di Simeon, Gigusta e Tiziano-

"Non avrai niente da me, a meno che tu non mi estragga il cervello dal cranio". Disse abbozzando un sorriso. Adesso più che mai era determinata a comportarsi come un vero servitore della Luce.

"Se fosse necessario e possibile, lo farei –Mormorò il Signore - Hai due scelte. Dirmi ciò che voglio e la promessa che non sarai torturata. Oppure resistere e costringermi a farti provare il significato della paura. In quel caso mi nutrirò a lungo della tua sofferenza. Fai la tua scelta, Angelo".

Per tutta risposta Apolline innalzò un potente Scudo Psichico e ostentò una calma serafica.

Il Signore, suo malgrado, si ritrovò ad ammirare il coraggio di lei. Aveva conosciuto pochissimi Cercatori in grado di dominare le emozioni come stava facendo Apolline, capace di opporre la propria natura angelica a quella demoniaca di chi gli stava di fronte. Normalmente, anche solo l'idea di un incontro ravvicinato con il Signore li gettava nel panico, perdevano il Controllo e diventavano una fin troppo facile preda. Era piacevole fiutare la loro paura prima di straziarne i corpi e nutrirsi del dolore.

Il Signore decise di rompere gli indugi. Emanò un'Onda di Terrore che si propagò come un sisma raggiungendo Apolline e frantumandone lo Scudo come se fosse stato fatto di cartapesta. Quindi la investì con un Pugno di Pietra che la immobilizzò, paralizzandone gli arti.

Anche allora lei si ostinò a conservare una calma sufficiente a controllare la paura, che minacciava di attanagliarla.

"Un comportamento tipico di un Guerriero. Ma io non ricorro a questi mezzi". Mormorò lei con voce incrinata.

"Resistere è inutile". Le sussurrò con un sogghigno.

"Alla tua violenza io mi oppongo abbandonandomi alla Luce".

Per tutta risposta un Martello si abbatté su di lei scagliandola contro la parete. L'impatto fu tremendo, doloroso e traumatico. Stava per cadere esanime ma il Signore fu rapido, la sollevò con la sola mano sinistra, come se il suo peso fosse inconsistente, la mantenne ancorata al muro tramite il Potere della Pietra e percepì che stava provando un dolore lancinante, accresciuto in ogni istante dalla posizione innaturale che era costretta a mantenere.

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