22 - Non te ne andare

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Harry

«Aspettami qui». Aiuto Chloe a sedersi sul divano, dopo aver fatto tre piani a piedi con enorme fatica.

Non so se abbia bevuto troppo o se non sia in grado di reggere l'alcool. Trovo più plausibile la seconda opzione, mentre la osservo appoggiarsi all'indietro.

Chloe è qui.

Mi ha chiamato ed è qui. 

Stavo dormendo, ero a casa di mio padre, e non ho nemmeno guardato chi mi stesse chiamando quando il telefono si è messo a squillare. Ero convinto fosse quell'idiota di Larry, ma sono rimasto di sasso quando, invece, ho sentito la sua voce.

Credevo che non mi avrebbe più cercato, che fosse il caso di lasciarla stare ma, contrariamente a quanto pensavo, l'ha fatto. Non so se mi ha chiamato perché non ha nessun altro qui, ma voglio pensare che avesse bisogno di me. Dopotutto avrebbe benissimo potuto non chiamare nessuno, ma ha chiamato me. Deve voler dire qualcosa.

Le prendo una bottiglietta d'acqua dal frigo, ma mi blocco quando sento della musica arrivare dal soggiorno. La raggiungo e la trovo in piedi vicino allo stereo, che ha appena acceso. «Vieni qui», mi dice, con aria tranquilla quando si accorge della mia presenza.

Si è tolta le scarpe ed è a piedi nudi sul tappeto di fronte al divano. È assolutamente bellissima anche con l'aria stravolta dalla serata. «Tieni». Le porgo la bottiglietta, che lei prende e lascia andare dietro di sé. Non ho idea di dove sia finita perché sono letteralmente incantato dai suoi movimenti e dal suo sguardo.

«Fammi ballare, Harry». Improvvisamente sembra un'altra persona. Più sfrontata, più sicura di sé e per niente turbata dagli eventi della vita.

«Tu sai ballare?», le domando, quando è ormai ad un passo da me.

«No, ma ero andata in quel locale per ballare, alla fine non l'ho più fatto...» Continua a sorridere e io continuo a guardarla. «E tu, sai ballare?» Appoggia una mano proprio dove il mio cuore ha iniziato a martellare più forte, guardandomi dritto negli occhi.

«Nemmeno un po'». Anche l'altra sua mano arriva su di me, le fa scorrere lentamente sulle spalle fino a farle incrociare dietro alla mia nuca e mi tira un po' di più verso di sé, mentre la musica riempie la stanza.

Nothing goes as planned 
Everything will break 
People say goodbye 
In their own special way 
All that you rely on

Appoggia la testa sul mio petto e io la stringo a me. Non dovrei farlo, non dovrei approfittarmi di questa situazione. So che, se non fosse ubriaca, non farebbe mai quello che sta facendo, eppure non riesco a fermarmi.

And all that you can fake 
Will leave you in the morning 
But find you in the day

«Non lasciarmi andare, Harry». La sua voce è a malapena udibile, un sussurro, una supplica, e per tutta risposta posso solo stringerla di più.

Oh you're in my veins 
And I cannot get you out 
Oh you're all I taste 
At night inside of my mouth 
Oh you run away 
Cause I am not what you found 
Oh you're in my veins 
And I cannot get you out

Questa canzone sembra voler dire troppe cose, e io sto perdendo la testa con il suo corpo stretto al mio, mentre ondeggiamo lentamente; inoltre quelle parole mi entrano nel cervello come proiettili, distruggendo la mia precaria stabilità mentale.

Everything will change 
Nothin' stays the same 
And nobody here's perfect 
Oh but everyones to blame 
All that you rely on

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