4 - Sei un pessimo palo

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«Chloe? ... Chloe?» La voce di Dylan sembra arrivare da lontano perché sono troppo concentrata sul ragazzo dai capelli scuri in piedi al centro del palco, vicino all'uomo che sta ancora parlando al microfono. Non riesco a smettere di guardarlo anche ora che i suoi occhi verdi sono puntati su di me, ma al terzo richiamo da parte di Dylan riesco a voltarmi e a dedicargli la mia attenzione. «Chloe, stai bene?» Mi sta porgendo un bicchiere di quella che credo sia acqua.

«Sì, scusa, ero solo sovrappensiero.» Prendo il bicchiere dalle sue mani e lo bevo tutto d'un fiato. Mi giro un'altra volta verso il palco e l'espressione divertita di Harry che guarda nella mia direzione mi innervosisce e il mio fastidio per essere qui non fa che aumentare. Torno a guardare Dylan e gli sorrido mentre continuo a parlare.

«E grazie a tutti voi per essere qui stasera.» Il discorso del signor Stevens finisce e vedo padre e figlio scendere dal palco. Torno a guardare Dylan, cercando di ignorare Harry che ho notato avvicinarsi a noi.

«Ciao, Harry.» Dylan si alza andandogli incontro mentre io non posso far altro che alzare gli occhi al cielo. «Ti presento...»

«Io la conosco.» Harry lo interrompe e si volta verso di me. «Sei la ragazza della metro.» Sta tentando di farmi sentire a disagio con quel sorriso pungente.

«Scusa, Dylan, devo raggiungere mia sorella. Ci vediamo dopo.» Ignoro Harry che resta a guardarmi con aria sbalordita e mi allontano con un sorriso soddisfatto cercando Rebekah tra le persone che affollano la sala.

Non riesco ancora a credere di averlo incontrato stasera e in questa circostanza. A quanto pare è un ricco e viziato figlio di papà, abituato a ottenere sempre quello che vuole. Questo spiega il suo essere arrogante e irriverente, forse non è stato abituato alle difficoltà della vita. Magari crede che tutto gli sia dovuto e che ha diritto di prendersi tutto che vuole. Credo sia solo un prepotente.

«Chloe?» Mi volto e trovo mia sorella proprio dietro di me. «Ti stavo cercando, vorrei presentarti il mio capo.» Mi sorride e mi prende per mano facendo in modo che la segua senza darmi la possibilità di protestare. Ci stiamo dirigendo di nuovo verso il bar: spero che se ne sia andato.

«Signor Stevens?» Il ragazzo presuntuoso si volta verso di noi.

«Rebekah, quante volte ancora dovrò dirti che devi darmi del tu. Lo sai che lo preferisco, no?» Lei sorride imbarazzata.

«Oh, sì, mi scusi.» La faccia di Rebekah sembra un pomodoro.

«Ecco, appunto.» Ride anche lui; è la prima volta che lo vedo ridere in quel modo. Ha un bel sorriso quando lo fa con sincerità e non so per quale motivo, mi incanto a guardarlo. Mi incanto sulle sue fossette.

Chloe riprenditi!

«Ehm, Harry, vorrei presentarti mia sorella. Chloe è appena arrivata da Montréal.» No, no, no! Il resto di quello che dice non lo sento perché sento il fastidio espandersi nel mio corpo in ogni cellula. Harry, oltre a essere il capo di Dylan, è anche il suo capo.

«Ma che piacere, Chloe.» Sottolinea il mio nome, facendomi capire quanto sia soddisfatto di aver scoperto come mi chiamo.

«Piacere non ricambiato, signor Stevens.» Rimarco anch'io il suo nome dandogli del lei – dato che non gli piace – con un tono di voce più che infastidito, sotto il suo sguardo divertito.

«Chloe!» Mia sorella mi rimprovera tentando di continuare a sorridere al suo capo.

«Avrete di certo qualcosa di cui parlare. Vi lascio soli.» Dico loro. Mi allontano da Harry, da Dylan, da mia sorella e da tutte queste persone. Il fastidio che provo è arrivato ai livelli d'allarme e ho bisogno di una boccata d'aria. Senza aspettare una risposta, mi volto e mi dirigo verso l'ascensore.

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