37 - Sì, mia

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Mi sento carica di energia positiva, senza alcuna ombra ad oscurare il mio stato d'animo, ma non potrebbe essere diversamente, dato che questo breve tragitto in auto con Harry è stato tutt'altro che silenzioso. Harry non ha fatto altro che cantare dal momento in cui ha acceso la radio e non ricordo neanche quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ho riso così di gusto - se escludo la partita a bubble soccer - per il suo modo strampalato e stonato di cantare. L'altra volta che l'ho sentito canticchiare in macchina non me n'ero accorta, forse perché l'aveva fatto sottovoce e non ha canticchiato più di qualche parola, ma stasera sembrava particolarmente ispirato e ho potuto cogliere ogni stonatura, di ogni strofa, di ogni canzone che è riuscito a rovinare.

«Spero che tu non abbia mai cantato in pubblico», gli dico, prima di aprire lo sportello della sua auto.

Siamo arrivati e mi sento emozionata, come se non fossi mai uscita in compagnia di qualcuno. So che è stupido perché è solo una semplicissima uscita tra amici, ma per me è molto di più, come credo lo sia anche per Harry, perché entrambi stiamo mettendo in gioco i piccoli traguardi che abbiamo raggiunto insieme.

«Scherzi? Sono uno dei più acclamati al karaoke!», risponde lui, mentre scende e chiude lo sportello, e io sorrido per la sua battuta, poi lo seguo fino all'entrata del pub.

«Beh, di sicuro senza di te non sarebbe la stessa cosa», mi lascio sfuggire, poco prima che lui appoggi la mano sulla porta.

Harry si ferma e si volta con un gran sorriso compiaciuto sulle labbra. Resto immobile di fronte a lui e sento sempre lo stesso battito accelerato quando mi rivolge quello sguardo.

«Stewart mi hai appena fatto un complimento?», mi chiede, inarcando appena un sopracciglio e io, ogni volta che lo guardo, ho l'impressione che sia sempre più bello della precedente. Non so come sia possibile, eppure pare proprio così. Forse sono i capelli lunghi, forse è il suo modo di camminare, o forse è il suo sorriso. Sì, credo sia il suo sorriso. Lo stesso sorriso che mi riporta alla vita ogni volta che lo dedica a me.

«Non farci l'abitudine», gli rispondo, senza smettere di tenere gli occhi fissi nei suoi.

«Oh... io credo che ci farei volentieri l'abitudine...» Alzo gli occhi al cielo alla sua affermazione, ma senza poter trattenere il sorriso che nasce spontaneo sulle mie labbra.

«Adesso possiamo entrare?», gli chiedo, mentre lo guardo togliersi la sciarpa.

Sembra che ogni suo movimento riesca ad incantarmi, e lui lo sa, sono certa che lo sappia perché si avvicina, ci dividono solo pochissimi centimetri e io sono ancora immobile. Senza dire niente allunga una mano portandola sul mio viso. Sento il palmo della sua mano a metà tra il mio collo e il volto, mi avvicina a lui e mi lascia un bacio dolcissimo, poi si allontana decisamente troppo presto con una meravigliosa luce negli occhi.

«Adesso possiamo entrare», dice, lasciandomi senza parole.

Lo seguo all'interno del locale sentendomi ancora un po' scombussolata per questo bacio, perché è vero che ha solo appoggiato per un paio di secondi le sue labbra sulle mie, ma mi è sembrato molto più intenso di quanto avrebbe potuto sembrare ad un occhio esterno, o forse è solo lui che riesce a farmi percepire ogni sensazione molto più intensamente del normale.

Mi tiene per mano fino a raggiungere il tavolo dove ci sono già Larry e la sua ragazza. Riconosco il posto, che è lo stesso di quando sono venuta a recuperarlo quella sera, quando era decisamente sbronzo. Harry mi ha spiegato che questo è il pub che frequentano da anni, sin dai tempi del liceo, e sono più che emozionata di poter condividere l'ennesima cosa con lui.

Larry lo conosco già, ogni tanto mi capita di ripensare a quella sera, al supermercato dove lavora, e allo scherzo che mi hanno fatto con le tavolette di cioccolata ed è una cosa che mi fa sempre sorridere, quindi lo saluto velocemente per poi allungare una mano verso la ragazza dai capelli castani che mi osserva sorridente.

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