42 - Voglio vederli

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Non avrei mai immaginato di passare il giorno del Ringraziamento in questo modo.

Credo sia buio fuori, mi sembra di intravedere la luce dei lampioni filtrare dalle tende chiuse.

Non sono in questo letto, non sono qui, sono in qualche luogo/non luogo, non so spiegarlo, ma sono con lui, è l'unica cosa che riesco a percepire con chiarezza, e sono dove vorrei restare per il resto della mia vita.

Mi lascio cullare dal ritmo lento e regolare del suo respiro, dall'alzarsi e abbassarsi del suo petto nudo, sul quale sono appoggiata, e sul quale la mia mano è ferma, a palmo aperto, proprio al centro, quasi a coprire l'enorme tatuaggio che ha all'altezza dello stomaco.

Mi sento parte di qualcosa, parte di lui, che si è allontanato da me giusto il tempo di andare in bagno, mi sento bene, mi sento serena, a mio agio, ma soprattutto sento un infinito senso di pace stretta tra le sue braccia, a contatto con il calore del suo corpo, con le sue dita tra i miei capelli e le mie a tracciare ghirigori sul suo torace. La mia gamba destra incastrata tra le sue, e la sua mano sinistra sulla mia mia spalla, che scende a ritmo intermittente lungo il braccio, per poi tornare su, e ancora l'unico rumore a tenerci compagnia è solo il fruscio delle lenzuola quando lui si muove appena, io non ne ho la forza.

Non voglio muovermi da qui, non voglio fare assolutamente niente, voglio solo continuare ad inebriarmi del profumo della sua pelle. Chiudo gli occhi per potermi concentrare solo su quello, per imprimere ogni traccia del suo odore nella mia mente, per poterlo tenere con me in sua assenza.

Harry non parla, resta in silenzio, forse sta pensando anche a lui come me, o forse si sta solo godendo il momento, mentre io mi perdo a seguire il ritmo del suo respiro, quello del suo cuore, o anche quello della sua mano, che continua a fare su e giù lungo il mio braccio. Ho bisogno di concentrarmi su qualcosa per restare aggrappata alla realtà, per restare qui, in questa stanza, con lui, per non perdermi nemmeno un secondo di questo meraviglioso istante di felicità.

«Chloe?» Pronuncia il mio nome sottovoce, quasi come se non volesse disturbarmi.

«Dillo di nuovo... il mio nome, dillo di nuovo», gli chiedo, solo per il piacere di poter sentire vibrare di nuovo il suo petto sotto la mia mano, e per l'immenso piacere di sentire ancora la sua voce bassa, più roca del solito, che chiama il mio nome con un tono di voce che gli ho sentito usare solo tra queste quattro mura.

Ridacchia per la mia richiesta, ma poi mi accontenta. «Chloe...», si ferma, forse in attesa di un'altra richiesta da parte mia, ma non ne ho e mi stringo di più al suo corpo, «voglio vederli», mi dice poi, facendomi sentire una scarica elettrica lungo tutta la spina dorsale.

«Cosa?», gli domando, pur sapendo bene a cosa si stia riferendo.

«Lo sai cosa, Chloe...» Non so se abbia pronunciato di nuovo il mio nome di proposito.

«Adesso?» Conosco la risposta anche a questa domanda, è solo che sto tentando di prendere tempo, anche se sono certa che non servirà a nulla.

«Adesso», conferma lui, muovendosi per mettersi su un fianco per potermi guardare negli occhi.

«Non li hai visti prima?», gli domando, riferendomi al fatto che mi abbia visto nuda fino a pochi minuti fa.

Siamo sdraiati uno di fronte all'altra, i suoi occhi lucidi e brillanti sono carichi di emozioni e, quando porta la sua mano sul mio viso per giocherellare con i miei capelli, il mio cuore perde più di un battito, tanto che mi sforzo con tutta me stessa per trattenere una lacrima. Lui davvero non si rende conto di quello che mi sta provocando e io fatico a gestire la potenza di ciò che provo in questo istante.

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