57 - Non volevo che lo scoprissi così

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Dylan è in piedi, accanto alla finestra, chiuso nel suo silenzio da quando è entrato nell'appartamento. Harry si sta legando i capelli mentre gli si avvicina, e io mi sento decisamente di troppo, ma c'è qualcosa che mi spinge a restare, e non solo per le parole che ha pronunciato Harry – non volevo che lo scoprissi così – ma anche per come insiste a guardarmi, come se continuasse a chiedermi scusa solo con lo sguardo.

È per questo che non sono ancora andata via, che resto in attesa di qualcosa che possa darmi delle risposte.

«Dylan...» Harry pronuncia il nome del suo amico a bassa voce, come se avesse paura di qualche sua reazione, ma lui non si muove.

Non mi ha salutato quando è entrato, ma credo che non si sia nemmeno accorto della mia presenza, perché il suo sguardo continua a restare perso nel vuoto.

«Dylan...» Harry lo richiama, ma lui sembra essere da un'altra parte.

Vorrei solo sapere cosa sta succedendo, vorrei sapere il motivo per cui Harry ha detto quello che ha detto, perché Dylan è così disperato, e perché io ne sono in qualche modo coinvolta, dato che senza ombra di dubbio è così, o non saprei come spiegare la preoccupazione di Harry nei miei confronti.

«Tutta la mia vita è stata una bugia, Harry». La voce di Dylan è tremolante e bassa, quasi come se avesse paura di dire ad alta voce quello che è successo. «Tutta la mia cazzo di vita è stata una cazzo di bugia!» Ripete con un tono più duro e sarcastico, tanto da farmi percepire il suo stato d'animo, come se lo conoscessi da sempre.

«Dylan...»

«E smettila di usare quel cazzo di nome!» Il suo amico si volta di scatto guardando Harry come se volesse fulminarlo con lo sguardo.

Ha gli occhi iniettati di sangue, arrossati, forse ha anche pianto, o forse è arrabbiato con il mondo intero, ma Harry non reagisce, restando tranquillo.

«Ascolta... perché non ne parliamo con calma?» gli domanda Harry, usando un tono pacato, lo stesso tono che usa con me quando ho un attacco di panico.

«Con calma? Harry come posso restare calmo quando mia madre mi ha mentito per tutta la vita?» Dylan tiene i pugni serrati e guarda il suo amico con una tale cattiveria da farmi sentire un brivido poco piacevole percorrermi la schiena.

«Su cosa ti ha mentito?» gli chiede, senza distogliere lo sguardo da lui.

«Su chi sono veramente...» Aggrotto le sopracciglia mentre la confusione non fa che aumentare. «Thomas Evans non è mai esistito, non è mai morto in quel dannato incendio e...» Che sta dicendo? Io non ci capisco niente, poi resto ancora più sorpresa quando seguo lo sguardo di Dylan, che sta guardando Harry con una strana espressione sul viso, come se stesse cercando di capirci qualcosa anche lui.

Harry ha chiuso gli occhi mentre il suo amico parlava, e sono quasi certa che stia trattenendo il respiro. «Aspetta un attimo...» dice Dylan, avvicinandosi minacciosamente ad Harry «tu lo sapevi?»

«Dylan...»

«Ti ho detto che non voglio sentire più quel cazzo di nome!» Gli urla praticamente in faccia mentre Harry continua a restare impassibile. «Mi fidavo di te, Harry, sei la prima persona da cui sono corso dopo aver scoperto che mia madre mi ha mentito su tutto, e tu lo sapevi!?»

«Non spettava a me dirtelo, e so che sei arrabbiato...»

«Arrabbiato?» Dylan ride sarcastico allargando le braccia. «Io non so nemmeno più chi sono, Harry...» La sua voce si abbassa, quasi con rassegnazione.

Le sue spalle si abbassano come se venissero schiacciate da un peso e io, istintivamente, senza nemmeno pensarci, faccio un passo nella sua direzione senza un reale motivo. A quel punto Dylan alza lo sguardo, probabilmente attirato dal mio movimento, e sembra accorgersi solo in quel momento della mia presenza. Anche lui cammina verso di me.

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