47 - Dove cazzo è Harry?

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Cosa si dice quando le cose vanno troppo bene?

Non voglio saperlo e non credo sia questo il caso. Le cose stanno andando veramente alla grande e io non posso permettermi di essere negativa. L'ho già fatto per troppo tempo, adesso è il momento di essere positiva.

Sto andando a consegnare il libro di cui ho ricontrollato l'intera traduzione, constatando che, in effetti, c'erano parecchi errori, ma lavorare è stato facile in questa settimana. Nessun pensiero negativo, nessun momento buio, nessun incubo e nessuna paranoia a distruggermi il cervello, perché nella mia mente c'è stato solo e soltanto lui.

Harry.

Dalla notte che ho passato a casa sua, quella della festa, è stato un crescendo di momenti di autentica felicità. La sera, al termine del suo orario di lavoro, veniva a prendermi. Passavamo la serata ad imparare a cucinare – anche se ha tentato, ogni volta, di sabotarmi come la prima volta con il riso – poi cercavamo di guardare un film. Sì, cercavamo, perché finivamo sempre con lo spegnere la televisione per ritrovarci in camera sua. Non che mi dispiaccia, sia chiaro, anzi, se potessi nemmeno mi alzerei dal suo letto quando arriva la mattina, ma il dovere chiama entrambi e, di malavoglia, prima di andare in ufficio mi riaccompagnava a casa.

È successo anche stamattina, e ora, camminando sulla Freedom Trail, mi sento veramente libera.

Mi sento libera di respirare perché non sento più quel peso opprimente sul cuore, mi sento libera di ascoltare ogni parola di Harry e di farla entrare nella mia mente, mi sento libera di lasciare andare i miei sentimenti per lui, e so che dovrei dirglielo, che dovrei fargli sapere quello che provo quando mi bacia e quando non lo fa, quando mi tiene stretta e quando mi lancia le sue battute pungenti, ma non so se sia il momento giusto.

Sto andando bene, quindi cerco di non farmi troppi problemi e di agire più spontaneamente possibile con lui.

Arrivo alla casa editrice e, come sempre, c'è Cheryl ad accogliermi, con un sorriso che la dice lunga sul suo stato d'animo.

«Ehi, ciao Chloe, il capo ti sta aspettando», afferma con entusiasmo. Credo che anche per lei sia un buon periodo.

«Grazie, Cheryl», le rispondo, poi mi dirigo nell'ufficio di Harvey.

È seduto alla sua scrivania, sta parlando al telefono. Mi fermo sulla soglia, ma lui mi fa cenno di entrare, così lo faccio, poi chiudo la porta alle mie spalle e mi siedo sulla sedia di fronte a lui, tenendo stretto tra le mani il libro che devo consegnargli.

«Non m'importa un accidente di niente... no... che si fotta, qui da me non entrerà mai più... Ok, ok, ci sentiamo più tardi. Ciao Joe». Harvey chiude la chiamata emettendo un gran sospiro, dopo posa il cellulare sulla sua scrivania.

«Problemi?», gli chiedo per tastare il terreno.

«Niente che non possa risolvere. Hai finito con quello?», mi domanda, guardando il libro che ho in mano.

«Sì», gli porgo il libro, poi prendo la chiavetta usb che ho in tasca. «E qui c'è il file corretto». Lui afferra entrambi con un'espressione soddisfatta sul viso.

«Grazie, mi hai salvato la giornata». Poi si siede, infila la pennetta nella porta usb del computer e controlla il file, annuendo ripetutamente. Credo sia contento del mio lavoro.

«Harvey...», lo richiamo, lui distoglie lo sguardo dal monitor e mi osserva con aria interrogativa, «ascolta, torno a casa dalla mia famiglia per un po', quindi preferirei non prendere nessun impegno per ora», gli spiego. Non vorrei promettere qualcosa che poi non posso portare a termine.

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