33 - Devi smetterla di parlare spagnolo

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I giorni scorrono veloci e mi sembra di non avere abbastanza tempo per fare tutto ciò che vorrei.

Manca ormai pochissimo alla partenza per Madrid e sono felice di essere riuscita a finire la traduzione del libro di poesie. Oggi andrò a consegnare il lavoro terminato così da poter essere libera di preparare la valigia e organizzarmi. Rebekah mi ha portato la busta con i documenti per la partenza e io ancora non so con chi dovrò partire. Jordan non mi ha detto più niente e io non ho voluto essere rompiscatole, quindi ho lasciato perdere e scoprirò chi sarà il mio compagno di viaggio solo il giorno della partenza.

Un paio di giorni fa ne ho parlato con Harry, dicendogli che dovrò partire per qualche giorno...

*

«Harry?» Cerco di distrarlo dal film che sta guardando.

«Cosa...», mi risponde lui, ma senza guardarmi perché sembra essere troppo preso dalle immagini che scorrono sul televisore della mia camera.

«Fra qualche giorno dovrò partire», gli dico, mentre sono appoggiata al suo petto, con la mia mano sul suo fianco e il suo braccio intorno alla mia schiena.

Non è la prima volta che passa qui da me la serata. È già capitato che ci sdraiassimo sul mio letto, che scegliessimo un film da vedere – anche se, molte scene alla fine ce le perdiamo, perché siamo troppo occupati a rubarci il respiro a vicenda – e trascorriamo così la serata, fino a che non arriva il momento, per lui, di andare a casa.

Alzo lo sguardo, lui smette di guardare la tv,  e dedica a me la sua attenzione; quando mi guarda così da vicino, mi prendo sempre un paio di secondi per ammirare i suoi occhi, che sono diventati una certezza per me.

«Dove devi andare?», mi domanda, portando la sua mano all'altezza del mio viso per giocare con le ciocche dei miei capelli vicino all'orecchio.

«Io...» Vorrei dirglielo, ma Jordan mi ha chiesto di non farlo. Avevo pensato anche ad una scusa da raccontargli, ma l'ho dimenticata ora che lui mi sta guardando in questo modo, ora che mi sta accarezzando il viso con una meravigliosa e piacevole lentezza, e comunque non riuscirei a mentirgli. «Io devo partire per lavoro... devo fare da interprete ad un incontro di lavoro...» Gli ho detto una mezza verità. Voglio essere sincera con lui, ma ho promesso a suo fratello che non ne avrei parlato a Harry, anche se ancora non ne capisco il motivo. Ho addirittura pensato che non volessero mandare Harry e non volessero dirglielo per non farlo infuriare, dato che Hernandez è un suo cliente.

Lui mi regala uno splendido mezzo sorriso. L'angolo sinistro della sua bocca si ripiega all'insù, lasciando bene in vista la fossetta sulla sua guancia. «E dov'è che devi andare?», mi chiede, mentre la sua mano sinistra continua a vagare dal mio viso ai miei capelli, per poi tornare indietro e arrivare al mio collo, dove sento chiaramente il passaggio sulla pelle di ogni suo dito.

«In... in Europa...» Cerco di restare vaga e cerco anche di mantenere la concentrazione, dato che le sue carezze stanno iniziando a mandare a fuoco il mio corpo.

«Tutta l'Europa?», mi domanda con un tono di voce divertito. Sa esattamente quello che mi sta facendo, conosce la reazione del mio corpo al contatto con il suo, e gli piace sempre provocarmi per la soddisfazione di vedere con i suoi occhi e sentire sotto le sue mani quanto io abbia voglia di lui.

«Certo che no!» Sono troppo presa dai movimenti delle sue mani su di me per replicare in modo adeguato alla sua battuta, perché riesco solamente a concentrarmi sulle sensazioni che mi fa provare. «Credo di stare via per qualche giorno, ancora non so bene quanti...» Lui si volta completamente su un fianco, verso di me. Le sue braccia mi attirano di più al suo corpo, che sento in fermento tanto quanto il mio, forse anche di più.

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