52 - Devi solo crederci

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È una strana vigilia di Natale, strana, ma in modo piacevole. Non avrei mai immaginato che questo pranzo sarebbe stato costellato di sguardi divertiti e allegri - tranne quello di Harry, che sembra essere seduto su un ripiano pieno di puntine da disegno - ricco di risate e battute, e io vorrei che questo momento durasse per sempre.

Zach è seduto vicino a mia sorella, con la sua solita aria distesa e rilassata, mentre non fa altro che parlare per tutto il tempo con mio padre di motori e altre cose che riguardano la meccanica. Harry ha provato ad intervenire un paio di volte, ma papà l'ha palesemente ignorato per tornare a discutere con Zach di carburatori e filtri.

Mamma persiste nel chiedere a tutti i presenti a tavola se vogliono altro cibo, altra acqua, altro vino, e io rido nel vedere come Harry non riesca mai a dirle di no. Sono stata un po' stronza, lo devo ammettere, ma lui è sempre così sicuro di sé che, vederlo così in difficoltà per un banale pranzo in famiglia, mi ha portato a non essere tanto diversa da come mi ha conosciuta.

Ricordo bene come Harry ha affrontato tutti quegli investitori a Madrid, loro hanno tentato di complicargli le trattative in ogni modo, ma lui è stato in grado di fronteggiarli e risolvere ogni piccolo, o grande, problema gli ponessero pensando che un ragazzo non sarebbe stato in grado di farcela, e invece ha lasciato tutti senza parole

Mentre ora è lui quello ad essere rimasto senza parole. Credo siano passati almeno venti minuti dall'ultima volta che ha aperto bocca e allungo una mano sulla sua gamba per attirare la sua attenzione.

«Così non sei d'aiuto, piccola Stewart», mi dice lui a bassa voce, mentre muove a caso la forchetta nel piatto, spostando il cibo svogliatamente da una parte all'altra.

Credo si riferisca alle mie dita sulla sua coscia, ma non ho alcuna intenzione di spostare la mano, anzi stringo un po' di più la presa, portandomi un pezzo di carne alla bocca e masticandolo con lentezza mentre lo guardo di sottecchi, e non trattengo un sorriso quando mi accorgo che mi sta guardando con aria di sfida. Si vendicherà, questo lo so, ma suppongo che la cosa non mi dispiacerà affatto.

«E tu, Harry, che lavoro fai?» La voce di mio padre interrompe il nostro scambio di sguardi, con la coda dell'occhio vedo che lui apre la bocca per rispondere, ma mia sorella lo precede.

«Papà, lui è il mio capo... in realtà anche quello di Chloe...» Papà assottiglia lo sguardo, mentre lui resta in silenzio, in attesa della prossima domanda, che tarda ad arrivare. Harry è evidentemente a disagio mentre beve un sorso d'acqua.

«Quindi tu hai tutte e due le mie figlie sotto di te?» La sua reazione è decisamente comica, perché trattiene a fatica l'acqua che stava bevendo, mentre tenta di non soffocare dopo aver sentito la domanda decisamente ambigua di mio padre. «Va tutto bene ragazzo?», continua a provocarlo.

«Sì, mi scusi, signor Stewart...», bofonchia Harry dopo essersi ripreso, posando il bicchiere sul tavolo. «Le sue figlie sono alle dipendenze della società di mio padre, io sono un dipendente proprio come loro», gli risponde lui.

«Sei il figlio del capo con quei capelli così lunghi?» Papà non smette di punzecchiarlo, credo voglia solo metterlo alla prova, e io sono troppo incantata a guardarlo per aiutarlo, ma sono certa sappia cavarsela da solo. E, se lo aiutassi, mio padre crederebbe che lui è un rammollito, cosa che non è affatto.

«Sono il direttore della divisione investimenti...» Harry gli spiega in cosa consiste il suo lavoro e lo sento acquistare più sicurezza ad ogni parola che pronuncia, ma sembra si stia scaldando perché lo vedo sbottonare i polsini della camicia e arrotolarli lungo l'avambraccio e, nonostante siamo a tavola con i miei genitori, non posso non trovare estremamente sexy il suo gesto.

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