72 - Dove sei stato?

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Harry

Non manca molto ormai. Tra poco tutti questi stratagemmi per sfuggire a Chloe saranno finiti, e io potrò tornare a godermi appieno ogni minuto con lei.

Sono state settimane complicate da gestire sotto ogni punto di vista, e il mio compleanno - una volta tanto - è stato utile. Chloe mi ha aiutato a staccare un po' la spina. Avevo decisamente bisogno di passare del tempo con lei. Non ricordo nemmeno più da quanto tempo non festeggiavo questo giorno, ma quest'anno c'era di che festeggiare. Sono innamorato, schifosamente e perdutamente innamorato, e il pensiero di stasera porta il mio battito cardiaco ad accelerare notevolmente.

Entro nell'atrio degli uffici Stevens, al bancone della reception ci sono un paio di sorveglianti che chiacchierano tra loro, mi dedicano uno sguardo veloce e un saluto quasi indifferente. Vado dritto agli ascensori, che trovo deserti, ma è normale a quest'ora: devono essere già andati tutti a casa, e invece io mi ritrovo a gironzolare per questi corridoi perché ho dimenticato il dannato cellulare nel primo cassetto della scrivania. L'avevo spento e messo via a causa della riunione con mio padre e i soci di maggioranza, i quali si sono pronunciati in maniera positiva sulla mia promozione e io, dato che ho quasi messo la testa a posto, mi sono comportato da figlio modello, lasciando il telefono in ufficio per evitare di ritrovarmi a perdere tempo con qualche stupido giochino e fare la figura del coglione.

Ora, però, il telefono mi serve. Devo chiamare Chloe, e devo farlo in fretta prima che l'agitazione mi divori lo stomaco.

Aggrotto le sopracciglia quando, avvicinandomi al mio ufficio, mi rendo conto che la luce all'interno è accesa. Rallento il passo per poter ascoltare se sento la voce di qualcuno, ma c'è solo il rumore dei miei passi a rompere il silenzio che regna in questi corridoi. Mi avvicino piano alla porta, mi affaccio e non posso evitare di sorridere quando vedo chi c'è dietro al computer della mia scrivania.

«Pensi di andare a casa o hai intenzione di restare qui?» La sua smorfia infastidita mi fa capire che non ha gradito l'interruzione. «Jordan vai a casa, sono andati via tutti» gli dico, avvicinandomi a lui.

«Ho quasi finito, ora vado. Tu che ci fai qui? Non eri andato via dopo pranzo?» Smette di smanettare sulla tastiera del PC e mi rivolge uno sguardo curioso.

«Ho dimenticato il telefono...» Apro il primo cassetto e recupero l'oggetto per cui sono venuto fino a qui - cosa di cui avrei fatto volentieri a meno. «Ecco, adesso posso andare».

Mio fratello si appoggia all'indietro contro lo schienale della sedia girevole e mi osserva con attenzione, il che non fa altro che aumentare la mia già notevole agitazione.

«È stasera?» mi chiede, con un tono di voce più apprensivo di quanto mi aspettassi.

«È stasera» gli confermo, senza lasciare andare completamente l'aria che ho appena inspirato.

«Glielo dirai stasera!?» Alzo gli occhi al cielo per la sua insistenza, che aumenta la pressione che sento su di me.

«Jordan, così non mi faciliti le cose». Sentire l'agitazione anche nella sua voce mi porta ad essere sempre meno tranquillo.

«È stata qui oggi» mi dice guardandomi dritto negli occhi, e io riesco a pensare ad un'unica parola.

«Merda! Era qui per me?» Bravo Stevens, continua a fare domande del cazzo!

«Era passata per parlare con Dylan, ma poi è andata nel tuo ufficio e...»

«Le ha parlato?» domando, sentendo l'ansia schizzare alle stelle.

«Chloe non me l'ha detto con precisione, ma credo di sì. Aveva lo sguardo provato». Inspiro una grande quantità d'aria e la butto fuori con forza, sbuffando rumorosamente.

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