39 - Sei simpatica come una martellata su un dito

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Apro la valigia, sistemata al fondo del letto, che mi hanno portato in camera subito dopo che siamo arrivati al piano. Ho appena finito di fare la doccia, che era assolutamente necessaria, in uno splendido bagno in cui regna ovunque il marmo bianco. Sto morendo di sonno, ma Harry mi ha detto di sbrigarmi che vuole uscire. Dice che più tardi andremo a dormire, meglio sarà per combattere l'effetto del jet-lag. Non so se sia vero o se l'abbia inventato, ma voglio assecondarlo. Prendo un paio di jeans puliti, un maglione bianco e mi vesto, non ho lavato i capelli, lo farò più tardi, forse. Il pensiero di restare sveglia ancora tutte queste ore mi stanca.

Infilo il cellulare in tasca e prendo la chiave elettronica prima di uscire dalla stanza ampia e luminosa, con un meraviglioso parquet in legno come pavimento. Chiudo la porta alle mie spalle, mi guardo intorno, ma di Harry non c'è traccia. Mi appoggio con le spalle al muro e riprendo il telefono per inviare un messaggio a mia sorella.

Ciao stronzetta 

Siamo arrivati sani e salvi

Sorrido dopo aver inviato. Non credo che lo leggerà, perché sta dormendo a quest'ora, e invece mi stupisce rispondendomi praticamente subito.

Divertiti, 
spero che Harry abbia portato i preservativi

Sgrano gli occhi per quel messaggio e sento prendere fuoco il mio intero viso. Non sono così pudica, ma un approccio così diretto non l'abbiamo mai avuto, e non faccio in tempo a rispondere che subito mi arriva un altro messaggio.

Scusa Chloe, è stato Zach
E scusa anche per non avertelo detto
Rilassati e vedrai che andrà tutto bene
Ti voglio bene

Rido nel leggere quel messaggio, poi le rispondo dicendole che anch'io le voglio bene, e lo penso veramente. 

In questi giorni abbiamo parlato ancora di Harry - di Harry e me - e ogni volta la sua conclusione era sempre la stessa: mi ha detto che non si aspettava affatto un comportamento del genere da parte sua, che l'ha piacevolmente stupita, soprattutto dopo aver sentito le chiacchiere che giravano su di lui in ufficio, e continua a spingermi a provarci, a provare ad essere felice perché, secondo lei, con Harry posso esserlo.

Il rumore di una porta che si apre mi distoglie dai miei pensieri, mi volto verso destra e lo vedo uscire dalla sua stanza, mentre mi chiedo se possa essere più bello di così. Non indossa più il completo che aveva prima, ora indossa dei normalissimi jeans neri, un normalissimo maglioncino nero, il suo solito cappotto, eppure il sorriso che gli spunta sulle labbra non appena mi vede, rende tutto incredibilmente straordinario.

«Sei pronta?», mi chiede, camminando nella mia direzione.

Vorrei rispondergli che non sono mai pronta quando mi guarda in quel modo, che non sono mai pronta a qualunque cosa riguardi lui, ma sono convinta di volerci provare, di provare ad essere felice, quindi c'è solo una risposta che posso dargli.

«Io continuo ad essere dell'idea che dovremmo farci qualche ora di sonno». Ho bisogno di punzecchiarlo perché lui è troppo da gestire, e io ho bisogno di imparare a farlo un po' per volta.

La sua espressione cambia, credo gli sia appena venuto in mente qualcosa che non può essere detto davanti a dei bambini, poi si avvicina ancora fino ad essere ad un palmo dal mio naso. «Se vuoi possiamo andare a letto, ma non credo ti lascerei dormire...» La sua sfacciataggine ormai non conosce più alcun limite, ma la cosa non mi dà realmente fastidio. Quello che mi infastidisce realmente sono io, le mie paranoie e le mie inutili - e ormai superflue - barriere immaginarie, ma voglio buttarle giù, insieme a lui.

«Signor Stevens, queste sono molestie sul luogo di lavoro», gli dico, sorridendogli nello stesso modo in cui lui sta sorridendo a me.

«E allora, se non vuoi che le metta in pratica, ti conviene muoverti. Abbiamo una città che ci aspetta». Mi supera e si incammina verso il corridoio. Non mi resta che seguirlo, sorridendo quando si volta a guardarmi non appena arriva all'ascensore, che non troviamo vuoto stavolta, e non facciamo altro che lanciarci sguardi complici fino all'arrivo alla hall.

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