44 - Credo proprio sia il mio turno

426 16 0
                                    

«No Chloe, no!» Il tono di voce di mia sorella mi fa chiaramente capire che sto combinando un disastro.

Non sono brava in queste cose, non lo sono mai stata. È lei la maga di trucco, parrucco, e outfit, io mi sono sempre limitata a farmi guidare, ma stasera volevo fare da sola, per poterle dimostrare che ho imparato qualcosa in tutti questi anni.

È stata lei ad aiutarmi con il vestito del ballo scolastico, sempre lei a truccarmi la prima volta che sono andata a cena a casa dei genitori di Dylan, ed è stata ancora lei a pettinare me e Hazel in occasione del matrimonio di una nostra cugina.

E ora, mentre stavo cercando di tirarmi su i capelli per farmi lo chignon, non c'è stata nemmeno una ciocca che abbia voluto collaborare con i miei tentativi per fare bella figura con Rebekah, quindi mi rassegno ad abbassare le braccia e lasciarle fare quello che sa fare meglio: la sorella maggiore.

«Come prima cosa devi tirare bene i capelli e fare una coda...», mi è stata vicina in questi giorni, le ho permesso di farlo - come avrei dovuto fare molto tempo fa -, ma sono cambiata, lo devo a Harry, anche se non mi parla da quando siamo tornati da Madrid, «poi devi sistemarli in questo modo, vedi?»

«Reb sono anni che me lo spieghi, ma come vedi non sono una brava allieva», le dico, facendola sorridere.

Siamo state bene in queste settimane; nonostante i miei alti e bassi, sono stata in grado di mantenere un certo equilibrio, e sono molto orgogliosa del lavoro che sto facendo su me stessa. Ho proseguito con professionalità nel mio impiego di traduttrice alla casa editrice, ho cominciato ad uscire per vedere la città, per scoprire un nuovo modo di vedere le cose, l'ho fatto insieme ad Eloise, con la quale sto instaurando un bel rapporto, e sto chiamando più spesso i miei genitori.

So che la maggior parte del merito di tutto questo va ad Harry, perché è lui che ha dato il via a questo cambiamento, ma posso dire che ci sto mettendo del mio, sto cercando di mettere in pratica tutto quello che ho imparato da lui, tutto quello che mi ha trasmesso, nella speranza di potergli dimostrare quanto lui sia meraviglioso, perché mi ha riportata alla vita.

Sono almeno tre settimane che cerco di parlargli e ancora non ci sono riuscita; mi evita, ignora le mie chiamate, i miei messaggi, mi ha evitato anche quando sono stata in ufficio da lui per fare da traduttrice durante un incontro di lavoro.

Mi aveva chiamata Jordan il giorno prima e io ero al settimo cielo all'idea di poter parlare di nuovo con lui. Insomma avrebbe dovuto per forza rivolgermi la parola e mi ero preparata un bel discorso, ci avevo pensato tutta la notte, avevo preso appunti, avevo parlato davanti allo specchio come se stessi parlando con lui, avevo fatto le prove, e quando sono stata nel suo ufficio, quando l'ho visto con il suo completo nero e la cravatta presa a Dylan, mi sentivo come se potessi tornare a bere dopo una settimana passata nel deserto.

Lui è stato molto freddo, distaccato, come se non mi conoscesse, e io ho stretto i denti, ho fatto finta di non vedere il suo atteggiamento, dicendomi che avrei potuto chiarire tutto non appena quell'incontro sarebbe finito, e invece lui se n'è andato con una stupida scusa, lasciandomi ad aspettarlo per l'intero pomeriggio. Non è più rientrato in ufficio e mi sono ritrovata, mio malgrado, a fare compagnia a Dylan.

È sempre merito di Harry se adesso riesco ad avere un rapporto normale con il suo amico e collega. Ho imparato a distinguere realtà e immaginazione, e ora so che quando parlo con lui non devo pensare al passato.

«Sta continuando ad evitarti?», mi chiede poi mia sorella, dopo aver completato la sua opera: adesso i miei capelli sono perfettamente tirati su.

«Già, ma non importa. Posso aspettare». Sì, lo posso fare, non importa per quanto.

«Lo sai, vero, che ci sarà anche lui stasera?», mi ricorda lei, appoggiandosi al mobiletto del bagno.

The beginningDove le storie prendono vita. Scoprilo ora