38 - Sai perfettamente perché non imparo il dannato spagnolo

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Sto uscendo ora, Reb 

Ti chiamo quando arrivo

Blocco il display del cellulare dopo aver digitato il messaggio per mia sorella, avvisandola che sto per uscire di casa, dato che non è ancora rientrata dal lavoro, poi lo metto nella tasca anteriore dei jeans, do un'occhiata in giro per vedere se ho dimenticato qualcosa, ma mi sembra di aver preso tutto.

Era strana stamattina, quando le parlavo del viaggio per Madrid, aveva l'espressione tipica di chi sta nascondendo qualcosa. Mi ha guardata raramente negli occhi e le sue risposte erano piuttosto evasive. Le ho anche chiesto se ci fosse qualcosa che non andava, ma è stata sbrigativa, dicendo solamente che era stanca. Spero solo che non abbia qualche problema con Zach e che non si stia trattenendo dal parlarmene.

Dopo che è andata al lavoro, mi sono messa a organizzare il controllo della traduzione che devo fare, così da portarmi avanti ed essere già preparata per il mio ritorno. Ho verificato il contenuto della mia valigia due volte, per essere sicura di non dimenticare niente, e ora sto indossando il mio cappotto.

Esco di casa trascinando il mio trolley e salgo sul taxi mandato dalla HS, che ha organizzato il viaggio in tutti i dettagli, trasferimenti compresi.

«Buonasera», dico al tassista, che molto gentilmente ha anche caricato il mio bagaglio, e mi accomodo sul sedile posteriore.

«Buonasera signorina, devo accompagnarla all'aeroporto, giusto?», mi chiede, pur sapendo già la mia risposta, ma sono contenta che voglia fare conversazione perché sento la mia ansia che sale.

«Sì, giusto», gli rispondo, poi ci mettiamo a parlare di vari argomenti che mi tengono impegnata per tutto il tragitto, anche se sento come un formicolio alle dita che mi porta ad essere nervosa.

Succede da tutto il giorno, ma so esattamente il motivo.

È per Harry.

Per tutto il giorno non ho fatto altro che ripensare a ieri sera, alle sue parole, al suo sguardo e mi sono portata a chiedermi più volte quanto ci fosse di vero in ciò che ha detto, e quanto fosse solamente frutto della mia fantasia. Mi sono imposta di non approfondire nessuna delle cose che continuano a girarmi per la testa, un po' per la paura che mi confermasse che sono vere, e un po' per la paura di sentire che non lo fossero. So bene di essere contraddittoria, ma la paura di soffrire ancora, di far soffrire lui, i sensi di colpa, e tutto il resto, mi impediscono di vivere al cento per cento quello che provo per Harry.

So che devo superare anche questa fase e so anche di potercela fare, ma devo arrivarci per gradi, altrimenti sarà tutto inutile.

«Siamo arrivati», mi dice l'uomo alla guida, distogliendomi dai miei pensieri.

Ha parcheggiato proprio davanti all'ingresso principale ed è sceso per scaricare la mia valigia. Scendo anche io, lo ringrazio, poi mi saluta, e risale in macchina, pronto per un'altra corsa.

Inspiro una grande quantità d'aria ed entro all'interno della struttura, controllando sui grandi schermi luminosi gli orari degli aerei in partenza. Sembra che il volo per Madrid sia in perfetto orario. Hanno scelto un volo serale, così da arrivare lì la mattina ed avere almeno un giorno di tempo per smaltire il jet lag.

Mi reco al terminal 'E' per il check-in, poi mi siedo sulle poltroncine in attesa che chiamino il mio volo. Ogni tanto mi guardo intorno per vedere il misterioso portavoce della HS, ma non mi sembra di conoscere nessuno. C'è un signore elegantemente vestito seduto in fondo alla fila di poltroncine, sta leggendo un giornale di finanza e resto a guardarlo per un po'.

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