64 - Credevo che lo sapessi

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Se il buongiorno si vede dal mattino, posso dire, quasi senza ombra di dubbio, che questo non lo sarà - non del tutto almeno. Mi giro e mi rigiro tra le lenzuola da più di quaranta minuti, giusto il tempo di dare al forte senso di inquietudine che provo ogni mattina quando apro gli occhi, lo spazio necessario ad invadere ogni cellula cerebrale, così da lasciarmi in uno stato di sospensione.

Sospesa... è così che mi sento, come se stesse succedendo qualcosa intorno a me, ma io non riuscissi a vederla. Il mio cervello è sempre stato iperattivo, ma da un po' di tempo a questa parte, la mattina, non appena apro gli occhi, la mia materia grigia viene sottoposta ad un super lavoro, perché ci sono troppe cose che stanno succedendo e a cui non riesco stare dietro come vorrei.

Alla fine decido di alzarmi lo stesso anche se la sveglia non ha ancora suonato: sono troppo tesa per restare a letto, potrei preparare la colazione a mia sorella, così da impegnare la testa per qualche minuto, almeno riuscirei a distrarmi e far smettere le continue palpitazioni causate da questo senso di ansia costante che mi preme sul petto.

Scendo le scale in silenzio, sperando di non svegliare nessuno - Reb non ha dormito da sola stanotte, come succede da parecchie notti a questa parte - e sorrido spontaneamente quando vedo qualcuno che mi ha preceduta e sta mettendo due fette di pane a tostare per poi prendere due piattini dalla dispensa e riporli sul tavolo.

«Buongiorno, sei già sveglia?» mi domanda con il suo pacato tono di voce.

«Non riuscivo a dormire, e tu?» chiedo a mia volta dirigendomi verso il frigo dal quale prendo il succo d'arancia.

«Devo uscire presto oggi, ho diversi lavori da finire in giornata. Come mai non riuscivi a dormire? Ancora incubi?» Recupera un altro piattino e lo posa vicino agli altri due.

«No, niente del genere. Senti, stavo pensando di organizzare qualcosa per il compleanno di Harry, senza dirglielo ovviamente.» Propongo la mia idea a Zach: è suo amico deve sapere se l'idea può funzionare oppure no.

«L'importante è che non sia niente di eccessivo. Non gli sono mai piaciute le cose esagerate, ma sono sicuro che gli farebbe piacere sapere che hai fatto qualcosa per lui.» Zach si muove per la cucina come se fosse a casa sua, ed in un certo senso lo è. Non torna nel suo appartamento da più di una settimana, si sta praticamente trasferendo qui, ed io ho capito che sono diventata di troppo. Prima o poi dovrò cercarmi un altro posto dove stare.

«Perfetto, puoi avvisare tu Larry e gli altri?» mi siedo a tavola dopo che lui ha messo sopra ogni piattino pane tostato e uova. Non è la mia colazione preferita, ma è un gesto troppo carino per rifiutare.

«Non ci penso nemmeno... l'idea è tua, e tu te la sbrighi. Lì c'è il mio cellulare, prenditi tutti i numeri che ti servono.» Poi si siede di fronte a me, addenta la sua fetta di pane e mi sorride divertito mentre mi indica il suo telefono, che ha lasciato sul ripiano della cucina.

Sorrido per le sue parole, poi mi alzo, prendo il suo telefono per mandarmi tutti i contatti dei suoi amici e ho un piccolo tuffo al cuore quando leggo il nome di Harry nella rubrica.

Non lo sento da ieri mattina, dice che sta lavorando tanto a causa di un grosso cliente che continua a tirare per le lunghe una trattativa, e anche perché sta sostituendo Dylan in ogni mansione dato che è ancora a Montreal. Kurt mi tiene aggiornata sull'evoluzione della situazione: so che Dylan ha ripreso i contatti con sua madre, che ha fatto visita più volte al cimitero dove si trova suo fratello, e che è stato nei luoghi che abbiamo frequentato per avvicinarsi a lui. Kurt mi ha detto che l'ha accompagnato a casa mia e che hanno frugato nelle scatole che tengo nell'armadio, quelle con tutti i nostri ricordi; mi ha detto che hanno trovato la lista di cui avevamo parlato qualche tempo fa e che ne ha fatto la sua ragione di vita.

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